Nel giorno del 14/mo anniversario
dell'attentato alle Torri Gemelle la Caritas presenta ad Expo il
'V Rapporto sui conflitti dimenticatì e denuncia che
il mondo è
sempre più in guerra: dal 2011 al 2014 il numero di conflitti il
corso è cresciuti del +9,3%; se nel 2011 se ne contavano 388,
nel 2014 i conflitti sono stati 424.
Nell'ultimo decennio si è passati da
una media di 21 mila morti annui per cause belliche a 38 mila.
"Caritas presenta questa indagine nell'anniversario dell'11
settembre, una data che ha reso evidente nuove e drammatiche
contrapposizioni nel mondo - ha sottolineato il presidente di
Caritas italiana, il cardinale Francesco Montenegro -. Quel
modello di sviluppo che sembrava vincente alla fine dello scorso
millennio ha invece prodotto crescenti differenze tra ricchi e
poveri, una corsa all'accaparramento delle risorse e una
situazione di conflitto diffuso".
Nel Rapporto, pubblicato in collaborazione con Famiglia
Cristiana e 'Il Regnò e intitolato "Cibo di Guerra", Caritas
analizza le correlazioni tra cibo e guerra.
Sono Africa e Asia i
continenti maggiormente instabili, dove la mancanza di cibo e le
guerre si intersecano in un mix letale. "Povertà assoluta,
recessione economica, diseguaglianza, dipendenza da poche
materie prime sono gli elementi del mix letale - ha detto il
vicedirettore Caritas, Paolo Beccegato - se in un Paese si
verificano è più probabile che si creino le condizioni di un
conflitto". Le guerre di massima intensità nel mondo sono tutte
a carattere intra-statale cioè coinvolgono un solo Stato, nel
2014 le crisi violente di questo tipo sono state 166, le guerre
21. Con l'aumento dei conflitti
un settore che non conosce crisi
è quello delle armi e armamenti. Dal 2010 al 2014 (dati Sipri,
Stockholm International Peace Research Institute) il volume
totale di trasferimenti internazionali di armi convenzionali è
cresciuto del
+16 per cento. Stati Uniti e Russia sono i
maggiori esportatori e detengono il 58% delle esportazioni
globali, India e Arabia Saudita sono i più grandi importatori
con rispettivamente una crescita del +140% e +300%. Conflitti e
guerre hanno sempre più spazio anche nei canali tematici delle
piattaforme come YouTube. Il rapporto Caritas per la prima volta
analizza la presenza di video di guerra sui profili di alcune
delle più importanti tv del mondo (Cnn, Al Jazeera English, Vice
News, Russia Today). Le notizie sui conflitti in alcuni casi
superano il 50% di tutte le notizie video trasmesse su questi
canali. L'analisi è stata condotta in una settimana campione,
dal 16 al 22 febbraio 2015, in cui sono stati esaminati 428
video, per 32,3 ore di filmati, 7 milioni di visualizzazioni e
oltre 56 mila commenti. "Emerge in questo contesto - sottolinea
il rapporto Caritas - il caso dello Stato Islamico in cui si è
passati in pochi anni dai video utilizzati per denunciare le
brutalità della guerra alla violenza fatta appositamente per
essere condivisa online". Nello scenario "di un'informazione
sempre più liquida - conclude il rapporto - si avverte un forte
bisogno di contestualizzazione e mediazione
giornalistica".