Cent’anni sulla strada, nei boschi, sotto le tende, attorno al falò. Cento anni per i giovani, assieme ai giovani. Cento anni di resistenza, cambiamento e, soprattutto, educazione. Cento anni fa, il 16 gennaio 1916, nasceva l’Asci, Associazione scautistica cattolica italiana – Esploratori d’Italia, per opera del conte Mario di Carpegna, guardia nobile del Papa, che dopo l’approvazione pontificia dell’associazione ne divenne il primo commissario generale. Domenica 4 dicembre alle 11 nella basilica di S. Giorgio al Velabro a Roma, sarà celebrata una Santa Messa in occasione del centenario dello scautismo cattolico italiano. A presiederla il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, assieme agli Assistenti ecclesiastici generali delle maggiori associazioni cattoliche italiane, Agesci, Fse e Masci. Cento anni fa comincia il lungo cammino dello scautismo cattolico italiano, che passerà nella clandestinità il ventennio fascista. È la famosa «grande avventura» delle Aquile randagie.
Tutto comincia con una delle "leggi fascistissime", la n. 5 del 9 gennaio 1927 che decreta lo scioglimento dei reparti scout nei centri inferiori a ventimila abitanti. Il 24 gennaio Pio XI scioglie egli stesso i reparti Asci (Associazione scout cattolici italiani) citando re Davide: «Se dobbiamo morire sia per mano vostra, o Signore, piuttosto che per mano degli uomini». Il 28 aprile 1928 un decreto di Mussolini dichiara «soppresso» lo scoutismo. In Duomo vengono deposte sull’altare le fiamme, simboli dei reparti milanesi. Lo stesso giorno «Ciacco», lupetto del «Milano 2», fa la sua promessa, entrando nella grande famiglia scout: è il primo simbolico atto di disobbedienza. A guidarli un giovane sacerdote, don Andrea Ghetti («Baden») e un altrettanto giovane ex impiegato di banca, Giulio Cesare Uccellini («Kelly»). Una storia che durerà 16 anni, 11 mesi e 5 giorni, la «giungla silente» – prendendo a prestito il linguaggio di Kipling. «Quando venne il triste momento dello scioglimento - spiegò don Ghetti - ci siamo detti che tutto il bene da noi ricevuto non doveva essere negato agli altri e che il metodo scoutistico doveva essere salvato. Nostro scopo fu di conservare lo spirito e il metodo con l’attiva applicazione onde nulla fosse dimenticato e per trovarci tutti allenati e pronti pel momento nel quale avremmo potuto riprendere la nostra attività». È lo spirito del motto scout Estote parati, («Siate pronti»), che fu anche il nome della rivista di collegamento tra le Aquile. Storia di arresti, agguati e anche di caduti. «Baden» ricercato e «Kelly» pestato a sangue. Ma senza mai arretrare.
Così nel dopoguerra rinasce lo scautismo cattolico proprio nel nome dell’Asci, grazie al prezioso e convinto sostegno di monsignor Giovanni Battista Montini, allora sostituto della Segreteria Vaticana e il più stretto collaboratore di Pio XII. «Non si preoccupi, ci sto io dietro le sue spalle!». Era il gennaio 1945 e così Montini tranquillizzava Osvaldo Monas, presidente del commissariato centrale dell’Asci, quanto alle positive intenzioni del Papa sull’appena rinato movimento scout. Un cammino difficile, anche per le intenzioni dell’allora presidente dell’Azione cattolica, Luigi Gedda, di assorbire il movimento scautistico. Ma proprio grazie a Montini il cammino dell’Asci andò avanti ancora per trent’anni, fino a quando nel 1974 assieme all’Agi, Associazione guide italiane, diede vita all’Agesci, l’attuale maggiore associazione scautistica italiana con più di 182mila tesserati. Nel 1976 nasce l'Associazione italiana guide e scouts d'Europa cattolici - Fse, che oggi conta circa 20mila iscritti. Mentre nel 1954 era già nato il Masci, il Movimento adulti scout cattolici italiani, che attualmente a quasi 7mila tesserati.Una proposta convincente come confermano i tanti personaggi famosi che hanno portato il fazzolettone e che ancora rivendicano quell'esperienza. Ricordiamo il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco e l'ex responsabile della Sala stampa vaticana, padre Riccardo Lombardi.
Nel mondo della politica è ben nota la partecipazione al movimento, anche con responsabilità nazionali, del premier Matteo Renzi, ma abbiamo anche il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, gli ex ministri Alessandro Profumo e Corrado Passera, l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, l'imprenditore ed ex governatore del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy. E nel mondo delle imprese e dell'economia il fazzolettone è stato al collo del governatore della Banca d'Italia, Vincenzo Visco e del presidente della Bce, Mario Draghi. Tra i big della cultura e dello spettacolo abbiamo l'architetto Renzo Piano, i registi Pupi Avati e Dario Argento, l'attore Carlo Verdone, il conduttore Pippo Baudo, i cantanti Gino Paoli, Jovanotti, Stefano Belisari, in arte Elio di Elio e le storie tese. E non possiamo dimenticare chi ha portato il suo impegno scout fino al sacrificio della vita, come don Giovanni Minzoni, don Peppe Diana e Nicola Calipari. Uomini che hanno incarnato fino all'ultimo le parole che il fondatore dello scautismo Robert Baden Powell lasciò ai suoi ragazzi: «Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del nostro meglio. "Siate preparati" così, a vivere felici e a morire felici».