sabato 1 febbraio 2025
Jovanotti, la stilista Maria Grazia Chiuri e la graphic designer Kristjana S Williams sono i protagonisti di “En Route”, mostra dedicata alle imprese di viaggiatori e viaggiatrici di fine Ottocento
L'installazione di Jovanotti nell'ingresso della Biblioteca Vaticana per la mostra "En Route"

L'installazione di Jovanotti nell'ingresso della Biblioteca Vaticana per la mostra "En Route" - © Biblioteca Apostolica Vaticana

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I due libri fondativi della civiltà occidentale sono la storia di una guerra e il racconto di un viaggio. La stessa Bibbia ha al suo cuore una lunga serie di viaggi, da quello di Abramo all’Esodo fino ai molti di Paolo (e anche Gesù, a ben vedere, cammina parecchio). Viaggio e libro, viaggio e scrittura, viaggio e arte sono binomi nativi. Si viaggia e si racconta, poco importa se la spinta a partire sia la sopravvivenza o il desiderio di conoscere. Può sembrare quasi ovvio che la Biblioteca Apostolica Vaticana contenga nella sua grande pancia volumi e carte dedicati al viaggio. Può però sorprendere che non solo ci siano interi fondi, ma anche con un carattere che non abbineremmo alla “biblioteca del papa”. È il caso di quello del diplomatico biellese Cesare Poma (18621932), che alla fine dell’Ottocento svolse importanti incarichi in diverse parti del mondo, raccogliendo tra l’altro una straordinaria collezione di quotidiani in tutte le lingue e le scritture possibili. A questo materiale si aggiungono alcune copie di “En route”, giornale di viaggio al quadrato, in cui tra 1895 e 1897 due giornalisti francesi, Lucien Leroy e Henri Papillaud, raccontarono il loro giro attorno al mondo. Tutto questo diventa il nucleo attorno a cui si costruisce la mostra giubilare della BAV, “En Route” (aprirà al pubblico, su prenotazione dal 15 febbraio e durerà per tutto l’anno), curata da un team di ricercatori coordinato da Giacomo Cardinali, commissario della Sala Espositiva Permanente della Biblioteca. La squadra, visto il carattere del materiale, ha chiamato a lavorare un gruppo di creativi altrettanto sorprendente: Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa della Maison Dior, e la graphic designer islandese Kristjana S Williams. Filo conduttore della mostra è dunque quello dei “giri del mondo” che, sulla scorta anche dell’immaginario impiantato da Jules Verne, si sono moltiplicati mentre il XIX secolo correva verso la sua conclusione. Il mondo si faceva più piccolo e insieme più grande.

Questo desiderio allargato di vedere in prima persona è tornato prepotente con l’esigenza di ritrovare un viaggiare lento ed è dopo tutto quello alla base dello scorrazzare di Jovanotti in bicicletta in ogni parte del globo. A Lorenzo Cherubini è stata assegnato il preludio della mostra, una sorta di festeggiamento dello spirito del viaggio. Il cantautore ha allegramente scompaginato l’ingresso della Biblioteca con un montaggio di oggetti (ci sono la sua bicicletta con i bagagli, la chitarra, una mirrorball come mappamondo, ma anche la sua biblioteca di viaggio), disegni e suoni. « Il mio lavoro nella mostra è senza presunzione – spiega –. Non faccio installazioni, non ho mai fatto una mostra, non ho una presenza in gallerie. Sono un artista di spettacolo. Ma la mia produzione è molto legata all’esplorazione, mi considero un cercatore di sonorità e mondi musicali. Ho occupato l’ingresso della biblioteca come una bacheca di ricordi e suggestioni. Il suo cuore però è sonoro: due ore in loop in cui ho rimescolato ciò che ho sentito e realizzato in 58 anni di vita e 40 di dischi. Ci sono le mie canzoni, paesaggi sonori e voci che ho registrato sul campo, flussi di coscienza ». E aggiunge: «Volevo interpretare il ruolo del cavallo di Troia. Far venire a qualcuno che non sarebbe mai venuto qui, di visitare la Biblioteca Apostolica Vaticana. Si tratta di entrare in un luogo importante della nostra storia, di sentire il cuore battere per qualcosa che non conosceva prima, in un mondo minacciato dall’opportunità di non scoprire più nulla, perché l’algoritmo ci propone ciò che già sappiamo. Il senso del viaggio è il contrario: scoprire quello che non siamo e che potremmo essere».

Un'opera di Kristjana S Williams ispirata al Fondo Poma della Biblioteca Apostolica Vaticana

Un'opera di Kristjana S Williams ispirata al Fondo Poma della Biblioteca Apostolica Vaticana - © Biblioteca Apostolica Vaticana

C’è un’idea di viaggio come festa che si riverbera nelle altre sezioni. Kristjana S Williams trasforma una collezione piuttosto seriosa come quella di Cesare Poma in un caleidoscopico sogno tropicalista. L’artista, abituata a manipolare il repertorio visivo di epica vittoriana, rielabora il materiale che emerge dai documenti del diplomatico dando forma a cartografie esatte e incongrue, in cui ogni dettaglio racconta una storia. Nelle bacheche troviamo le copie dei quotidiani, studi linguistici, dispacci ma anche i romanzi di Verne, manuali sulla bicicletta, guide per viaggiatori (tutti parte della collezione della Vaticana), persino un gioco in scatola ispirato alle imprese di Nellie Bly. Perché studiando i giri del mondo del console Poma e dei giornalisti francesi sono emerse sempre più numerose figure di donne, come appunto Bly, Elizabeth Bisland, Annie Londonderry (in bicicletta), Gertrude Bell e le gemelle Smith, che – quando una donna non poteva andare non accompagnata neppure in un museo – partirono sole alla volta del loro particolare tour du monde.

A loro è dedicata in particolare la terza parte della mostra, curata da Maria Grazia Chiuri: «La moda è transitoria, appena fatta è già passata. In questo senso, è un continuo viaggio. Ma gli elementi che costituiscono la moda sono mappe, a partire dal cartamodello. Queste donne viaggiando hanno sentito il bisogno di cambiare il proprio abito, per comodità e necessità. Abbiamo mappato il loro viaggio e insieme i cartamodelli degli abiti che indossavano e li abbiamo sovrapposti in nuove mappe. Inoltre abbiamo guardato i tessuti e i ricami incontrati in ogni paese attraversato, riscontrando tecniche identiche, magari viste come identitarie, chiamate in modo diverso». Il risultato è una serie (magnifica) di mappe e di globi tessuti e ricamati che abita la Sala Barberini (e a cui fa eco, nel Salone Sistino, una Mappa di Alighiero Boetti, della Collezione Intesa-Sanpaolo). La realizzazione è stata affidata alla Chanakya School of Craft, in India, diretta da Karishma Swali, dove viene insegnato il ricamo come pratica artigianale e artistica alle donne: “In India – spiega Chiuri – il ricamo è maschile, si tramanda di padre in figlio. Le donne lo usano solo con finalità domestiche. In questa scuola possono capire il potenziale in loro. Queste donne non hanno mai viaggiato. Allora abbiamo chiesto loro di fare il proprio mappamondo». Ne sono nati due globi ricamati, composti di case e di giardini, non lontani dall’immaginario delle mappe più antiche conservate nella Vaticana.

L'installazione di Maria Grazia Chiuri nella Sala Barberini della Biblioteca Apostolica Vaticana per la mostra 'En Route'

L'installazione di Maria Grazia Chiuri nella Sala Barberini della Biblioteca Apostolica Vaticana per la mostra "En Route" - AB

La mostra – che ha anche un ben documentato racconto online – come tutte le altre della BAV, è innanzitutto percorso di studio e di apertura. «Alla base – spiega Cardinali – c’è la volontà di trovare un punto di incontro tra una istituzione secolare e il tempo in cui viviamo, tra attività di ricerca e quanto succede fuori dalle mura vaticane. Abbiamo sempre cercato, e in questo caso ancora di più, interlocutori lontani dal nostro mondo. La diversità è la virtù. Ma abbiamo trovato che il metodo era comune: abbiamo studiato tutti». Il fondo Poma era da tempo al centro dell’attenzione e dei desideri della BAV: « È tanto bello quanto problematico. Consta di 1.200 numeri di quotidiani dalle parti del mondo più estreme. Ci sono giornali in cui lingua e alfabeto non coincidono. Sono un rompicapo. Maison Dior ha accettato, ed è titolo di merito, di sostenerne la catalogazione. Da questa partnership è nata la collaborazione per la mostra». Come osserva Angelo Vincenzo Zani, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, “En route” con i suoi innumerevoli viaggi intende interpretare lo spirito di questo Anno Santo, “La Speranza non delude”: « La speranza – ha detto – è una virtù che cammina. In questo tempo che sembra cosparso di delusioni il richiamo è a stare dentro l’inquietudine. La fede è una ricerca, un germe che non lascia pace. Il mappamondo è una risposta alla speranza. Il tessuto lo è. È cucire assieme elementi eterogenei e farne una visione».

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