Amedeo Di Sora è tante cose insieme: docente di letteratura, uomo di teatro, instancabile animatore culturale (nella sua Frosinone è riuscito ad aprire la città a orizzonti nazionali e internazionali). Ma soprattutto è poeta, figura appartata nel panorama della poesia italiana contemporanea, essendo legato a un percorso assai personale. Lo conferma la sua ultima raccolta di versi,
Tracce di mare( verrà presentata oggi alle 18.30 a Roma al Bookbar Barattolo di Borgo Pio 192), che evidenzia il talento di un autore che non scrive per mestiere bensì per un’intima e insopprimibile necessità. Il mare è, insieme, il simbolo di una giovinezza, di una spensieratezza e di un anelito utopico ormai forse perduti, ma che non ci si stanca di cercare di recuperare, pur guardando al futuro con una certa dose di disincanto: «Vorrei trovare i versi / davanti a questo mare / che mi sappiano dare / la giusta dimensione / degli anni che mi restano / del mio lento vagare». Ma è anche allegoria della femminilità, di un eterno femminino vagheggiato nel sogno: «Scivolare sulle onde / di un imbronciato mare / [...] per riafferrare barbagli / di vacanze... / ... d’amore ». Può essere però anche un’immagine della morte: «Le onde sono nere / ma non è il sole / degli antichi alchimisti / ad abbuiarle». La scabra essenzialità dello stile è il frutto di un attento lavoro di scavo nella parola, spesso isolata sulla falsariga di modelli ungarettiani ed ermetici, ma senza alcun manierismo. Al contrario, gli echi letterari sono sapientemente dissimulati o, meglio, assimilati in una cifra nuova e peculiare, che si tratti di un’epifania capace di ricordare Umberto Saba («Nel porticciolo di Marina / Corricella centellinando / una limonata amara / sfreccia una bimba / dallo sguardo assente / mi passa accanto / sopra coturnipattini / quale presenza incongrua / nel presente») o di una cantabilità che riecheggia certi versi di Sandro Penna («Vorrei trovare i versi / davanti a questo mare / che mi sappiano dare / la giusta dimensione / degli anni che mi restano / del mio lento vagare»). Memorabile il “colloquio” tra il poeta e il padre defunto: «Rivederti oggi / bello nell’imago giovanile / sulla tua tomba / sentirmi adulto / all’improvviso / con il pensiero riaverti vivo / e ascoltare ancora la tua voce / che mi racconta l’alba / scoperta per la prima / ultima volta / e torno a dirmi che la morte / è un lungo sonno / una certezza assurda / un viaggio senza mèta / e senza addio / mentre in silenzio ti guardo / e mi sorridi». Stupenda elegia sul senso profondo del rapporto padre-figlio e sulla forza della memoria che annulla la distanza nello spazio e nel tempo, in una contemplazione della morte che, nella denuncia dell’apparente insensatezza, sembra aprire a ulteriori prospettive di senso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Amedeo Di Sora
TRACCE DI MARE Ensemble. Pagine 62. Euro 12,00