No a un governo di minoranza, no a tutte le ipotesi che non darebbero una guida credibile e affidabile al Paese. Il Quirinale non arretra dalla sua linea. Dopo il monito di sabato ai leader a non precludere con dichiarazioni ultimative la nascita di un governo con base ampia e condivisa, il Colle resta in posizione di attesa. Attesa che i gruppi (alcuni del tutto nuovi, altri profondamente rinnovati) si insedino, e che il clima di campagna elettorale si svelenisca e si affermi l’esigenza di perseguire il bene primario del Paese.Giorgio Napolitano preferisce disertare l’incontro alla Camera sul libro di Paolo Franchi, «per sopraggiunto importante impegno»; scherza - nel messaggio che invia - sul dispiacere di non poter godere del raro privilegio di assistere in vita a un dibattito sulla sua biografia. Ma proprio mentre si parla di lui a Montecitorio, al Quirinale arriva per l’«importante impegno sopraggiunto», Mario Monti. A tema c’è la non breve navigazione che si annuncia, in regime di <+corsivo>prorogatio<+tondo>, per il governo uscente. A fine mese c’è l’esigenza del rinnovo della cassa integrazione in deroga, con le conseguenze che ciò comporta su una traballante pace sociale in una crisi che invece di regredire si allarga. Ma prima ancora (ed è stato questo il tema che ha tenuto più a lungo impegnati ieri mattina il premier e il capo dello Stato) c’è da onorare l’appuntamento di metà mese del Consiglio Ue. Napolitano ha spronato il premier a rivolgersi ai leader dei partiti presenti in Parlamento a far prevalere gli interessi del Paese. L’esito è stata una lettera inviata ai leader nel pomeriggio a «raccogliere l’auspicio del presidente della Repubblica a favore di tale iniziativa che potrà consentire di individuare direttamente elementi di consenso, accanto a possibili divergenze, sulle tematiche all’ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio europeo».A sparigliare i giochi, poi, arriva nel pomeriggio l’apertura del capogruppo di M5S al Senato all’ipotesi di un governo «senza partiti». In realtà nelle analisi per niente inclini all’emotività dei consiglieri del Colle la mossa viene letta per quello che è: un no secco all’ipotesi di far nascere un governo Bersani, senza che possa ancora leggersi una vera apertura da parte del primo partito alla Camera a ipotesi di altro tipo. Ossia quel governo tecnico, di larghe intese, a cui punta il Colle.Al Quirinale per il momento c’è attesa per gli adempimenti che le nuove Camere (resta ancora in piedi il possibile anticipo al 12 della prima seduta) hanno davanti, con la consapevolezza che una buona partenza sulle presidenze possa favorire un clima più disteso: «I partiti - spiega Enrico Morando, uno dei politici più ascoltati sul Colle - bene farebbero a occuparsi dei loro adempimenti, lasciando al capo dello Stato le valutazioni di sua competenza». Certo, il Pd avrebbe i numeri per fare man bassa alla Camera, ma una sua mano tesa a Montecitorio potrebbe svelenire il clima a Palazzo Madama, dove il Pd certo non è in grado di comandare i giochi.L’obiettivo del Quirinale è di non sprecare questa mini-apertura di credito dei mercati, che dopo la sbandata a caldo, appena conosciuti gli esiti del voto, ora sono in posizione di attesa, guardando con fiducia alle rassicurazioni del Quirinale. E per Napolitano ieri sono arrivate nuove attestazioni: «Ha stabilizzato l’Italia e l’Europa», gli ha dato atto alla Camera, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. «Abbiamo fiducia nelle istituzioni italiane e in Napolitano», gli fa eco il commissario Eu per gli Affari economici Olli Rehn.