Il carro funebre si avvia a lasciare la casa di Franco Battiato a Milo - Ansa
Anche l’Etna ha salutato la partenza terrena di Franco Battiato. Dopo quaranta giorni di calma, il fuoco incandescente del vulcano si è riattizzato prorompendo. Una colata di lava che i vulcanologi hanno subito battezzato “Franco Battiato” e tale negli annali resterà, la “fontana” del 19 maggio. Poco sotto la montagna, nella rosea villa Grazia di Milo, a salutare per l’ultima volta il grande artista siciliano c’era la commozione dei presenti e, impalpabile, l’immensa gratitudine degli assenti. Un intero Paese, quella povera Patria che Battiato cantò quando la primavera tardava ad arrivare.
Un centinaio le persone riunitesi nella casa che da trent’anni era diventata la dimora di Franco, che porta il nome della madre. Lì il fratello Michele ha chiamato a raccolta gli amici più intimi, tra cui diversi artisti della prima ora come Alice, Roberto Cacciapaglia e Yuri Camisasca e altri della carriera successiva del grande artista come i conterranei Carmen Consoli, Luca Madonia e Giovanni Caccamo. Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni monaci buddisti, come quelli che Battiato aveva voluto incontrare a Katmandu a conclusione del suo viaggio “spirituale” per realizzare sette anni fa l’ecumenico documentario Attraversando il bardo, un’indagine mistica sul transito dell’essere umano dalla dimensione terrena a quella successiva.
Quella porta misteriosa che ognuno è chiamato a varcare e che Battiato aveva sublimamente cantato a chiusura dell’album Dieci stratagemmi nel brano La porta dello spavento supremo. Un’immagine implicitamente rievocata ieri da padre Orazio Barbarino, amico di Franco e parroco nella vicina Linguaglossa: «Franco era tutto, era anche cristiano. Come presbiteri abbiamo raccolto il suo messaggio, ovvero che lui non è morto: la morte è solo un passaggio. Franco è passato da una stanza ad un'altra» ha detto il sacerdote, sottolineando il carattere ecumenico della cerimonia, in linea con la spiritualità dell'artista. Durante la veglia è stata poi ripetuta una preghiera che Battiato amava in modo particolare: «Padre mio, io mi abbandono a te. Fa di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio».
«Grande dignità quella dei familiari di Franco in un momento di grande sconforto – ha commentato il sacerdote concelebrante Guidalberto Bormolini, conosciuto da Battiato prima di realizzare il documentario del 2014 Attraversando il bardo, di cui il monaco e teologo era stato un protagonista -. Solo un miracolo poteva cambiare la sorte di Franco. Il suo ultimo momento di vita è stato come una piccola luce che si spegne per avvicinarsi ad una luce più grande".
Decine di concittadini, estimatori e fan del cantautore intanto davanti a villa Grazia sostavano in silenzio e in raccoglimento, in piena sintonia con il carattere stesso di Battiato. Chi aveva portato fiori, chi biglietti di ringraziamento e di affetto. Affisso sul cancello della residenza una partecipazione del Comune di Milo, che ha proclamato il lutto cittadino. «Franco Battiato è stato il miglior concittadino che abbiamo avuto – ha detto Enzo Caragliano, sindaco di Riposto, la città natale di Battiato che ai tempi, nel 1945, si chiamava Jonia -. Gli ha dato i natali e lui lì è cresciuto per le future avventure nelle strade del mondo che lo hanno portato ad essere una figura universale. Gli intitoleremo una grande piazza fronte mare così lui potrà vedere sia il mare e sia l'Etna che amava tanto».
Il capoluogo Catania, invece, al suo ex cittadino (prima di trasferirsi definitivamente a Milo) dedicherà il lungomare, ha annunciato il sindaco Salvo Pogliese. «La spettacolarità del nostro lungomare che unisce visivamente l'Etna con il mare Ionio, nel contesto della roccia lavica delle antiche eruzioni del nostro Vulcano - ha spiegato - diverrà simbolo di un uomo, un artista che ha interpretato magnificamente i valori della natura travalicando i confini della Sicilia e dell'Italia per la sua innata capacità di cogliere i sentimenti più profondi dell'umanità».
«La grande emozione che ha suscitato in tutta l'Italia la morte di Franco Battiato - ha aggiunto il sindaco catanese - ci ha convinti che per ricordare una personalità che ha segnato i sentimenti di generazioni di cittadini, era necessario intestargli un luogo che ne ricordasse la grandezza artistica e di innamorato della nostra città, che per il suo straordinario talento lo aveva adottato fin da giovanissimo». Il sindaco ha anche fatto sapere che sul Lungomare verrà posizionata una grande immagine di Battiato realizzata da artisti della street art e che altri luoghi della città, evocativi dal punto di vista artistico culturale e naturalistico, potranno essere dedicati a Battiato.
Erano circa le 12.30 quando, terminata la veglia, l'auto con il feretro ha lasciato villa Grazia tra gli applausi. Le persone in lacrime non si contavano. Tanti hanno sussurrato «ciao Franco». Il corpo di Battiato, per sua espressa volontà, sarà cremato e le ceneri torneranno a Milo, nella casa dove aveva scelto di vivere gli ultimi anni della sua vita, la casa che lo accoglierà anche dopo la sua morte, il suo passaggio.