Aldo Agroppi aveva 80 anni - Ansa
Mai allineato, polemico, ironico, acuto: sicuramente mai banale e assolutamente autentico. Il calcio dice addio ad Aldo Agroppi: l'ex centrocampista e allenatore aveva 80 anni. Malato da tempo, da qualche giorno era ricoverato per una polmonite bilaterale in ospedale a Piombino, la città dove era nato il 14 aprile 1944. Sui campi di tutta la Figc si terrà, in suo ricordo, un minuto di silenzio.
"Un uomo autentico, schietto e mai banale", ha detto la sindaca di Firenze, Sara Funaro, assieme all'assessora allo sport, Letizia Perini. "Il calcio italiano perde un grande personaggio - ha affermato l'amministrazione di Firenze - prima da calciatore, poi da allenatore e anche da commentatore Agroppi ha sempre dimostrato di essere una persona speciale e con grandi valori. Lo ricorderemo sempre con stima e simpatia". "Ci uniamo al dolore della sua famiglia - conclude Funaro - alla quale porgo le condoglianze mie personali, dell'amministrazione e della città".
E la sua storia personale e professionale è stata sicuramente da romanzo e merita di essere raccontata. Tutto comincia negli anni '60, quando Agroppi tira i primi calci nelle giovanili del Piombino, poi Torino e Genoa, gioca con Ternana e Potenza in Serie C prima del ritorno in granata dove diventa una bandiera: otto stagioni, 212 presenze e 15 gol con la doppia ciliegina delle Coppe Italia vinte nel 1967-68 e 1970-71. Ha esordito in Serie A il 15 ottobre 1967, giorno della morte di Gigi Meroni dopo Torino-Sampdoria. Da calciatore chiude nel 1977, dopo due stagioni a Perugia, avendo indossato anche la maglia della Nazionale in cinque occasioni, la prima il 17 giugno 1972 in amichevole a Bucarest contro la Romania.
Dopo la carriera da calciatore, il passaggio alla panchina, e la seconda vita calcistica da allenatore: inizia col Pescara in Serie B nel 1980-81, la stagione successiva guida il Pisa alla promozione in A. Una breve parentesi al Padova, dal quale si dimette per quel male, la depressione, che come lui stesso ha più volte raccontato lo ha accompagnato fino alla fine. Ma nonostante tutto al calcio non ha rinunciato, sfiorando la Serie A col Perugia nel 1984-85 quando perde un solo match in campionato, che resta un record per il torneo cadetto. Poi la grande chiamata della Fiorentina, sempre in B, che però è segnata da un forte contrasto con gli ultrà viola che gli contestano la gestione della bandiera Antognoni. Il primo marzo 1986, fuori dallo stadio Franchi, viene sfiorata la rissa con i tifosi ma Agroppi viene soccorso da Daniel Passarella, un vero leader dello spogliatoio sia nell'Argentina campione del mondo che nei club, come nella stessa Fiorentina e poi successivamente per due stagioni all'Inter. Le liti: altro marchio di fabbrica di Agroppi. Da Antognoni a Gentile, passando per Lippi, il tecnico di Piombino non ha risparmiato nessuno senza mai - raccontava poi - portare rancore. Nella sua parabola calcistica c'è stato spazio anche per una squalifica per quattro mesi per omessa denuncia nel caso del Totonero-bis. Prima di chiudere, senza grosse fortune, sulle panchine di Como, Ascoli e ancora Fiorentina. Con i viola l'ultima panchina datata 1993. "Allenare è bello quando vinci, se perdi tutto è complicato" diceva Agroppi quando raccontava del male che lo logorava dentro. Della sua depressione non aveva fatto mistero, come dell'infanzia complicata, vissuta con i nonni, i genitori separati e un fratello morto giovanissimo.
Dopo l'uscita dal calcio giocato e "allenato" apre un'altra parentesi, diventa opinionista televisivo - uno dei primi - segnalandosi per il suo modo di commentare diretto, per il suo modo di vedere il calcio e le sue posizioni anticonformiste. Non passavano inosservati i toni accesi e sarcastici. E ora il calcio lo piange.
"Tutta la Fiorentina - ricorda il club viola - esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Aldo Agroppi. Da calciatore aveva vestito la maglia del Torino (due Coppe Italia vinte e più di 200 presenze granata) e da tecnico si era seduto sulla panchina viola tra l'85 e l'86 e il 1993 per oltre 40 gare". A salutare Agroppi anche il Perugia: "Con i grifoni conduce altri due buoni campionati in massima serie, vestendo varie volte anche la fascia di capitano prima di ritirarsi dal calcio giocato alla fine del torneo '76-'77. Da allenatore, dopo aver guidato alcune squadre giovanili biancorosse, torna in prima squadra prima nella stagione '82-'83 e a seguire nell''84-'85 raggiungendo il quarto posto perdendo coi biancorossi una sola partita, tuttora un primato per la Serie B, e restando in corsa per la promozione in massima serie fino all'ultima giornata, mancandola per un solo punto". Polemico, a volte burbero, mai allineato: il calcio lo aveva inseguito, non senza soffrire, diventandone però un protagonista. In campo, in panchina e anche in tv ironico polemista di un calcio che non c'è più. Parole di stima e di cordoglio sono state espresse anche dalla Lega Pro, dalle società calcistiche Potenza, Padova, Torino, Livorno, oltre che da Fiorentina e Perugia e tanti altri club.