martedì 22 luglio 2014
Voto a scrutinio segreto sulla richiesta di arresto da parte dei magistrati per l'inchiesta veneziana sul Mose: 395 voti a favore e 138 contrari. Dimesso dall'ospedale è stato trasferito nella casa circondariale lombarda
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Se ne va da casa in ambulanza con finanzieri e carabinieri. Destinazione il carcere milanese di Opera. Si chiude così una giornata nera per Giancarlo Galan dopo il "via libera" della Camera al suo arresto per la vicenda Mose e dopo le quasi contemporanee dimissioni dall’ospedale di Este. L’aula di Montecitorio vota l’autorizzazione per l’ex ministro ed ex governatore del Veneto, con 395 sì, 138 no e 2 astenuti. A favore Pd, M5S, Lega, Sel, Sc e Per L’Italia, contro Fi e Ncd e Psi. Voto segreto ma scontato, meno la decisione dei medici che avevano inizialmente indicato una prognosi che arrivava fino al 20 agosto. Poi ieri hanno fatto sapere che le dimissioni erano state decise già lunedì sera perché i valori clinici erano tornati alla normalità. Ma Galan, uscendo dall’ospedale in carrozzella, si sfoga: «Sono inc...e sapete benissimo con chi». Poi a casa a Cinto Eugeneo dove, malgrado l’ultimo tentativo degli avvocati di chiedere gli arresti domiciliari, lo raggiungono le Fiamme gialle per notificargli l’ordinanza di custodia in carcere emessa dal Gip di Venezia il 4 giugno. «Sono diventato un appestato, neanche più in ospedale mi vogliono», ironizza con chi gli telefona. Tra questi anche Silvio Berlusconi che in una nota si dice «profondamente addolorato per il voto» aggiungendo di trovare «particolarmente ingiusto che, non accettando il rinvio del voto proposto da Forza Italia, sia stato impedito a Galan di essere presente in Aula per potersi difendere». Infatti nonostante un diretto riferimento del presidente dei deputati di Fi Renato Brunetta alle possibili ripercussioni sulle riforme durante la mattutina riunione della Capigruppo, la richiesta di rinviare il voto è stata subito bocciata: contro Pd, M5S e Sel, a favore Fi e Ncd, mentre Sc si astiene. Si vota così sulla richiesta di arresto dopo un ennesimo tentativo di discutere prima il Ddl carceri fatto sempre - inutilmente- da Fi. Che così insorge e per bocca di Francesco Paolo Sosto parla di «barbarie, non si può trasformare la Camera in una piazza incontrollata in cui non c’è diritto». Mentre Brunetta esprime «amarezza e dolore per deputati Forza Italia assenti ingiustificati. Il garantismo si testimonia sempre e comunque».
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