venerdì 9 agosto 2024
La governatrice Alessandra Torre ha dichiarato lo stato di emergenza. La situazione è molto grave nel Sud dell’isola. In un mese dai serbatoi usciti ed evaporati 132 milioni di metri cubi d'acqua
Manifestazione degli agricoltori in Sardegna nel giugno scorso

Manifestazione degli agricoltori in Sardegna nel giugno scorso - ANSA

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Nel 2023 irrigati a carciofo 2.975 ettari, nel 2024 solo 1.884. Il mais è passato da 1.612 a 1.068 irrigati quest’anno. Le ortive da 3.268 a 2.568. Il riso da 291 a 209. Seminativi ed erbai da 1.775 a 410. La superficie irrorata delle campagne del Sud Sardegna è passata da circa 20 mila ettari del 2023 ai 14mila dell'anno in corso: una riduzione di oltre seimila ettari. È l’ultima fotografia della lunga siccità scattata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale (Cbsm): l'ente è in allarme rosso per la scarsità d'acqua. Anche in prospettiva dell’avvio della stagione autunnale, se non dovessero arrivare per tempo le piogge. Nelle ultime ore, 87 Comuni (su un totale di 377) hanno annunciato una richiesta di intervento dell'Esercito, non solo per fare fronte alla difficoltà nel reperire autobotti, vista anche la concomitanza della stagione antincendio boschivo, ma anche per mettere a disposizione mezzi per il trasporto dell'acqua nelle zone più difficili da raggiungere.

La richiesta agli agricoltori: «Risparmiate acqua»

«L'appello – spiega Efisio Perra, presidente del Cbsm – è al buonsenso di chi vive la campagna: gli agricoltori devono fare uno sforzo in più per salvaguardare questa stagione e risparmiare la risorsa idrica che purtroppo oggi vediamo essere limitata». Impresa obbligata quando l’ultimo monitoraggio, (31 luglio) sui 33 invasi dislocati in 16 zone idrografiche della Sardegna, è da preallarme siccità: la percentuale di riempimento è pari al 50,2% ( 21 punti al di sotto dello stesso periodo dell’anno scorso), 7% in meno rispetto a fine giugno 2024, pari a 132 milioni di metri cubi usciti ed evaporati nel volgere di 30 giorni. In termini assoluti, su 1.824 milioni di metri cubi invasabili, al 31 luglio ne sono disponibili solo 915,80 milioni mentre al 30 giugno erano 1.048,06 milioni, cioè il 57.4%.

Situazione più grave nel Sulcis

La sete si fa sentire di più nel Sulcis (35% nei bacini artificiali), ma c’è poca acqua invasata anche in Ogliastra, Baronia, in parte del nord Sardegna. Isole felici per il momento, rispetto alle altre, le zone idrografiche del Liscia in Gallura al 64%, e del Tirso (al 75,4%). I segni della crisi erano già abbastanza evidenti dallo scorso marzo. La stagione irrigua primaverile-estiva ha fatto registrare nel Comprensorio della ex Sardegna meridionale una restrizione nelle assegnazioni degli ultimi due anni. Nel Cixerri si era iniziato con concessione d’acqua del 50 % inferiore rispetto al 2022: ma già nel corso del 2023 era stata registrata una riduzione del 30% in rapporto agli anni precedenti. «Da soli possiamo andare poco lontano – aggiunge il presidente Efisio Perra –, perciò le istituzioni non devono lasciare soli i Consorzi e gli agricoltori in questo periodo di forte emergenza, finanziando gli interventi di manutenzione straordinaria delle reti irrigue».

La Regione sblocca interventi urgenti

La presidente della Regione, Alessandra Todde, nei giorni scorsi ha dichiarato lo stato di emergenza regionale in vigore fino al prossimo 31 dicembre. «Sulla base delle informazioni e dei dati, anche climatologici, e delle analisi prodotte dai competenti uffici, che identificano uno scenario in atto che può evolvere in una condizione emergenziale, e allo scopo di assicurare maggiore efficacia operativa e di intervento in relazione al rischio derivante da deficit idrico – ha dichiarato Todde – vi è l’urgenza di ricorrere a prime e immediate misure di mitigazione del rischio volte a contenere gli effetti della crisi idrica in atto, che richiedono l’attivazione di procedure straordinarie come quella della dichiarazione dello stato di emergenza. In questo modo – ha aggiunto la governatrice – saremo in grado di mettere in atto i primi interventi urgenti, che adotteremo attraverso ordinanze di protezione civile, anche in deroga alla normativa in vigore».

Tutta l'acqua persa

«Ci aspettiamo che arrivino subito gli interventi attesi dalle imprese agricole e di allevamento, per superare la crisi. I danni – dicono Battista Cualbu e Luca Saba, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Sardegna – sono notevoli a causa dell’aumento dei costi di produzione e delle spese aggiuntive per il reperimento delle risorse idriche». L’urgenza dell’intervento è accentuata dalla strategicità del settore agricolo sardo, con 34.494 aziende in attività, che costituiscono il 24% del tessuto produttivo isolano.

Ogni emergenza siccità riporta in primo piano il problema della rete idrica colabrodo, che disperde oltre la metà dell’acqua messa in rete: dei 424 litri pro capite ogni giorno spinti nelle tubature, ne arrivano nei rubinetti di casa poco più di 200. In attesa di una rivisitazione integrale del sistema idrico sardo, si cerca con i geologi il modo razionale e sicuro di sfruttare le acque sotterranee per un approvvigionamento continuo e sostenibile nel tempo.

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