
Lo striscione di CasaPound sulla "remigrazione" - undefined
La controversa parola "remigrazione" passa dal dibattito tra intellettuali alle piazze. Anche in Italia. Nelle scorse settimane avevano fatto molto discutere le scelte dell'amministrazione Trump sulle "deportazioni" di profughi entrati irregolarmente negli Usa, con tanto di fotografie postate dalla casa Bianca che avevano fatto scattare l'allarme nell'opinione pubblica e nella società civile. Da ieri, la parola "remigrazione" campeggia sui manifesti affissi dal movimento di estrema destra CasaPound nelle città.
Lo ha comunicato lo stesso movimento, in una nota, segnalando di aver affisso manifesti e striscioni sulla remigrazione, ribadendo la «necessità di un serio intervento per il contrasto all’immigrazione incontrollata e per il ritorno nei Paesi d’origine di chi non ha diritto di restare».
Cosa vuol dire questa parola? Lo spiegava, in un intervento su "Avvenire", la linguista Valeria Della Valle. «Da un punto di vista linguistico, pur trattandosi di una parola tutta italiana, composta da “migrazione” con l’aggiunta del prefisso “re-” che indica «il ripetersi di un’azione in senso contrario», spiegava la linguista , «l’arrivo del neologismo nella nostra lingua è avvenuto attraverso l’italianizzazione della parola inglese “remigration”, cioè, alla lettera, “migrazione indietro”, ma il cui significato corrisponde, in realtà, a «ritorno forzato in patria».
La strategia di CasaPound si inserisce in un clima sempre più intollerante verso gli stranieri, in tutto l'Occidente. La formazione di estrema destra ha rivendicato di voler continuare «la sua battaglia per la sicurezza e il rispetto della legalità, chiedendo più controlli alle frontiere, rimpatri immediati per i clandestini e la fine del business dell’accoglienza indiscriminata».
«A partire dal prossimo fine settimana, in tutte le città italiane prenderanno il via banchetti informativi - ha comunicato CasaPound -, dove i cittadini potranno confrontarsi direttamente con i nostri rappresentanti, firmare petizioni e ricevere materiale sulla nostra proposta di remigrazione».