mercoledì 27 novembre 2024
Il direttore tecnico della Nazionale, Cesare Pisoni: «Siamo in pista a tutto campo, soprattutto nell’alpino. Che però porta poche medaglie: si punta troppo sull’acrobatico»
Edwin Coratti in gara

Edwin Coratti in gara - Ansa/Igor Kupljenik

COMMENTA E CONDIVIDI

La marcia verso Livigno scatta dalla Cina. Tra poco meno di quindici mesi i titoli olimpici dello snowboard saranno assegnati in Alta Valtellina, dove fervono i lavori di costruzione delle strutture che ospiteranno le cinque specialità della tavola. Gesti diversi che possono essere raggruppati in tre grandi famiglie: il cross, l’alpino e il freestyle. Nel primo gruppo rientra lo snowboardcross, la specialità di Michela Moioli, oro individuale a Pyeongchang 2018 e argento a squadre, insieme a Omar Visintin, a Pechino 2022. «Michela sta bene e negli allenamenti ha dimostrato di essere in forma anche sul piano tecnico. I crossisti azzurri stanno rifinendo la preparazione a Cervinia, dove scatterà la coppa del mondo il 15 dicembre », racconta il direttore tecnico della Nazionale italiana, Cesare Pisoni. Nel weekend si avvierà invece il cammino degli specialisti di gigante e slalom parallelo, in azione in Cina. «Le discipline alpine sono quelle che storicamente ci hanno regalato le migliori soddisfazioni. Il team è davvero forte e ben assortito con 9 maschi e 4 femmine ». L’uomo di punta è Edwin Coratti, mentre tra le donne la stella è Lucia Dalmasso. Da seguire anche la sorella di Coratti, Jasmin, classe 2001, e l’immarcescibile Roland Fischnaller, il più anziano del team con i suoi 44 anni. «Roland è un leone, ha fatto la sua prima Olimpiade a Salt Lake City nel 2002 ed è ancora competitivo adesso che ci stiamo avvicinando ai Giochi 2026». L’altoatesino potrebbe diventare uno dei pochi azzurri a disputare sia la rassegna a cinque di Torino sia quella di Milano-Cortina: «La sua convocazione non sarà scontata, perché purtroppo nel calendario olimpico ci sarà una sola prova di alpino, il gigante parallelo, e pertanto gli azzurri in gara saranno appena quattro, meno della metà di quanti oggi formano il gruppo di Coppa del mondo». L’alpino sarà quindi la specialità con meno titoli olimpici in palio (due, contro i tre del cross e i sei del freestyle), ma in compenso con l’arrivo del nuovo title sponsor le tappe del circo bianco sono aumentate: «Le prime quattro gare saranno in Cina, poi nel corso della stagione tra gigante e slalom arriveremo a toccare 18 tappe, mentre il circuito del cross si fermerà a dodici. Numeri in crescita rispetto al passato quando si faticava ad allestire un calendario decente». Colpa anche dell’esplosione del nuovo settore, il freestyle, dove competono gli acrobati della tavola, nella storica disciplina dell’Halfpipe, il mezzo tubo, e in quelle più giovani del Big Air e dello Slopestyle. «Certamente le nuove generazioni sono più attratte da queste specialità che da quelle tradizionali, ma in termini numerici gli sport acrobatici per definizione non saranno mai di massa. Se ci pensiamo bene il turista della domenica fa le curve e non i salti, quindi la base sarà sempre rappresentata dalle specialità alpine». In più per la parte acrobatica occorrono strutture complesse. «Oggi per fare l’Halfpipe servono muri alti sei metri che si possono allestire solo con macchinari specifici. In passato, invece, con le pareti più basse bastava un badile per sistemare la pista. Ben venga quindi lo Snowpark, di Livigno che per noi rappresenterà una grande eredità olimpica». Essendo pochi gli azzurri di alto livello in questo settore, la qualificazione olimpica non costituirà un grattacapo per Pisoni: «Nel Big Air e nello Slopestyle il più forte italiano al momento è il diciottenne Ian Matteoli – classe 2006 di Bardonecchia, figlio di Andrea, ex azzurro dell’alpino –, già capace di salire sul podio in Coppa. Nell’Halfpipe invece abbiamo un solo uomo in grado di potersi qualificare per i Giochi, l’italoamericano Louie Vito, che ha cominciato difendendo i colori degli Stati Uniti e poi è approdato in azzurro». Ormai la polivalenza è solo nelle categorie giovanili («I ragazzini provano tutte le specialità, poi man mano che si cresce ci si specializza») mentre nel circuito maggiore i tre settori sono completamente staccati: «Si assegnano infatti tre coppe del mondo generali e otto di specialità». Nel 2008 il successo a cinque cerchi di Moioli fu una manna dal cielo per incrementare la base, adesso servono altri trionfi del genere per rimpinguare i numeri: «L’alto livello è fondamentale per fare crescere il movimento, quindi i risultati sono indispensabili per garantirsi il futuro». Concorrenza spietata tra sport per attirare i giovani. L’effetto Sinner rimbalza indirettamente anche sulla neve.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: