Vittime e dispersi della tragedia di Ischia: da sinistra, in alto, Eleonora Sirabella (31 anni), poi Nikolinka Gancheva Blangova (58), Giovanna Mazzella abbracciata al suo Maurizio Scotto Di Minico (30 e 32 anni), mamma e papà del piccolo Giovangiuseppe (22 giorni appena di vita) e infine la famiglia Monti, con papà Gianluca, mamma Valentina e i tre figli Michele, Francesco e Maria Teresa - Ansa
Il più piccolo si chiamava Giovangiuseppe ed era nato il 4 novembre scorso. Ventidue giorni di vita appena e delle tragedia di Ischia è già il simbolo più devastante: immaginarsi, una creatura così piccola, travolta da una valanga abnorme di sassi e tronchi e fango; immaginarsi le mani e i volti dei soccorritori che là dentro, nel groviglio di terra e acqua scaraventato dalla montagna, hanno trovato quel corpicino. Ieri sera ancora ne parlavano, al cambio turno, giù, in quel che resta di piazza Maio. Uno strazio mai visto. L'unica consolazione, se di consolazione si può parlare, è che i giovani genitori di Giovanni, mamma Giovanna Mazzella e papà Maurizio Scotto, erano ancora là, a fianco del loro bimbo. Chissà, forse si erano stretti nella cameretta, quando si sono accorti che dall'Epomeo veniva giù tutto. Tre vittime, la prima famiglia strappata via dalla frana, si trovavano qui, in questa casetta stretta tra le altre sul maledetto costone che oggi non c'è più.
L'altra strage, il fango, l'ha consumata a casa Monti. Dove mamma Valentina e papà Gianluca si erano costruiti una vita felice, coi tre figli e anche una stalla, con un cavallo e dei muli. Erano la passione della piccola Maria Teresa, 6 anni, il sorriso da principessa nelle fotografie della famiglia che sorride felice nei viaggi di vacanza, a Natale, sul molo di Ischia in un giorno di festa davanti al mare turchese. Nella marea nera di detriti l'hanno notata perché indossava un pigiamino rosa: un puntino di colore nella devastazione della casa sepolta. E quando l'hanno raggiunto, i volontari della Protezione civile, quando hanno intuito la forma di un corpicino di bambina, hanno dovuto liberarla dalla gabbia che eran diventata il suo letto: là sotto, si era rannicchiata, Maria Teresa, forse cercando riparo da quello che non era un terremoto. Non stavolta. O forse sul letto, semplicemente, la piccola dormiva. Poco più in là, divorato dal fango, il corpo del suo fratellino: 11 anni, il terzo bambino fra le otto vittime finora recuperate a Casamicciola. Anche Francesco era in camera da letto. Mancano all'appello gli altri: Valentina, Gianluca e Michele, il figlio più grande, di soli 15 anni. Li stanno cercando, senza sosta. Lui, il ragazzino, sarebbe con ogni probabilità la vittima ritrovata stamattina. Con un'altra famiglia straziata in attesa, visto che accanto ai Monti sulla via Celario - il tunnel di cemento che è diventato la valvola di sfogo della furia della colata - viveva anche il fratello di Gianluca, che era partito per un vacanza di pochi giorni in Spagna. Quando si dice il destino.
Gli altri morti su cui piange Ischia, e l'Italia intera, per ora sono Eleonora e Nikolinka, che qui tutti conoscevano come Nina. Trentunenne la prima nata e cresciuta ad Ischia, commessa di negozio, amata da tutti, bellissima: sulle pendici del monte Epomeo aveva costruito la sua casa e la sua vita assieme al giovane compagno Salvatore, che di mestiere faceva il marittino e spesso era lontano da casa. Ecco perché Eleonora, per quasi 6 mesi all'anno, in quella casa non c'era: stava dalla madre, a Lacco Ameno. La coppia invece era lì, l'altra sera. Lui sarebbe partito nell'anno nuovo. Lei, che si era accorta di quel che stava accadendo (è stata anche la prima ad essere ritrovata dai soccorritori), aveva chiamato il padre per chiedergli aiuto. Era già troppo tardi.
La storia di Nina, invece, è ancor più drammatica: viveva in Germania, col suo compagno ischitano, da anni ormai. Lavoravano, lassù, in un ristorante. E lei ad Ischia era tornata settimana scorsa per quella che era una notizia che doveva cambiare tutto: erano arrivai i suoi documenti per la cittadinanza, era diventata italiana finalmente. Il sogno di una vita. Venerdì sera era ancora giù, in piazza, a parlarne coi tanti concittadini che la conoscevano: sarebbero tornati, avrebbero ricominciato. Se la montagna non le fosse crollata addosso.
Ci sono poi i dispersi, un numero ancora incerto a tre giorni dal disastro: oltre ai tre Monti e a Salvatore, ci sarebbe ancora una persona, la cui identità si tenta di decifrare, o che comunque non è ancora stata resa nota ai giornalisti. La lista di chi viveva lassù, in quello che era un groviglio di cemento già prima che la frana lo facesse implodere e lo mescolasse, è difficile da ricostruire. Anche perché tutti si conoscevano, tutti erano imparentati (Giovanna Mazzella, la mamma del nenonato, era la cugina di Gianluca Monti) e il dubbio degli inquirenti è che proprio un parente, o un amico, potesse trovarsi a casa di qualcun altro in un venerdì sera che doveva essere come tutti gli altri. Se la pioggia, e l'incuria, e l'ostinazione di credere che la terra possa sopportare tutto senza chiedere un conto troppo alto in cambio, non avessero distrutto ogni cosa a Casamicciola. Di nuovo.