La politica deve rigenerarsi, lo Stato deve rinascere, riformarsi. Così ammonisce, non da ieri, il cardinale Bagnasco. Ma è davvero possibile? Ne parliamo con Angelo Panebianco.«Rifondare certamente no, anche perché – benché il cardinale abbia ragione – la Storia non ammette rifondazioni: noi siamo potentemente condizionati dal passato, sia quello più recente sia quello più lontano. Ma tra rifondare e non fare niente ci sono tante vie di mezzo».
Per esempio?Una delle cose più urgenti è dare più respiro alla società, ai cittadini che decidono di associarsi, a fare impresa, anche se ci sono interessi corporativi diffusi e contrari.
C’è troppo Stato e troppo poca società?Noi abbiamo una tradizione di presenza statale talmente forte che non siamo mai riusciti ad eliminare l’equivalenza pubblico-statale. Invece, per fare un esempio, le <+corsivo>public schools<+tondo> in Gran Bretagna sono scuole private. Da noi "scuola pubblica" vuol dire statale e non si riesce a pensare che possa esistere una scuola pubblica che sia privata. In compenso la nostra tradizione fortemente statalista fa sì che ci sia uno Stato che funziona male e che ci opprime con cose sciocche.
A cosa sta pensando?Alla tassa sulla bibita gassata: dal punto di vista simbolico è una clamorosa quanto inutile irruzione dello Stato nella nostra vita.
Come lo vorrebbe uno Stato, se non rifondato, almeno rimesso a nuovo?Meno oppressivo, che riduca la sua pressione sulla vita quotidiana in modo da consentire alla società di autoorganizzarsi il più possibile.
Si auspica una coesione sociale, uno sforzo collettivo dove tutti concorrano al bene comune...Ci vorrebbe, forse ci si riuscirà. Anche se molte manifestazioni farebbero pensare il contrario.
Pensa alle risse nei partiti mentre l’Italia arranca?Sì, e sono desolato, come lo sono milioni di elettori. Quello che la classe politica non ha ancora capito è che la sospensione del ruolo dei partiti che si è determinata con la supplenza del governo Monti li ha ulteriormente delegittimati, mentre avrebbero potuto e dovuto approfittarne per riformare se stessi.
La gente se ne ricorderà al momento del voto?Sì, anche se la campagna elettorale ridurrà certamente l’area della disaffezione che c’è adesso.
Oltre alle bevande gassate di cosa dovrebbe occuparsi lo Stato, la politica, i partiti?Dei giovani, per cominciare, ma essendo una società che invecchia, e che quindi investe in sanità e pensioni e non in istruzione e in ricerca, si è creato un vuoto che penalizza proprio loro.
Anche sui temi della famiglia c’è vasta latitanza, non le pare?I partiti hanno hanno una scarsa sintonia su questo tema, non hanno antenne sufficienti per comprendere. Un tempo le avevano, anche se erano opprimenti, fin troppo presenti. Certo, se pensano che porti un po’ di voti finiranno tutti per blaterare qualcosa sulla famiglia, ma capire quelle che sono le esigenze vere è un’altra cosa.
Ci risolleviamo tutti insieme o non ci risolleviamo affatto...Per forza.