Don Dante Carraro, direttore del Cuamm - Cuamm / Nicola Berti
Chiedono l’aiuto del Papa per richiamare l’attenzione sull’Africa. Il continente del nostro destino sta tornando indietro di mezzo secolo per la pandemia, le guerre dimenticate, quindi per il rialzo dei prezzi determinato dal conflitto in Ucraina.
Nell’indifferenza generale per milioni di esseri umani, si sta allargando la fossa della povertà estrema e quindi delle malattie. Il senso dell’udienza di papa Francesco al Cuamm stamane in Aula Nervi per l'annuale meeting dei medici con l'Africa è soprattutto fare il punto su questi temi oscurati, grazie alla sensibilità del Pontefice venuto dalla fine del mondo e l’attenzione ai problemi dei poveri e delle periferie.
Nelle ore precedenti l’incontro con il direttore don Dante Carraro, prete e medico chirurgo, ripensa ai 42 progetti di cooperazione in corso in sette Paesi africani per garantire la salute e il diritto alla vita a tutti. E per l’immediato futuro guarda con attenzione al Tigrai in Etiopia, dove pochi giorni dopo la firma dell’accordo di pace vuole riprendere i progetti per la riabilitazione delle vittime di guerra rifacendosi all’esperienza di un quarto di secolo fa dopo la guerra con l’Eritrea.
Un medico del Cuamm in azione in Sud Sudan - Cuamm / Nicola Berti
Quanti Papi ha incontrato in 72 anni il Cuamm, Collegio universitario aspiranti medici missionari?
Tutti. Da Giovanni XXIII che consegnò il crocefisso a sette nostri medici missionari. Il primo a riceverci ufficialmente fu Paolo VI nel 1965. Giovanni Paolo I, Papa per 33 giorni, lo avevamo incontrato quando era sacerdote e vescovo. Poi siamo stati da papa Wojtyla e da Benedetto XVI. Questa è la seconda volta da Papa Francesco.
Come nasce la sintonia con lui?
Conosce il mondo dei poveri dei quali l’Africa è l’emblema e si è preso a cuore in particolare il Sud Sudan e la Repubblica Centrafricana che noi sosteniamo. Per quanto riguarda il primo Paese, si è reso protagonista di un evento profetico con i due leader Salva Kiir e Riek Machar, inginocchiandosi e baciando loro i piedi. E’ un gesto che ci ha colpito molto perché lì sosteniamo cinque ospedali con fatica e tenacia e due scuole per ostetriche, in un Paese dove ce n’è una ogni 20mila partorienti. In Repubblica Centrafricana, nel 2015 papa Bergoglio scelse di aprire la porta santa del Giubileo, nella cattedrale della capitale Bangui. Dopo la celebrazione andò a visitare l’unico ospedale pediatrico dello Stato e vide sul marciapiede d’ingresso i bambini malnutriti. Chiese perché e gli risposero che non avevano un reparto. Tornato a Roma, decise di costruire un’ala dell’ospedale dedicata a loro con il Bambino Gesù . La presidente Mariella Enoc ci chiese di collaborare e da sei anni stiamo sostenendo l’ospedale pediatrico, che oggi ha 270 posti letto ed effettua 75mila visite e 18mila ricoveri all’anno: il Paese ha dieci pediatri in tutto. Il Papa ha dentro di sé queste cose.
Quanti operatori sanitari stanno lavorando per il Cuamm in Africa?
Nel 2021 erano 4.500, di cui il 10% italiani. Puntiamo molto sulla formazione del personale locale. In Mozambico con le università di Padova, Maputo e la Cattolica del Mozambico di Beira, abbiamo inaugurato un master di secondo livello in emergenze pediatriche. Sono orgoglioso del fatto che, con noi, chiedono di partire molti giovani laureati in chirurgia che si stanno specializzando nelle 36 università italiane con le quali abbiamo un accordo e vogliono completare il percorso con i nostri tutor, in uno dei 23 ospedali africani che sosteniamo. E dopo la specializzazione, un numero significativo sceglie di dedicarsi per qualche anno ai nostri progetti. Questa modalità ha aperto le porte all'incontro di tanti professionisti italiani con questo continente che fa paura, genera magari timore e domande per la guerra, la sicurezza e le malattie, ma offre tante opportunità e sta generando tanta energia.
La pandemia, la carestia, le guerre. Diverse zone dell'Africa sono colpite da una tempesta perfetta, quali sono i bisogni?
La guerra in Ucraina sta sconvolgendo il mondo, scatenando la speculazione finanziaria ed energetica. La svalutazione sta galoppando, i salari medi sono insufficienti. Ad esempio il caro gasolio ha fermato le ambulanze in Sierra Leone dove funzionano solo sei giorni al mese. I guanti in lattice in Etiopia costavano a febbraio 5 centesimi, oggi costano un euro. In Tanzania i prezzi dei farmaci contro il diabete sono quadruplicati. Perciò abbiamo lanciato l’appello “quel che non si vede” perché tutto ciò sta riportando l'Africa indietro di un quarto di secolo. Andiamo dal Papa a chiedergli di aiutarci a dare voce a un continente scomparso dai radar.