giovedì 27 maggio 2010
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I sorrisi, all’uscita del ministero per i Beni e le attività culturali, si sprecano. I sovrintendenti delle fondazioni liriche italiane, quelle che il contestatissimo decreto Bondi vorrebbe riformare, ostentano soddisfazione per l’incontro avuto a Roma con il ministro. E nonostante i lavoratori continuino gli scioperi, lo scaligero Lissner e i suoi colleghi definiscono il faccia a faccia «costruttivo». Per il presidente di Santa Cecilia Bruno Cagli «il ministro è stato ampiamente disponibile». Perfino a discutere i due provvedimenti più contestati del testo firmato da Napolitano lo scorso 30 aprile: il blocco delle assunzioni e lo stop ai contratti integrativi, decurtati del 50%, sino alla sigla del nuovo contratto di lavoro nazionale del settore.Un’apertura salutata positivamente dai sovrintendenti che, in attesa di incontrare nuovamente Bondi a metà giugno, cercano di abbassare i toni dello scontro che in queste settimane, tra scioperi, cortei e striscioni che bollavano come «infame» il testo della riforma, ha infiammato il mondo musicale italiano. Bondi ha anche dato la disponibilità a discutere in sede parlamentare emendamenti al testo che, fa sapere Cagli di Santa Cecilia, «noi abbiamo già pronti». Aggiunge Francesca Colombo, fresca di nomina (e polemiche: vedi box a lato) al Maggio: «Ci sarà da fare un gran lavoro sull’articolo 1 e sui regolamenti». Perché i sovrintendenti, come spiega il numero uno del Massimo di Palermo Antonio Cognata, sono convinti della necessità «di una riforma vera delle fondazioni liriche viste le ristrettezze cui va incontro il bilancio pubblico», chiedono però che «sia frutto di un dibattito tra gli operatori del settore e non arrivi per decreto».Lissner intanto ha ribadito a Bondi «la necessità di un decreto ad hoc per la Scala perché pur sapendo che la situazione in Italia oggi è difficile per tutti, noi abbiamo una nostra peculiarità». Ma il tema dell’autonomia gestionale vede impegnato anche il sovrintendente del Lirico di Cagliari. «Siamo tredici realtà diverse – spiega Maurizio Pietrantonio –, i bilanci non sono tutti uguali e questo significa che una certa flessibilità, rispetto anche a alle regole generali, può essere attuata».In linea con i colleghi, dopo le distanze prese dalla protesta – posizione che gli era costata anche minacce e l’impossibilità di accedere al suo ufficio – anche Marco Tutino, presidente dell’Anfols, l’associazione che riunisce le fondazioni liriche. «L’apertura del ministro dimostra che gli effetti devastanti che in molti temevano non sono né nelle intenzioni né nella realtà» dice il sovrintendente bolognese aggiungendo che «in una crisi globale noi, che non siamo più importanti di un ospedale o di una scuola che soffriranno, dobbiamo dare un contributo. E se alziamo barricate ideologiche sarà difficile farlo». Il sovrintendente dell’Opera di Roma, Catello De Martino fa un passo in più: «Ora bisogna dare segnali concreti di positività ai lavoratori». Dal fronte dei sindacati, oggi a colloquio con il ministro (con annesso sit in all’Opera di Roma), nessun passo indietro. Oggi alla Scala saltano sia la prima del balletto Trittico Novecento sia la prova aperta, che era prevista in mattinata, per «l’atteggiamento provocatorio del teatro», dicono i sindacati. E per sabato pomeriggio alle 15 resta confermato il concerto aperto alla città che vedrà Daniel Barenboim sul podio di Orchestra e Coro del teatro milanese.
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