Yuki Tsunoda, 24 anni, pilota giapponese della Racing Bulls - Ansa
Se esistessero ancora degli stereotipi sui giapponesi e le loro tradizioni e abitudini, si può stare certi che Yuki Tsunoda li demolirebbe in pochi istanti. Il giovane pilota della Racing Bulls, scuderia con sede a Faenza e con licenza italiana, la seconda dopo la Ferrari per intenderci, rappresenta quell’opera di demolizione dei luoghi comuni. Per la sua simpatia e decisione è considerato il “giamburrasca” della F1: negli ultimi anni i suoi commenti via radio col box, hanno fatto il giro del mondo, così come le sue sfuriate e le urla contro questo o quel pilota che lo stava ostacolando. Insomma, per il più basso pilota della F1, appena 1,61 metri, vale il rapporto inverso: più è basso di statura, più è grande d’animo e di cuore. Lo hanno scoperto a Faenza nelle recenti alluvioni. Yuki abita a Faenza, come chiesto dalla sua squadra (in passato nello stesso appartamento ci hanno vissuto Fernando Alonso, Sebastian Vettel, Daniel Ricciardo, tanto per fare un esempio di piloti passati per quella scuderia). Le alluvioni hanno colpito vaste aree della città e coinvolto anche alcune abitazioni dei suoi meccanici. Lui non ci ha pensato due volte, ha messo gli stivaloni, è sceso in strada ed è andato ad aiutare chi ne aveva bisogno. Immaginatevi la sorpresa di chi si è trovato a fianco un pilota, ricco, famoso che era lì a fianco a spalare il fango dalle case e dalle strade… «Mi ha sorpreso la reazione della gente quando mi hanno visto spalare il fango. Nessuno si aspettava una alluvione così forte e così tanti danni. Io abito a Faenza ed è la mia città, ho visto molta gente spalare il fango, darsi da fare e aiutarsi uno con l’altro. Io abito da tempo a Faenza e mi sento parte di questa comunità e non ci ho pensato due volte a scendere in strada ad aiutare. Ho voluto dividere con loro quei momenti difficili, non ci vedo niente di così speciale sinceramente».
Il senso di comunità, di aiuto reciproco, fatto da uno che vive sulla consapevolezza di ritenersi il migliore in pista
«Io credo in me, credo di essere il miglior pilota, non ho timori se devo confrontarmi con Hamilton o chiunque altro. Sono un combattente, sono qui per lottare per dimostrare di essere il migliore e non mi pongo il problema di chi devo battere, è la natura delle corse, altrimenti stiamo tutti a casa. Mi conosco e credo in me, questo è la base per competere».
Poi se serve spalare e dare aiuto, ecco che spunta il lato umano di Tsunoda, che le telecamere non mostrano mai. Con 24 gare in calendario, una vita professionale intensa, c’è spazio per una vita privata in un ragazzo di appena 24 anni (è nato l’11 maggio del 2000) che vive lontano dal proprio paese, dalla famiglia, dalle tradizioni?
«Non saprei rispondere. La mia passione è guidare veloce, mi piacciono le corse, ma soprattutto la guida veloce. Ho 24 occasioni per dimostrare quanto sono veloce. Certo ho una vita privata, è molto importante e cerco di viverla più che posso, specialmente con gli amici italiani. Non chiedetemi se parlo italiano, perché quel poco che so non è riferibile in pubblico! Colpa, si fa per dire, degli amici di Faenza con cui passo il tempo e scherzo quando riesco ad avere qualche momento per me. Ma non posso dimenticare che sono un pilota professionista, che questa è la mia vita al momento e che sto vivendo qualcosa che non tutti possono dire di aver vissuto, una esperienza unica e voglio massimizzare tutto quello che faccio».
In passato c’erano le prove in pista per verificare le novità tecniche, adesso si usa il simulatore. Appartiene a quale categoria di piloti: quella moderna o quella del passato?
«Lavorare al simulatore è molto diverso, in Red Bull ne abbiamo di buoni e di alto livello. È vero che c’è differenza fra la teoria e la pratica. Il problema sono le gare: con 24 GP credo di guidare abbastanza, senza dover aver voglia di provare ancora in pista. Se me ne mettono alcune in più, credo che morirò! La sessione di prove dal vivo è meglio, ma al momento attuale credo sia improponibile. Abbiamo una vita molto intensa, ma al momento provare al simulatore per quanto non sia il massimo, è la soluzione migliore».
Con Ayrton Senna vincitore con motori Honda in Giappone c’era un altissimo interesse per la F1, poi scemata nel tempo con la scomparsa del pilota brasiliano. Ritiene ci sia ancora interesse adesso visto che è un pilota nipponico di alto livello che corre pure con un motore Honda?
«Intanto non credo torneranno più i tempi in cui Senna correva con la McLaren Honda e c’era un entusiasmo unico. Aggiungiamo che per anni non c’è stato più un pilota giapponese e nemmeno un costruttore giapponese, per cui l’interesse è sempre scemato, calato anno dopo anno. Adesso vediamo una piccola inversione di tendenza, c’è crescita, non siamo ai livelli di Senna e degli anni 90, ma devo dire che ho visto dei progressi e un maggior interesse per la F1. Se dovessi vincere qualche Gp sono sicuro che le cose migliorerebbero di colpo! Ma fino a quel momento io posso solo dare il massimo, sperando di far aumentare l’interesse»,
Da pilota giapponese, secondo lei chi è stato il miglior pilota nipponico di tutti i tempi?
«Ogni pilota merita il rispetto per la sua epoca, perché capace di competere ad alto livello. Io conosco bene Takuma Sato, poi Kamui Kobaiashi, un amico. Ma sono piloti della mia generazione, questi li conosco e so cosa sanno fare, degli altri del passato ho solo grande ammirazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA Yuki Tsunoda, 24 anni, pilota giapponese della Racing Bulls / Ansa