Le tombe nel chiostro della basilica del Santissimo Salvatore a Pavia - Università Cattolica
Diverse tombe sono state scoperte nel Piccolo Chiostro annesso alla basilica del Santissimo Salvatore, a Pavia. Gli scavi, condotti tra settembre e ottobre dall’Università Cattolica, hanno riportato alla luce numerose sepolture attribuite, da un lato, a membri della corte longobarda e, dall’altro, a monaci vissuti in epoca tardo-medievale. Ai lavori ha partecipato un gruppo di studenti provenienti dalle facoltà di Scienze dei beni culturali e di Archeologia e storia dell’arte, nonché dalla Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’ateneo milanese. Le ricerche si sono concentrate sull’area meridionale del chiostro, mentre quella settentrionale sarà oggetto di studio nel 2025. Le prime analisi della basilica risalgono al 2017, ma l’ottima conservazione del sito è stata accertata l’anno successivo.
«Sono state ritrovate oltre venti tombe alto-medievali in cassa di muratura spesso intatta, sia piana sia a doppio spiovente con laterizi integri, e di queste la più antica è intonacata e dipinta con una croce rossa al centro», spiega Caterina Giostra, docente di Archeologia medievale e direttrice degli scavi. Nel corso del tempo, i loculi sono stati aperti e riutilizzati per sepolture successive. Una pratica che potrebbe aver portato anche al «recupero di manufatti di pregio e con valore simbolico».
Le tombe alto-medievali scoperte nel chiostro appartengono a persone di rango sociale elevato, i membri della corte longobarda. La loro presenza in questa zona, vicino a cui passava la strada che portava in Piemonte e ai valichi alpini, è dovuta ad Ariperto I. Nel VII secolo d.C., il re longobardo ordinò la costruzione del primo mausoleo dinastico di Pavia, capitale del regno. In questa tomba monumentale, oltre al sovrano, furono seppelliti anche i suoi eredi fino all’inizio dell’VIII secolo. Si trattava della prima necropoli scavata in un edificio ecclesiastico regio, un mausoleo cattolico che non rispettava le tradizioni e la ritualità funeraria delle popolazioni germaniche.
Gli scavi archeologici - Università Cattolica
Sopra le sepolture longobarde di epoca alto-medievale, i ricercatori hanno individuato un secondo livello di tumulazioni, più modeste. Una stratificazione dovuta alla costruzione, nello stesso luogo, di un monastero voluto da Adelaide, moglie dell’imperatore del Sacro Romano Impero Ottone I. Queste tombe conservano i resti dei monaci che vi risiedevano nel Tardo Medioevo. L’area cambiò nuovamente utilizzo nel XV secolo, quando il complesso fu sostituito dall’attuale basilica del Santissimo Salvatore. Oggi, del monastero rimane traccia nella struttura sotterranea che collegava gli scantinati al pozzo al centro del chiostro.
Il gruppo di universitari che ha preso parte agli scavi è stato affiancato da tre professionisti, che hanno documentato il sito impiegando droni e tecniche di fotogrammetria tridimensionale da terra. Gli studenti, invece, si sono occupati del recupero, della pulizia e della catalogazione dei resti ossei. Questi saranno analizzati in una fase successiva della ricerca, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e del Laboratorio di antropologia e odontologia forense. Nello specifico, sui campioni di terra prelevati dai resti ossei saranno effettuate analisi antropologiche e chimiche. A queste si aggiungerà l’esame archeo-genetico, che attraverso il Dna nucleare antico definisce il profilo biologico degli individui per stabilire eventuali rapporti di parentela, il sesso, la posizione sociale, l’alimentazione e lo stile di vita. Un’attenzione particolare sarà rivolta alla provenienza, per capire se le persone sepolte siano di origine locale o se sia presente anche una componente nord-europea documentata in altre necropoli longobarde in Italia.