Il Premio Bresson al regista Hirokazu Kore'eda - Stefano Micozzi
“È un riconoscimento enorme, ma non ho capito se me lo state consegnando perché pensate che sono al tramonto della carriera”; scherza Hirokazu Kore’eda, che nello Spazio FEdS alla Mostra del Cinema di Venezia è stato insignito oggi del Premio Robert Bresson, assegnato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla Rivista del Cinematografo, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e dell’Istituto Giapponese di Cultura e il contributo della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero per la Cultura.
Giunto alla sua ventitreesima edizione, il riconoscimento – che celebra il regista “che abbia dato una testimonianza, significativa per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della nostra vita” – è un Evento Collaterale della 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del cinema di Venezia. Un rapporto testimoniato dalla presenza, durante la cerimonia di premiazione di Roberto Cicutto, presidente della Biennale, e Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra.
E proprio a Venezia, nel 1995, Kore’eda portò in concorso la sua opera prima, Maborosi. Si legge nella motivazione del premio: “Punto di riferimento fondamentale della nuova leva registica giapponese, Kore’eda è il regista che più di ogni altro ha saputo aggiornare i canoni della scuola nipponica, indicando attraverso una poetica estremamente intima e personale il punto in cui tradizione e modernità si guardano, si sfidano, si abbracciano, ponendo questioni decisive come la memoria, la morte, la famiglia, l’amore, sotto la lente binoculare di una sensibilità ibrida, globale, fortemente contemporanea”.
A celebrare Kore’eda a Venezia anche Okada Seiji, Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Giappone presso la Santa Sede.
Emozionato per l’accoglienza calorosa, Kore’eda rivela il suo amore per il regista a cui è intestato il premio: “Sono onorato di ricevere questo riconoscimento – ha aggiunto - ma sento anche una forte pressione, mi sento intimorito: quindi prendo esempio da Bresson, un autore che è stato presente fino in fondo nella sua carriera. È un esempio che mi illumina: a volte, piuttosto che rincorrere il futuro, è più importante voltarci indietro”.