venerdì 5 febbraio 2021
Centrodestra diviso, oggi toccherà a Forza Italia, con Berlusconi che preannuncia il sì, mentre Fratelli d’Italia resta sul no. Lega in dubbio, ma domani ci sarà anche Giorgetti, possibile ministro
Mario Draghi incontra i rappresentanti del Gruppo misto alla Camera

Mario Draghi incontra i rappresentanti del Gruppo misto alla Camera - Ansa / Ufficio stampa Camera dei deputati

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L’ex uomo forte della Bce fa il suo ingresso nell’arena della politica italiana armato solo di un taccuino e di una bic. Alle consultazioni avviate ieri pomeriggio nello studio messogli a disposizione dalla presidenza della Camera gli increduli funzionari di Montecitorio gli mettono a disposizione due verbalizzatori.
Un cammino in salita che fa registrare più di un segnale di schiarita. Viene interpretato come un gesto di garbo istituzionale la divulgazione del calendario degli incontri dopo le dichiarazioni rese dal presidente dimissionario. Gli tende la mano, Giuseppe Conte, non era scontato, e questo non foss’altro lascia presagire un passaggio della campanella, all’insediamento, meno teso rispetto ad altri del recente passato. L’altro sorriso glielo regalano le parole di Silvio Berlusconi, non inattese visti i rapporti risalenti alla sua ascesa alla Bce, quando il leader di Fi era presidente del Consiglio.

Così, alle 15.30 quando si aprono le danze a Montecitorio con Azione e +Europa il cammino del presidente incaricato lascia intravedere, sia pur lontano, il possibile scollinamento. Il primo incontro vede l’esordio in veste di leader politico di Carlo Calenda, la cui formazione non è presente in Parlamento ma che è da tempo fautore della carta Draghi e ora non può che garantirgli «sostegno pieno e incondizionato».

Tocca poi agli autonomisti del Maie, protagonisti mancati del tentativo di sostegno sostitutivo al Senato per Conte, dopo lo strappo di Italia viva, che garantiscono anche loro pieno appoggio. Tocca poi a un altro protagonista del tentativo di Conte, alla Camera, Bruno Tabacci del Centro democratico, che definisce Draghi, anche alla luce dell’antica dimestichezza (si parla di lui anche come ministro), una «straordinaria risorsa per l’Europa». Anche dal Misto e da Noi con l’Italia arriva disponibilità: «Abbiamo chiesto un governo di tutti, di unità nazionale», dice Maurizio Lupi.

A tutti il presidente incaricato ribadisce le sue priorità - lotta alla pandemia, piano vaccinale e approvazione del Recovery, riforme fra le quali la giustizia si presenta come uno dei temi più complicati, per lui - e conferma l’intenzione di coinvolgere le forze politiche, tutte, anche nell’esecutivo, che prospetta «snello» e tecnico-politico, in un mix che naturalmente sarà frutto anche della contrattazione con le parti che saranno disponibili.

In questo senso è importante novità il fatto che Forza Italia si presenti da sola a chiudere gli incontri, oggi pomeriggio (attesa anche per Matteo Renzi, che guiderà in mattinata, invece, la delegazione di Italia Viva, che si ritaglia il ruolo di propiziatore della svolta) con il ritorno sulla scena - probabilmente - di Silvio Berlusconi, che di fatto già preannuncia il suo sì, a Draghi, che va incontro alle richieste di Forza Italia per una «personalità di alto profilo istituzionale attorno alla quale si possa tentare di realizzare l’unità sostanziale delle migliori energie del Paese».

Ma a Draghi interessa che, attraverso Forza Italia, possa allentarsi anche la resistenza della Lega. Questo però potrebbe aprire altri problemi per il veto del Pd a intese con i sovranisti. Con Matteo Salvini, domani ci sarà anche Giancarlo Giorgetti, che non fa mistero di giudicare Draghi «un fuoriclasse» e giocherà la sua partita nel Carroccio. In questo incrocio di veti e disponibilità si giocherà probabilmente anche la scelta finale sulla composizione dell’esecutivo.

Al momento c’è la disponibilità di Draghi a offrire ai partiti un numero prevalente di caselle, ma se questo - appunto - alimentasse appetiti e veti eccessivi non è da escludere che possa ripiegare su pochi politici, magari reclutati per "area" più che per casacca, a smussare le contrapposizioni. Oggi toccherà anche a Fratelli d’Italia, ma appare difficile che Giorgia Meloni si schiodi dal "no". Domani si chiude con Lega e M5s. Poi, lunedì, potrebbe esserci una tornata con le parti sociali e forse nuove consultazioni finali.

Ancora presto per il totoministri che già impazza, laddove non si conosce ancora il perimetro della maggioranza. Ma per la Lega, in caso di intesa, toccherebbe certamente a Giorgetti, mentre Renzi butta le mani avanti e si dice indisponibile. Ma il vero nodo da sciogliere è il M5s: le parole di Conte sembrerebbero profilare una sua disponibilità per una casella di prestigio, che potrebbero essere gli Esteri, ma anche le Politiche comunitarie. Ma prima ci sarà da vincere la riottosità della base e dei "duri e puri" del Movimento.

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