martedì 31 dicembre 2024
Un 2024 da incorniciare per l’azzurro, medaglia d'oro a Parigi e campione del mondo: «Un piacere immenso testimoniare agli altri che ognuno può farcela»
Il paraciclista azzurro, Fabrizio Cornegliani, 55 anni, campione paralimpico e mondiale a cronometro nell’handbike

Il paraciclista azzurro, Fabrizio Cornegliani, 55 anni, campione paralimpico e mondiale a cronometro nell’handbike - Ufficio Stampa Team Estra

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«Abbiamo vissuto un 2024 stratosferico, abbiamo lavorato tantissimo anche se i risultati sono stati il frutto di dieci anni di percorso». Fabrizio Cornegliani, 55 anni, da Miradolo Terme, in provincia di Pavia, guarda l’anno che sta per concludersi con soddisfazione. In questi dodici mesi l’atleta lombardo ha conquistato a distanza di tre settimane l’oro paralimpico e quello mondiale a cronometro nella handbike, categoria H1. « Ero cosciente di essere alla mia ultimissima occasione – dice il paraciclista, tesserato per il Team Equa, società pavese di Santa Cristina e Bissone, presieduta da Ercole Spada – è andato tutto come avevamo programmato. È come se si fossero allineati i pianeti. È stata durissima dal punto di vista mentale perché per dieci anni quelle gare sono state il nostro pensiero fisso, mentre fisicamente ci ho impiegato due mesi e mezzo per recuperare». Per salire sul gradino più alto del podio a Parigi 2024 Fabrizio è partito da molto lontano. « Ho sempre fatto sport – ricorda l’atleta – anzi fare attività sportiva è sempre stata la priorità della mia giornata. Nuotavo, giocavo a calcio, anche se il primo sport praticato in maniera strutturata con istruttori qualificati è stato l’atletica, ero specialista nei 400 piani e negli 800».

«Sono arrivato a essere tesserato per la Snam (storica società con sede a San Donato Milanese, ndr) – prosegue – poi la mia famiglia aveva bisogno che lavorassi, così ho smesso. Con l’atletica però ho cominciato per la prima volta a confrontarmi nella lotta contro il tempo. È una mo-dalità che non mente e soprattutto che non ti permette di nasconderti». Nel 2004, a causa di un incidente avvenuto durante un allenamento di arti marziali, di cui era istruttore, Cornegliani diventa tetraplegico. Durante la riabilitazione Fabrizio “incontra” l'handbike. « La prima volta che ci sono salito non ero tanto convinto – ricorda un po' divertito – a Miradolo Terme, il mio paese, c’era un ragazzo che la utilizzava e insieme ad altre persone mi volevano convincere a provare. Io avevo paura di farmi male, anche perché in quel momento avevo pochissimo controllo del tronco. Per fare i primi metri mi hanno dovuto legare, come mi succedeva quando andavo in macchina. Poi mi sono appassionato e sono arrivato a fare 50-60 km alla volta». Un amore, quello per la handbike che è sbocciato piano piano, al pari con i risultati e anche grazie al supporto di Alex Zanardi, quattro volte campione paralimpico tra Londra 2012 e Rio 2016».

Nel 2019 Alessandro – dice il paraciclista – mi aveva proposto di correre per lui con Obiettivo Tre (il team dell’ex campiosua ne di automobilismo, ndr) dopo i due Mondiali vinti a Maniago in Friuli, a Emmen in Olanda abbiamo conquistato medaglie, poi è scoppiato il Covid e ad Alex è successo l’incidente ». Nonostante la parziale delusione di Tokyo 2021, con l’argento nella crono, Fabrizio non ha mai mollato. « Mi alleno cinque giorni alla settimana per due ore, senza contare la parte di riscaldamento - racconta il lombardo – sono stato cresciuto sopportando carichi di lavoro molto pesanti, ma quello che cerco è soprattutto di fare un lavoro di qualità, perché come ripeto sempre non mi piace andare in strada a perdere tempo». Allenamento e gare, dove Cornegliani, anche grazie all'esperienza, ha imparato a gestirsi perlopiù in autonomia. «Sono un tipo di atleta – spiega il campione paralimpico e mon-diale – che quando è in handbike sa in base alle informazioni che riceve quando deve spingere, quando deve rifiatare. Riesco a capire dove è il limite». Con queste qualità e tanto lavoro Fabrizio è arrivato fino all’alloro a cinque cerchi. «Quel giorno a Parigi – ricorda Cornegliani – quando sono arrivato non sapevo ancora di avere vinto. Avevo scelto di andare in gara senza radio, da un lato perché non volevo trecento grammi in più da spingere dall’altro perché non volevo che nessuno mi “disturbasse” durante la gara». «Sapevo – prosegue – di essermi messo dietro il belga, ma dovevo aspettare il sudafricano. Ero tranquillo perché nel 2024 l’avevo sempre battuto con ampio margine. Poi quando è arrivato al traguardo, ero felice e incredulo, ma prima di esaltarmi e commuovermi ho aspettato di terminare tutti i controlli, a partire da quelli sulla carrozzina».

La vittoria di Parigi 2024, oltre ai tanti riconoscimenti, tra cui il “Collare d'Oro”, la massima onorificenza del Coni e del Comitato paralimpico italiano, ha portato a Fabrizio la possibilità di raccontare la storia a una platea ancor più ampia. «Quando entro in una clinica o in un ospedale – racconta Cornegliani, papà di un ragazzo di 14 anni – le persone stentano a credere che un uomo in carrozzina possa fare quello che ho fatto io. Se lo raccontasse una persona in piedi non avrebbe lo stesso effetto». « Il vero valore di testimoniare il mio percorso – spiega l’atleta del Team Equa - è la possibilità di entrare nella testa e nel cuore di chi mi ascolta. Perché quando usciranno e vedranno una persona sulla sedia a rotelle e disabile in generale non penseranno alle sue difficoltà, ma a quello che potrà fare». Un impegno, quello di raccontare la sua storia che Fabrizio vive con gioia. «Ovunque vada – dice il pluricampione del mondo – per me è un immenso piacere. Che io parli con i giovani o con gli adulti, con i bambini o con gli universitari (a dicembre 2024 è stato ospite del Corso Magistrale di “Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate” dell’Università di Pavia), questi incontri ricaricano le mie batterie, mi danno forza». Energie che aiutano a Fabrizio a guardare il futuro. « Non riesco ancora a pensare alla fine del prossimo quadriennio – conclude il pavese – vediamo come andrà il 2025. Se avrò la capacità di gestire le mie energie, i miei acciacchi e di dare sempre il massimo potremo puntare a Los Angeles 2028». Un obiettivo che a 60 anni per Fabrizio Cornegliani sarebbe un successo. Per un atleta che con il suo rigore e la sua forza di volontà è riuscito a realizzare i suoi sogni.

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