Rigore di Vidal, gol, e lo scudetto bis della Juventus è praticamente servito. Mancano 5 giornate alla fine del campionato, ma gli 11 punti di vantaggio sul Napoli rappresentano un abisso, incolmabile. Specie se la capolista è una squadra che in questa stagione ha conquistato la bellezza di 24 vittorie su 33 gare disputate. Quello con il Milan è stato il 6° successo di fila dei bianconeri, consapevoli che in Europa, dopo la lezione ricevuta dal Bayern, devono ancora crescere, tanto, ma in Italia non hanno assolutamente rivali. Uno scontro diretto quello dello Juventus Stadium tra la prima della classe e la terza “scomoda” (il Milan ora sente sul collo il fiato della Fiorentina) quasi da sbadiglio, ma che certifica la manifesta superiorità della formazione di Antonio Conte rispetto alla squadra allenata da Max Allegri. Un dato per tutti: mettendo assieme i punti della scorsa stagione fino ad oggi, la Juventus ne ha fatti 161 contro i 139 dei rossoneri. Con questi numeri, può dunque lasciare ogni speranza tricolore anche il Napoli. La matematica è vero, invita ancora gli azzurri di Mazzarri alla rincorsa, ma al San Paolo i tifosi partenopei hanno dovuto attendere ansiosi fino al 90’, pallonetto “sporco” di Insigne, per festeggiare un successo soffertissimo contro il piccolo-grande Cagliari in perenne esilio dalla Sardegna. Stessa sofferenza al Franchi per la Fiorentina di Montella che in vantaggio per 3-0 sul Torino si è fatta rimontare (complice anche le distrazioni del portiere Viviano) sul 3-3, siglato in maniera eclatante dall’ex - sempre più conteso - Cerci. Poi all’86’ la rete dell’apoteosi viola, il 4-3 di Romulo che porta la scapigliatura Fiorentina a una sola lunghezza dal Milan che adesso aspetta come una manna il rientro dello squalificato Balotelli per conquistare un posto nell’Europa dei grandi. Nella lotta per l’Europa League si rimette in corsa l'Inter incerottata di Stramaccioni che si aggrappa alla rete del bomber di scorta Rocchi (al suo 101° gol in A). Promette lotta dura fino alla fine anche l’Udinese che grazie a una perla d’antologia (sforbiciata al volo) di Totò Di Natale (18° gol a 4 reti di distanza dal capocannoniere Cavani) vince lo scontro diretto con la Lazio e aggancia in classifica la formazione di un basito Petkovic che al Friuli vede sgretolarsi un pezzo di quel capolavoro costruito nel girone d’andata. La Lazio in classifica viene scavalcata anche dalla Roma che però raccoglie soltanto un punto contro il fanalino di coda Pescara. Gli abruzzesi, con un piede già in B, si consolano con la rete dell’ex giallorosso Caprari e il debutto del 18enne Federico Di Francesco: figlio d’arte, suo papà Eusebio Di Francesco è il tecnico del Sassuolo che sta per atterrare in Serie A. Il Siena battuto in casa dal Chievo, Palermo e Genoa reduci entrambe dal pareggio, invece stanno tentando disperatamente di restarci in A. Dai bassifondi del campionato alle stelle dei motori. Nel deserto del Bahrain lo scettro del potere nel Mondiale di Formula 1 torna a re Vettel e alla Red Bull, ma lo spettacolo vero lo ha offerto la rimonta da campione di Alonso che con la sua Ferrari è risalito dal 17° all’8° posto. La stella più luminosa però domenica l’hanno vista brillare al Motomondiale, sotto il cielo americano di Austin. Quella stella è lo spagnolo Marc Marquez che a 20 anni alla sua seconda prova nella classe regina, la MotoGp, parte dalla pole (battuto il record di Freddie Spencer, il più giovane ad aver stabilito il miglior tempo in prova e a vincere un GP) e poi mette tutti dietro alla sua Honda, meritandosi il successo e l’incoronazione ufficiale di Valentino Rossi (solo 6°) che lo ha eletto a “Fenomeno assoluto” e di conseguenza a suo erede naturale.