È in una zona periferica della città, ma i casalesi la considerano una ferita ancora aperta. La fabbrica Eternit non esiste più ormai da molti anni, ma il suo nome continua a indignare e a fare paura, dopo aver causato almeno tremila morti. E a breve, in quella stessa area attualmente in fase di bonifica e riqualificazione, sorgerà il parco Eternot, un luogo di memoria ma anche di affermazione di valori collettivi e di costruzione del futuro. Un’area “emozionale” con il parco giochi, l’anfiteatro per gli eventi, la pista ciclabile, l’area con le bici a pedalata assistita, la casetta dell’acqua, la zona storico-monumentale e l’area pic-nic. Al centro, ci sarà il Vivaio Eternot, l’opera dell’artista Gea Casolaro: gli “alberi dei fazzoletti” (ovvero la “davidia involucrata”) caratterizzati da una miriade di fiori dalla forma allungata. Lo hanno deciso i cittadini stessi, votando l’opera tra le cinque selezionate con un concorso di livello europeo. La proclamazione è avvenuta ieri, durante la seconda giornata di studio dei sindaci “Liberi dall’amianto” in occasione della Giornata mondiale dedicata alle vittime. «Volevamo un progetto vivo e generativo – spiega l’assessore alla Cultura del Comune, Daria Carmi – perché il monumento va tenuto in vita per evitare che scompaia nell’indifferenza. Ogni anno doneremo una pianta a chi, con l’impegno, ha proseguito questa battaglia». Non bastano, però, le celebrazioni. Il dramma dell’amianto è ancora ben lontano dall’essere definitivamente risolto. Non è ancora stato attuato il piano nazionale e i sindaci hanno scritto, con l’Anci, una proposta da presentare al Governo per la semplificazione normativa. Nel documento si chiede un censimento su tutto il territorio nazionale dell’amianto esistente in edifici pubblici e privati e l’elaborazione di un piano d’azione per la gestione e la rimozione, garantendo qualifiche minime e formazione per tutti coloro che professionalmente sono coinvolti nel processo, compresi i medici del lavoro e di famiglia. «È necessario un Testo unico – dice il sindaco di Casale, Titti Palazzetti – per avere omogeneità di azione sul territorio, soprattutto rispetto ai valori limite confrontabili per quantità di fibre nell’acqua e nell’aria. E poi bisogna neutralizzare l’impatto finanziario del Fondo che il Governo ha stanziato rispetto ai vincoli di finanza pubblica e all’obbligo del pareggio di bilancio, considerando l’amianto una vera emergenza sanitaria. L’altro grande problema è la carenza di discariche in Italia: il materiale viene spesso portato in Germania con tempi lunghi e costi onerosi. A Casale ci occupiamo direttamente dello smaltimento e siamo certi della gestione accurata e in sicurezza». Qualche giorno fa sono arrivati nelle casse del Comune oltre 19 milioni che costituiscono la quota 2016 dei 64 assegnati per la bonifica. Fondi arrivati direttamente, dribblando ritardi e complicazioni legati alle normative sugli equilibri di bilancio a cui deve sottostare anche la Regione: «Ci vuole il coraggio politico sia a livello nazionale che locale – conclude Palazzetti – perché anche gli amministratori possono fare molto, come hanno dimostrato i sindaci di Cavagnolo e Rubiera, che si sono distinti pur con tutte le difficoltà». Ogni anno solo a Casale si registrano almeno 50 nuovi casi di mesotelioma pleurico: «Bisogna lavorare sulla bonifica – spiega Beppe Manfredi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime di amianto –, ma anche su ricerca e cura. Troppe lentezze, anche a causa della burocrazia. È appena iniziato un protocollo per una sperimentazione terapeutica a Siena e un solo casalese ha potuto aderire per mancanza di posti. Ne partiranno altre, ma tra diversi mesi. E la malattia sa essere molto veloce».