Una scena del doc di Rai 1 “L’Osservatore Romano. Singolarissimo giornale” in onda la sera di Natale alle 00.10 - Rai
È il quotidiano internazionale fondato (più di 150 anni fa) nello Stato più piccolo del mondo ma viene tradotto dall’italiano in ben sette lingue e ha una distribuzione talmente ampia da non avere eguali. E, soprattutto, ha un lettore eccellente: «Lo leggo tutti i giorni e, quando non esce, mi manca qualcosa » dice papa Francesco a proposito del quotidiano della Santa Sede nel documentario di Francesco Zippel L’Osservatore Romano. Singolarissimo giornale che Rai 1 propone mercoledì 25 dicembre alle 00.10. Nell’intervista rilasciata agli autori Davide Azzolini e Giulio D’Antona, Bergoglio definisce, sorridendo, l’Osservatore Romano «il giornale del partito» e racconta: «Anche in Argentina c’era un’edizione settimanale in spagnolo e io la leggevo tutta dall’inizio alla fine perché avevo bisogno di capire. È un legame con la Santa Sede, con il magistero, con la vita e la storia della Chiesa». Prodotto da Dazzle Communication in collaborazione con Rai Documentari, L’Osservatore Romano. Singolarissimo giornale porterà per la prima volta gli spettatori all’interno della redazione e degli archivi, raccontando il mondo che si muove dietro a ogni numero del quotidiano. Lo farà mostrando anche le immagini delle vicende storiche che ha attraversato dal 1861: dodici papati, due guerre mondiali, due grandi pandemie, dieci giubilei. E lo farà, naturalmente, attraverso le voci di testimoni che racconteranno la loro esperienza e il loro legame con il giornale. Come quello del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, figlio di Enrico, giornalista e fotografo chiamato nel 1947 dall’allora sostituto della Segreteria di Stato monsignor Montini ad occuparsi del settimanale L’Osservatore della Domenica: «Quando mio padre mi portava con lui entravo in un mondo magico, pieno di foto, caotico, un po’ creativo come l’impronta che papà gli aveva voluto dare – ricorda -. L’altra parte magica era la tipografia, con le rotative che a me, bambino, facevano quasi paura. E poi gli odori di inchiostro, del piombo, del giornale appena uscito dalle macchine». A proposito di inchiostro e rotative Umberto Cremonesi, già capo della tipografia, ricorda in particolare due Papi: «Pio XII era il più severo di tutti. Correggeva con un tratto leggero di matita le encicliche che dovevamo pubblicare ma non si vedeva niente, c’era da scervellarsi. Quando, dopo sei mesi, finalmente le pubblicavamo, scrivevamo: “Come abbiamo potuto raccogliere dalle Sue Auguste labbra”, così in caso ci fosse stato qualche sbaglio… ». L’altro Papa particolarmente legato ai suoi ricordi è Giovanni Paolo II: «Prima della sua elezione avevamo già pronte le pagine con le foto di tanti cardinali ma non la sua. Quando lo elessero ci precipitammo tutti a cercare la foto e a preparare la pagina ». Tra l’altro, quando era ancora cardinale, Wojtyla collaborava con L’Osservatore e il documentario mostra le immagini della sua visita al quotidiano: «Qualcuno di voi penserà che sono qui per domandare i soldi per tutto quello che ho scritto e pubblicato. Non abbiate paura, sarebbe una cosa buona ma lasciamola cadere» scherzò il pontefice in quell’occasione. Dal passato al presente, l’attuale direttore Andrea Monda definisce L’Osservatore Romano «un quotidiano politico-religioso che tiene insieme le due cose: uno sguardo aderente alla realtà ma con la luce del vangelo con cui legge le vicende degli uomini». Monda osserva anche che «la comunicazione non è un orpello ma è l’essenza stessa della Chiesa che esiste per dare una buona notizia. Vangelo vuol dire “buona notizia” e ha bisogno di comunicatori, per questo Pio IX ebbe l’idea di dotarsi di un giornale». Un giornale in grado di stare al passo coi tempi, come dimostra ad esempio il mensile dell’Osservatore “Donne Chiesa Mondo” (per la sua coordinatrice Rita Pinci «il segno di una Chiesa in uscita che si apre anche attraverso i suoi mezzi di comunicazione») e, nell’auspicio di papa Francesco, «un giornale non di scrivania ma di strada, che arrivi a tutti, nella lingua di tutti». Proprio come “L’Osservatore di strada”, il mensile nato per dare voce ai poveri e agli esclusi, pubblicato (anche online) la prima domenica di ogni mese.