sabato 23 ottobre 2010
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Mai più leggi ad personam. Lo disse a Mirabello e lo ribadisce ancora ieri il presidente della Camera Gianfranco Fini, durante un incontro pubblico a Bari. Nessuna marcia indietro sullo scudo giudiziario che difenda il premier dai processi. Ma a una condizione: «Tutelare la funzione, non la persona». La declinazione di questo assunto è chiara e rigorosa. E ha come effetto lo smontaggio, bullone per bullone, di molti propositi di riforma della Giustizia targati Pdl. Fini dice intanto di condividere gli appunti di Napolitano su alcune norme del Lodo Alfano.Poi spara sul processo breve. Spiega Fini: «È chiaro che è giusto fissare un arco temporale massimo dei processi. Ma è inaccettabile che all’ultimo minuto su quel treno si aggiunga il vagone della retroattività, cancellando migliaia di processi in corso. Queste ipotesi non ci troveranno mai consenzienti». Lascia cadere la questione delle intercettazioni («Non sono all’ordine del giorno»), rilanciata invece in grande stile da Berlusconi. Chiede legalità, l’espulsione dei corrotti dai partiti, e dice che la vera riforma della giustizia dovrebbe partire dal basso, ascoltando le forze di polizia che si lamentano per i tagli alle dotazioni. E soprattutto si chiede polemicamente «perché in Italia il problema numero uno sembra essere sempre la Giustizia e invece non si discute mai del fatto che il precariato impedisce a molti giovani di sposarsi». Il presidente della Camera alterna bastone e carota nei confronti del governo e degli alleati. Spezza una lancia a favore della durata della legislatura: «Mi auguro duri fino al termine, perché gli italiani hanno il diritto di essere governati. E Berlusconi fa bene ad esprimere la propria volontà quando dice che vuole governare. Perché di problemi ce ne sono davvero tanti». Fli «non farà mancare il suo sostegno», aggiunge Fini, «se condividerà le proposte presentate». E al ministro della Giustizia Alfano manda a dire che la riforma della Giustizia andrà fatta in modo che «non sia possibile l’ingerenza della politica rispetto all’autonomia della magistratura che la Costituzione garantisce». E, soprattutto, concordando con Fli l’articolato delle proposte. Dal presidente della Camera arriva, infine, un parere favorevole al cambiamento della legge elettorale, con il ritorno al collegio uninominale.
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