Cade quest’anno il bicentenario della nascita di Richard Wagner (22 maggio 1813, a Lipsia ) e molti teatri programmano sue opere. La Scala, ad esempio, proporrà due cicli interi di
Der Ring des Nibelungen (L’Anello del Nibelungo, di solito chiamo il
Ring) in giugno, dopo avere messo in scena, nelle ultime stagioni, ciascuna delle quattro opere di cui si compone. Anche il Massimo di Palermo produce un nuovo intero
Ring. C’è una vera inflazione di
Der fliegende Holländer (L’Olandese Volante) che, forse perché è l’opera del compositore sassone che costa meno allestire, in Italia si vede in 23 teatri, in edizioni grandi e piccole. L’allestimento scaligero del
Ring è decisamente laico; quello palermitano laicista. E laicisti i due
Holländer visti e ascoltati al Regio di Torino e alla Scala. Sarebbe stato interessante in occasione del bicentenario riscoprire o almeno discutere la religiosità del compositore. Accantonando per il momento il
Ring,
Die Meistersinger von Nürnberg e
Tristan und Isolde (tre lavori dal sostrato filosofico estremamente complesso) pur nelle profonde differenze delle singole opere c’è un filo che lega
Rienzi,
Der fliegende Holländer,
Tannhäuser,
Lohengrin e Parsifal (scritte e composte in un arco di oltre quaranta anni, dal 1840 al 1882), quattro prima di cominciare a redigere il primo testo del
Ring e la quinta dopo il completamento del grande "opus" e con il presentimento della fine dell’avventura terrena, chiamata "sacra rappresentazione in musica" e con il vincolo di essere rappresentata unicamente a Bayreuth. Quattro delle cinque giustappongono la religione dell’Occidente, specialmente quelle dei "vecchi dei germanici" con il cristianesimo, visto (nel contesto storico dei libretti dei quattro lavori) come veicolo di modernizzazione anche politica e sociale.
Rienzi contrappone la Fede agli intrighi tra patrizi nella Roma di quando il Papa era ad Avignone. Wagner è sempre stato un luterano praticamente (il suo saggio antisemita è frutto dell’antisemitismo della borghesia della Pomerania, ma è stato scritto proprio quando l’unico direttore d’orchestra a cui affidava il suo ultimo lavoro era l’ebreo Hermann Levi). Da giovane, Wagner aveva composto una cantata per coro e orchestra sull’ultima cena (
Das Liebesmahl Der Apostel) di cui è difficile trovare una registrazione. Aveva cominciato, mentre lavorava al
Ring, due opere a carattere religioso: una sulla vita di Gesù di Nazareth (
Jesus von Nazareth, iniziata nel 1849) e una su quella di Buddha (
Die Sieger, iniziata nel 1855). Del primo è rimasto l’abbozzo di un libretto in cinque atti (molto fedele ai Vangeli). Del secondo esiste il testo completo in prosa. Nei due lavori, si intrecciano due temi fondanti: la tolleranza e la rinuncia. Gli abbozzi di partitura sono stati dati alle fiamme dal compositore perché non li riteneva sufficientemente religiosi.I temi religiosi sono presenti nelle quattro opere compiute da quando iniziò a teorizzare il "musikdrama" come alternativa non sono all’opera italiana e francese, ma anche a quella romantica tedesca. L’argomento di fondo di
Der fliegende Holländer (strutturata come un’opera tradizionale) è il sacrificio per redimersi dopo il peccato più grave (la bestemmia). In
Tannhäuser, ultima opera "tradizionale", il tema è ancora lo scontro tra il mondo del peccato (inteso come lussuria) delle antiche divinità pagane (in particolare Venere) e quello del pentimento e dell’assoluzione data dal Papa in persona. In
Lohengrin, il primo "musikdrama" caratterizzato dal sinfonismo continuo, vi è una vera e propria guerra tra i seguaci delle antiche religioni germaniche (omicidi e dediti alla stregoneria) ed il mondo cristiano, di cui la forma più completa è il lontano tempio del Graal. Questa guerra si svolge mentre si prepara un conflitto tra i popoli e le genti di origine germanica e gli unni di matrice uralica che, invasa quella che ora è la pianura dell’Ungheria, marciavano verso la foreste tedesche.In
Parsifal siamo del cuore del mondo del Graal, ma il peccato è più che mai in agguato - Kundry ha riso sul volto di Cristo sul Golgota ed è stata «condannata a non morire» sino a quanto non verrà "redenta", Klingsor si è autocastrato perché non poteva resistere alla tentazione carnale (un requisito per essere cavaliere del Graal) e ora, minaccia il Tempio, ha ferito l’erede al Regno del Graal, Amfortas, causando piaghe che progressivamente impediscono a quest’ultimo di celebrare l’Eucarestia; può essere vinto unicamente da un «puro folle», per l’appunto l’innocente selvatico Parsifal che necessità una lunga iniziazione per comprendere il mistero dell’Eucarestia, distruggere il castello di Klingsor, purificare Kundry (consentendole di morire serenamente) e Amfortas e prendere il suo posto e nella celebrazione dell’Eucarestia e nella guida del Regno. La conclusione è, però, "aperta", forte segno di appartenenza alla cultura occidentale (nonostante il lavoro abbia venature buddiste): i Cavalieri del Graal, i loro paggi, i protagonisti e una voce dell’alto invocano
Erlösung dem Erlöser! (Redenzione al Redentore!), una visione buddista sondo cui il Redentore deve essere continuamente lui stesso "redento" dall’umanità. In
Parsifal, infine, il contrasto tra il mondo pagano del peccato e quello cristiano della purificazione e della redenzione è accentuato musicalmente in quando il mondo del Graal è diatonico come quello dei
Die Meistersinger, mentre quello di Klingsor e di Kundry (nei primi due atti) è cromatico come in
Tristan und Isolde.Il
Ring può essere interpretato in vari modi: una favola moralistica sulla maledizione associata al denaro visto come «sterco del demonio»; un rilancio della mitologia nordica per contrastare quella latina e slava che dominavano le arti nel Romanticismo tedesco; una cosmogonia della storia universale (dalla nascita alla fine del mondo), una critica dell’industrializzazione trionfante e del capitalismo. E via discorrendo. Wagner mette nel "musikdrama" anche un forte spirito cristiano: il «crepuscolo» per l’appunto dei vecchi Dei di fronte alla «redenzione tramite l’amore», il tema che appare brevemente nel terzo atto della "prima giornata" e domina il finale della "terza" del
Ring, e, quindi, della tetralogia. Con i "vecchi dèi" finisce anche il mondo oscuro e poco trasparente di nani, giganti, principi (se si vuole) incestuosi, re corrotti e via discorrendo.