sabato 1 febbraio 2025
"Il corpo umano" arriva a tre anni da "Il disco del sole". Quindici canzoni per un viaggio musicale che parla di libertà e autenticità
Lorenzo Jovanotti Cherubini

Lorenzo Jovanotti Cherubini - Agenzia Romano Siciliani

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“Non è sempre primavera / osserva la natura / e credi in un amore immenso / grande da far paura / vivi la tua avventura / Respira”. Una forza vivificante parla a Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, in uno dei momenti più bui della sua vita, quello all'incidente in bicicletta a Santo Domingo nel 2023, con la rottura del femore e della clavicola, le due operazioni, la lunga e difficile riabilitazione.

Ma ora è il momento della rinascita. La pensosa ballata Grande da far paura, scritta di getto in mezzo ai boschi della sua Cortona in un giorno di grande dolore fisico, è il brano cardine del nuovo album dell’artista, Il corpo umano vol. 1 uscito ieri per Island/Universal Music. In attesa di partecipare come super ospite la prima serata del Festival di Sanremo 2025 con una esibizione live ad hoc, da marzo parte PalaJova con già 26 sold-out in calendario.

Jovanotti si è ripresentato qualche giorno fa in pubblico dopo ben due anni al Teatro Liriico Giorgio Gaber di Milano, mostrandosi in piena forma fisica, ma con uno sguardo che dice molto del trauma da cui la musica lo ha aiutato a uscire come una terapia: « Non pensavo mai al corpo prima o lo facevo in maniera primitiva. Poi il corpo si è rotto, ed è vero che ti accorgi delle cose quando ti mancano come l'aria».

Il nuovo album arriva a tre anni da Il disco del sole, e propone ben quindici canzoni tutte diverse tra loro, e ognuna parte di un corpo unico, tra contaminazioni che vanno dall'Oriente al Mediterraneo, fino all'America Latina. Un viaggio musicale che parla di libertà e autenticità, nel quale Jovanotti rinasce reinventandosi ancora, sostenuto dalla collaborazione di tre importanti produttori, Dardust, Michele Canova e Federico Nardelli.

Non a caso il primo brano lanciato su radio e piattaforme è stato Montecristo, che ricorda la caduta e la rinascita del celeberrimo conte di Dumas. Invece il titolo di questo album intenso per contenuti e musicalmente forte, si riferisce non solo al corpo “ferito” dell’artista, ma al concetto di corpo su cui egli ha riflettuto perché “è con il corpo che attraversiamo il passaggio terreno, prima e dopo è un grande mistero (uno spazio che il Cristianesimo ha tentato di riempire), durante possiamo essere e osservare, vivendo – prosegue citando letture e riflessioni -. Del corpo umano si sono proprio occupati tutti, Gilgamesh parla del corpo oltre 5000 anni fa, i poemi omerici parlano di corpi che combattono e viaggiano, la Bibbia parla del corpo, il Cristianesimo parla del corpo di Cristo. E poi san Francesco d’Assisi che chiama il suo corpo “il mio asino”, i santi che fanno del loro corpo un campo di battaglia e di ricerca come santa Caterina…».

Ogni traccia del disco è una tappa di un percorso personale e universale, con suoni contemporanei, elettronica, ritmi reggaeton, hip-hop, testi scanzonati e introspettivi. Un disco nato avvolto dall’amore, e si sente, della moglie Francesca e della figlia Teresa, cui Jovanotti dedica il lavoro (dolcissimo il brano d’amore Un mondo a parte).

Quello che colpisce è la sincerità totale di questa autobiografia in musica, dove Jovanotti affronta il tema della morte, dopo avere rischiato la vita per setticemia come canta in Fuorionda “che quel giorno in ambulanza ho capito che si muore / ed è stata la prima volta che il protagonista ero io”.

Al viaggio dentro di sé Jovanotti accompagna quello per le strade del mondo, lui viaggiatore incallito aperto sempre a nuove esperienze, anche paradossali come canta nella giocosa Celentano nata durante un viaggio in bicicletta nel Caucaso centrale. Ma anche un mondo in cui tutto viene terribilmente “normalizzato”, canta e balla Lorenzo in 101: “Tutto normale vado su Marte con un low cost / Dichiaro guerra con un post”. Più amaro Lo scimpanzé che mostra le contraddizioni della società invitando su una musica incalzante alla tolleranza: “Olio bollente contro la gente e nelle dita polvere da sparo / Non indicare mi diceva mio padre che è maleducazione / Non giudicare mi diceva Gesù nell’ora di religione”.

Non resta che allargare le braccia e abbracciare il mondo nella solare dichiarazione d’amore latinoamericana Universo o tornare a volare con la fantasia come si faceva da bambini nella bellissima e poetica L’aeroplano. A chiudere il viaggio, il brano che dà il titolo all’album, uno scatenato sirtaki che diventa disco house, una danza liberatoria dove si canta “che gioia immensa / vedere il corpo umano che sublima la violenza in una danza”. Bentornato Jovanotti, è qui la festa.

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