L'ultima riunione della nuova Commissione Ue in un post X pubblicato da Gentiloni - ANSA
Con 370 sì, 282 no e 36 astenuti la Commissione Von der Leyen II ha passato il vaglio del Parlamento Europeo, e potrà così iniziare a lavorare dal primo dicembre. Un voto che è nettamente inferiore ai 401 voti ottenuti da Ursula von der Leyen al voto di conferma della sua nomina a luglio, ed è il peggior risultato ottenuto negli ultimi anni da un collegio di commissari. Nel 2019, il suo collegio aveva ottenuto 461 voti.
A pesare i molti franchi tiratori nei gruppi che la hanno votato: Popolari (gli spagnoli che invece hanno votato no), Liberali di Renew (diviso), Socialisti (contrari francesi e belgi, astenuti i tedeschi, sì di buona parte del Pd, ma con vari dissidenti), circa metà dei Verdi (tra i no gli italiani) e una buona parte dei Conservatori (tra cui FdI, belgi, cechi, contrari i polacchi). Contrari all’unanimità il gruppo dei Patrioti per l’Europa (di cui fanno parte la Lega, i lepeniani e il Fidesz di Orbán), l’Europa delle nazioni sovrane (dominate dall’estrema destra tedesca AfD), e l’estrema sinistra di Left (cui aderisce M5S).
Non una partenza alla grande, insomma, per il secondo mandato di Von der Leyen.Nel suo discorso di fronte all’aula, Ursula Von der Leyen ha rievocato la lotta per la libertà dell’Europa dell’Est sotto l’occupazione sovietica ma anche la liberazione di Strasburgo dai nazisti nel novembre 1944. “La nostra generazione di europei – avverte - deve di nuovo lottare per la libertà e la sovranità”. Una unità che, ha sottolineato “dipende sempre più dalla nostra forza economica”, dalla “nostra capacità di competere, innovare e produrre”.
Von der Leyen annuncia così come “prima importante iniziativa” una “bussola di competitività”. Tra i maggiori progetti, la tedesca cita “un piano comune per la decarbonizzazione e la competitività”, per conciliare crescita economica e riduzione delle emissioni, e la promesse di un “Clean Industrial Deal” entro i primi 100 giorni.
Ma c’è anche la questione della Sicurezza e della Difesa. Si tratterà di “rafforzare la base industriale della difesa”. “La Russia – dice Von der Leyen - investe il 9% del pil, noi solo l’1,9%. C’è qualcosa di sbagliato in questa equazione”. Ci sarà anche il primo commissario alla Difesa (Andrius Kubilius), entro i primi 100 giorni la Commissione presenterà un “Libro bianco sul futuro della difesa europea”. Il tutto ribadendo ancora una volta che “vogliamo l’Ucraina parte dell’Ue, e resteremo al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario”. Sulla migrazione, Von der Leyen ha promesso “un approccio fermo ma al tempo stesso giusto”.
Parlando di Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo per la Coesione e le riforma, Von der Leyen ha affermato che “dobbiamo lavorare per affrontare le questioni che affrontano le regioni dai cambiamenti demografici al cambiamento climatico alla necessità di infrastrutture moderne. Questo è il cuore della libertà di cui parlo oggi”. Von der Leyen ha inoltre sottolineato di esser riuscita a portare a 11 il numero di commissarie donne, rispetto alle 5 delle designazioni iniziali. Il dibattito che ne è seguito è stato vivace, con il leader popolare Manfred Weber messo sotto accusa da Liberali, Socialisti e Verdi per i suoi ammiccamenti a destra, soprattutto con i Conservatori.
“Voglio ringraziare – ha detto il capogruppo Ppe - i miei colleghi Iratxe (Garcia, presidente dei Socialisti ndr) e Valérie (Hayer, presidente dei liberali di Renew ndr), abbiamo lavorato insieme in modo molto intenso nell'ultimo mese. Voglio ringraziare i Verdi per l'approccio costruttivo ma anche Nicola (Procaccini, FdI e copresidente dei Conservatori ndr)”. Aggiungendo, tra fischi dell’estrema destra, che Afd, Le Pen e Orbán “sono nemici politici” dell’Ue. “Abbiamo trovato un accordo tra le forze politiche – ha dichiarato la presidente dei Socialisti&Democratici Iratxe Garcia Perez - e gli accordi vanno rispettati: è un dovere essere fedeli alla maggioranza europeista, non si può costruire l'Europa con chi la vuole distruggere”. Per il sì del Pd (anche se ci sono stati vari “dissidenti”) si è espresso il capo delegazione Nicola Zingaretti. “I nazionalisti non hanno un'idea diversa di Europa – ha detto - non vogliono l'Europa unita e, anzi, nel mondo si alleano con i nemici dell'Europa. Oggi voteremo sì perché l'Europa per esistere deve partire. Non faremo regali a Donald Trump o a Vladimir Putin. Ma da ora nessuno sconto”.
“Siamo certi – ha dichiarato la co-presidente dei Verdi Terry Reintke - che solo essendo pro-europei e avendo maggioranze pro-europee al centro potremo avere un'Europa funzionante”. “Ma fare Fitto vicepresidente è stato un errore” dice l’altro co-presidente Bas Eickhout. Per i Conservatori ha parlato Procaccini, annunciando “libertà di voto” per le delegazioni del suo gruppo in nome dei rispettivi “interessi nazionali”, e dell’”idea originale e meravigliosa di una Europa dei popoli, ‘unita nella diversità’”. Durissimi naturalmente gli attacchi dalle estreme.
“Chi vota questa Commissione – tuona il capodelegazione della Lega Paolo Borchia - si accontenta di un’Unione ridimensionata a livello mondiale, che abdica il suo ruolo a Cina e Stati Uniti. Chi la vota, avalla gli accordi tradiscono la volontà popolare”. La co-presidente dell’estrema sinistra Left Manon Aubry ha parlato della “commissione più a destra della storia” che “ha steso un tappeto rosso a ogni nemico della democrazia. Il regno dell'estrema destra parte oggi”.