mercoledì 27 novembre 2024
I delicatissimi equilibri in Medio Oriente corrono sul filo del cessate il fuoco siglato tra Tel Aviv e Hezbollah: ecco cosa significa, come ci si è arrivati e perché si è aperto uno spiraglio su Gaza
Cartelloni coi volti simbolo di Hezbollah lungo le vie di Beirut

Cartelloni coi volti simbolo di Hezbollah lungo le vie di Beirut - Ansa

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Il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah ha preso il via alle 3 di mercoledì 27 novembre, ora italiana (erano le 4 del mattino in Libano). Un accordo che arriva dopo due mesi di scontri violentissimi, annunciato dal primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e frutto di un’intensa mediazione statunitense. Tutto quello che c'è da sapere.

Si tratta di un accordoo di un accomodamento?

Formalmente si tratta di un accordo e a firmarlo sono stati Israele e Libano anche se lo Stato ebraico è in guerra con Hezbollah. Beirut si fa garante del cessate il fuoco da parte di quest’ultimo. In base alla Costituzione libanese, una nuova intesa deve ricevere il via libera del Parlamento, di cui Hezbollah è parte. Per questo, preferisce parlare di «accomodamento»: una semplice esplicitazione per rendere operativa la risoluzione Onu 1701 del 2006, già approvata dall’Assemblea.

Che effetto avrà la tregua sul conflitto con Hamas?

Per quasi quattordici mesi, Hezbollah ha ripetuto il rifiuto a un’intesa che non includesse il fronte sud ovvero la Striscia. Con la normalizzazione della situazione a Nord, ora, invece, l’esercito israeliano può concentrare tutta la propria forza contro Hamas a Gaza. Da mesi, però, fonti delle forze armate sostengono che le capacità operative del gruppo armato sono già praticamente azzerate. Restano sacche di resistenza difficili da eliminare per via militare. Sul terreno, dunque, non si sa cosa effettivamente potrebbe cambiare. Alcuni analisti non escludono che le parti potrebbero essere spinte a replicare a Gaza la tregua libanese. Hamas aperto alla possibilità. La linea rossa resta, però, la fine della guerra: i miliziani non sono disposti a rilasciare gli ostaggi senza la garanzia della fine delle ostilità. Ma il premier Benjamin Netanyahu è categorico.

Che cosa accadrà alla scadenza dei due mesi?

Formalmente, l’accordo di cessate il fuoco ha una durata di 60 giorni. Potrebbe, però, finire prima in caso di violazione da una delle due parti. All’articolo 4, queste ultime si riservano «di esercitare il diritto all’auto difesa, in base al diritto internazionale». La durata e la possibilità di trasformarlo nell’epilogo del conflitto dipende in gran parte dall’effettiva implementazione. Se resisterà fino al prossimo 27 gennaio, poi, dovrà fare i conti con la nuova variabile di Donald Trump alla Casa Bianca, i cui piani sono, al momento, imprevedibili.

Perché gli ultrà israelianihanno accettato l’accordo?

Retorica a parte, le frange più radicali della coalizione di governo di Benjamin Netanyahu hanno di fatto accettato la tregua con il Libano. Itamar BenGvir ha votato contro ma non lascerà l’esecutivo. Bezalel Smotrich addirittura si è espresso a favore. Proprio le sue dichiarazioni, però, fanno intendere quale sia la contropartita data dal premier agli ultrà. Poco dopo l’annuncio del cessate il fuoco, il ministro delle Finanze ha ribadito la necessità di «conquistare» Gaza e di «incoraggiare l’emigrazione volontaria dei palestinesi dalla Striscia». «Possiamo creare una situazione in cui, entro due anni, la popolazione di Gaza sarà ridotta alla metà.

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