Niente sconti per Ibrahimovic. Ieri la Corte di giustizia federale ha respinto il ricorso del Milan contro la squalifica del centravanti, confermando le tre giornate rimediate dopo l’espulsione di Firenze. «È nel mirino», aveva sibilato Galliani nel pomeriggio, anticipando il verdetto. Lo svedesone rientrerà contro la Roma alla terz’ultima giornata, quando i rossoneri potrebbero essersi già cuciti lo scudetto sulla maglia. Ieri sera Ibra ha provato a sfogarsi contro il Palermo, segnando con un bel piattone al volo dopo appena quattro minuti della semifinale di andata di Coppa Italia. Ma la fiammata è stata subito spenta dalla reazione dei siciliani: dopo dieci minuti Pastore ha pennellato l’1-1 andando a chiudere un triangolo da manuale con Pinilla. Il Palermo ha mandato in tilt il Milan attraverso corsa e qualità, finché al 52’ Hernandez ha incenerito Amelia con un sinistro terribile. A salvare la squadra di Allegri è stata una botta del panchinaro Emanuelson a un quarto d’ora dalla fine, ma centrare la finale il 10 maggio nella sfida di ritorno non sarà facile.Il 2-2 ha intiepidito la festa di Barbara Berlusconi, che da ieri è un pezzo importante del consiglio di amministrazione del Milan. Il suo ingresso nella stanza dei bottoni, dove siede già lo zio Paolo, è stato votato all’unanimità. Come ha sottolineato Galliani, la discesa in campo della 26enne, erede designata del regno rossonero nonché neo fidanzata di Pato, rappresenta «un segno del rinnovato impegno della famiglia Berlusconi, che non ha mai fatto mancare la vicinanza morale ed il supporto economico». E a proposito di soldi, il bilancio milanista approvato ieri si è chiuso con perdite per 69,7 milioni di euro. Nel 2009 erano state di soli 9,8 milioni grazie alla cessione di Kakà al Real. Il passivo costringerà il club di via Turati a un periodo di inevitabile austerity in previsione dell’entrata in vigore del fair play finanziario imposto da Platini. Nei prossimi anni dovranno essere gradualmente chiusi i rubinetti Fininvest, che per coprire i buchi ha immesso 45,1 milioni nel 2010 e già 38,1 nei primi tre mesi del 2011. L’operazione non sarà più possibile, perché i club dovranno essere in grado di autofinanziarsi e non potranno spendere più di quanto incassano. Il Milan, suo malgrado, dovrà per forza adeguarsi. Galliani ha però rassicurato i tifosi: nessun big sarà venduto per entrare nei parametri, semmai si risparmierà sugli stipendi. Anche perché i ricavi sono scesi dai 307 milioni del 2009 ai 253 del 2010: farli risalire non sarà facile, soprattutto in caso di temuta svalutazione dei diritti tv. «Dovremo agire sugli ingaggi - ha messo le mani avanti l’ad rossonero - e spero di trovare comprensione da parte dei giocatori». Il messaggio è rivolto soprattutto alla decina di senatori in scadenza di contratto, da Pirlo in giù. Chi vorrà restare, dovrà abbassare le pretese.