La squadra del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani di Roma - Ansa
Sono tre donne, tre ricercatrici italiane le protagoniste dell'impresa dell'istituto Lazzaro Spallanzani, riuscito a isolare il nuovo Coronavirus, passo fondamentale per sviluppare terapie e possibile vaccino, per la prima volta in Europa, la terza volta al mondo. Ecco come si è mosso il team di ricercatrici dello Spallanzani: la diagnosi è stata fatta su base molecolare, e cioè la ricerca dell'rna del virus, e in tempo di record, sui primi due pazienti. Sempre a tempo di record sui primi due pazienti è stato ottenuto il virus isolato in coltura, cioè il campione biologico del paziente che è stato fatto crescere su delle cellule. Dopo circa 24 ore si è osservato l'effetto citopatico. In quella coltura è stata riscontrata la presenza del virus in quantità compatibile con il fatto che stava crescendo.
"Quando si scoprono virus nuovi - ha spiegato la direttrice del laboratorio di Virologia dell'Inmi Spallanzani Maria Rosaria Capobianchi - il materiale di partenza iniziale cruciale è proprio il virus. Averlo a disposizione, e avere anche un sistema di crescita e coltivazione in vitro, ci dà uno strumento per perfezionare l'attuale diagnosi, che è molecolare, e perfezionare i test sierologici che ancora non ci sono, cioè la ricerca degli anticorpi nel sangue. Poi avere a disposizione il virus ci permette di provare farmaci in vitro e di avere grandi quantità di virus che possono servire per la messa a punto di un vaccino, oppure di antigeni e preparazioni che poi servono alla diagnostica.
Infine, ha spiegato Capobianchi, avere a disposizione la coltura ci permette di fare studi sulla patogenesi ossia di capire i meccanismi di replicazione, i rapporti tra il virus e la cellula ospite che possono essere bersaglio delle strategie terapeutiche ci permettono di capire come funziona la replicazione del virus". "Fino a pochi giorni fa erano disponibili i dati di sequenza del virus che avevano pubblicato i cinesi che, però, non hanno fatto uscire il virus dalla Cina pur avendolo isolato. I dati e la diagnostica messa a punto era su dati teorici, ha concluso, hanno funzionato bene, sono stati disegnati dei controlli però adesso possiamo avere il vero controllo, cioè il virus.
Chi sono le ricercatrici del laboratorio di Virologia dell’ospedale Spallanzani di Roma
A capo del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani, c'è la dottoressa Capobianchi: 67enne nata a Procida, laureata in scienze biologiche e specializzata in microbiologia, dal 2000 lavora allo Spallanzani e ha dato un contributo fondamentale nell'allestimento e coordinamento della risposta di laboratorio alle emergenze infettivologiche in ambito nazionale, nel contesto del riconoscimento dell'istituto quale centro di riferimento nazionale.
Assieme a Capobianchi una giovane ricercatrice Francesca Colavita, da 4 anni al lavoro nel laboratorio dopo diverse missioni in Sierra Leone per fronteggiare l'emergenza Ebola. E poi Concetta Castilletti, responsabile della Unità dei virus emergenti ("detta 'mani d'oro', ha raccontato il direttore dell'Istituto Giuseppe Ippolito), classe 1963, specializzata in microbiologia e virologia. A loro si aggiungono Fabrizio Carletti, esperto nel disegno dei nuovi test molecolari, e Antonino Di Caro che si occupa dei collegamenti sanitari internazionali.