Caro direttore,
è un otto marzo di riflessione, senza manifestazioni di piazza, ma di impegno civile, quello che si celebra quest’anno nel nostro Paese a causa delle restrizioni per contenere la diffusione del coronavirus. Tante sono le donne che in queste giornate difficili sono attive con grande coraggio e senso di responsabilità per curare e assistere le persone contagiate. Anche in questa situazione di emergenza non possiamo dimenticare la fondamentale battaglia di civiltà che il mondo del lavoro combatte per il rispetto di tutte le donne nella vita sociale, culturale e civile.
Nel 2019 ci sono state ben 103 donne vittime di femminicidio nel nostro Paese. È un fenomeno grave, orrendo, che si somma ad altre forme inaccettabili di violenza, ricatti e intimidazioni tra le mura domestiche e nei luoghi di lavoro. Tutto questo spesso non viene denunciato per paura o per un senso di vergogna. Ecco perché oltre al rispetto delle leggi, al sostegno per le vittime e alla diffusione dei centri antiviolenza, occorre una grande battaglia culturale, fin dai primi anni dell’infanzia, per educare tutte le persone al rispetto della donna in ogni contesto sociale. Sappiamo che oltre al dramma della violenza uno dei problemi gravi dell’Italia rimane il basso livello dell’occupazione femminile, legato alla crescita zero della nostra economia, ma anche agli impegni familiari e alla scarsa disponibilità di servizi. Basti pensare che una donna su quattro lascia " volontariamente" il lavoro alla nascita del primo figlio, con riflessi molto negativi anche sulla povertà delle famiglie.
Lo diciamo da tempo: servono politiche per una migliore conciliazione di lavoro e famiglia per tutti i lavoratori, uomini e donne. Solo così si fa crescere l’occupazione femminile e, di conseguenza, si possono superare le differenze salariali che sono chiaramente una conseguenza della maggiore presenza delle donne nel part-time, della minore disponibilità agli straordinari, alle trasferte, alla partecipazione ai premi di produttività, alla presenza in funzioni apicali. E sono sempre le donne a pagare il prezzo più alto del lavoro nero, dello sfruttamento, con conseguenze pesanti per tutta la collettività, anche in termini di natalità.Come è già accaduto negli anni della crisi economica, oggi c’è il rischio che siano in primo luogo migliaia di donne a pagare i costi di una nuova fase di recessione. Dobbiamo evitare questa prospettiva. Ecco perché vanno create, soprattutto nel Mezzogiorno, le condizioni di ingresso, di permanenza e di competizione "alla pari" nel mercato del lavoro. Questa è una delle priorità del sindacato e in particolare della Cisl.
Da tempo chiediamo di rafforzare i congedi parentali e puntare a una maggiore flessibilità dell’organizzazione e degli orari lavorativi. Per questo continuiamo a sostenere, in materia previdenziale, che vada riconosciuto alle donne almeno un anno di contributi per ogni figlio. Anche la contrattazione nazionale e decentrata deve contribuire a consolidare e rafforzare la lotta alle discriminazioni, alla precarietà, allo sfruttamento e alla violenza, valorizzando le politiche di genere e costruendo strumenti negoziali per conciliare vita e lavoro. Ma il governo deve fare molto di più per sostenere la natalità. La Francia spende per la famiglia quasi tre volte quello che spende l’Italia, ha una rete molto estesa di asilo nido, anche aziendali e una pratica di congedi prenatali utilizzata anche dai padri. In Italia, invece, se la mamma lavora, il 52,3% dei bambini di uno o due anni viene accudito dai nonni. E quando i nonni sono anziani o malati, spesso sono le stesse mamme a doversi occupare dei loro familiari. Rompere questa spirale è il nostro obiettivo.
Ci sono ancora troppi ostacoli per una efficace partecipazione delle donne nei luoghi dove si prendono le decisioni, nelle istituzioni, nelle aziende, nella società civile. Ma ci sono fenomeni ancora più gravi (su cui facciamo ancora troppo poco) come lo sfruttamento della prostituzione, la presenza di una rete di migliaia di giovani donne condotte in Italia e ridotte in schiavitù dalla criminalità. Le istituzioni internazionali, i governi, le organizzazioni sociali devono stringere un’alleanza per difendere ed estendere i diritti delle donne in tutti i paesi del mondo. Ogni donna, ogni mamma, in ogni dove, merita più rispetto e non deve mai essere lasciata sola. Questo è lo sforzo che tutti dobbiamo fare. Questo deve essere, sempre, il significato speciale della ricorrenza dell’otto marzo.
Segretaria generale Cisl