Gli azzurri con Jannik Sinner sollevano la Coppa Davis - Fotogramma
La bellezza della vittoria dell’Italia in Coppa Davis - che ha annichilito in finale l'Olanda -, unita a quelle delle “ragazze” in Billie Jean King Cup (ex Fed Cup), non solo rimarca il fatto che in questo momento l’Italia è la prima nazione al mondo per il tennis, ma permette di sistemare finalmente in soffitta un certo culto del vintage fatto di confronti spesso infondati tra il passato (definito a priori - e non si sa perché - migliore) e il presente (ritenuto inspiegabilmente peggiore). Un canovaccio che da tempo ha stancato il pubblico e i tanti appassionati di questo meraviglioso sport.
Ora il successo, per il secondo anno di fila in Coppa Davis, del tennis azzurro guidato da uno straordinario Jannik Sinner sembra aver ammainato il senso del rimprovero che la generazione di sportivi degli anni ’60 , ’70 e ’80 – ma non solo di quelli – ha lungamente esercitato con una serie di “consigli non richiesti” verso chi - nella realtà di oggi - si è sempre comportato da professionista fin da ragazzo, prediligendo l’allenamento al “jet set” o alla “bella vita”. Anzi, l’angolatura dalla quale si può capire il perché del successo del tennis azzurro di oggi è proprio per la cultura manageriale e sportiva che la Federazione italiana tennis e padel, guidata dal suo presidente Angelo Binaghi, ha imposto da ormai molti anni a tutto il movimento nazionale, tagliando di netto con alcuni stereotipi del passato. Parole come “programmazione”, “allenamento”, cultura del sacrificio” sono diventate il mantra dei giocatori di oggi e la chiave dei loro successi nelle competizioni a squadre e nelle gare individuali. Le giocatrici e i giocatori italiani sono protagonisti degli slam, dei tornei, delle partite più belle. Anche perché il tennis di oggi è di gran lunga più difficile da giocare - da un punto di vista tecnico, tattico, mentale e fisico - rispetto a quello del passato, dove molto spesso la figura del professionista si confondeva con quello del dilettante.
Così, la Billie Jean Cup e la Coppa Davis (con un secco 2 a 0 all'Olanda, per mano di Sinner e Berrettini, come era stato già con l'Australia in Semifinale) coronano un 2024 trionfale per il tennis italiano con ben 26 titoli conquistati tra singoli, doppi, doppi misti e nazionali, sia maschili che femminili. Il mattatore è Sinner, primo italiano della storia numero 1 del ranking e trionfatore in due Slam come gli Australian Open e agli Us Open, nei 1000 di Miami e Cincinnati e nei 500 a Rotterdam e Halle, oltre che a Shanghai e alle Atp Finals di Torino. Tra le donne brilla la stella di Jasmine Paolini approdata a due finali Slam, al Roland Garros e a Wimbledon e vincitrice del 1000 di Dubai. L'Italia ha 10 giocatori maschi nelle prime 101 posizioni della classifica e ha vinto un prestigioso bronzo alle Olimpiadi di Parigi con Lorenzo Musetti e cinque tornei con Berrettini (Marrakech, Gstaad e Kitzbuhel), Darderi (Cordoba) e Sonego (Winston-Salem). Otto i successi in doppio: si va dallo storico oro olimpico a Parigi di Errani e Paolini ai trionfi di Vavassori-Bolelli. Il tutto a dire che la generazione di oggi ha soppiantato quella del passato, in attesa di quella che un giorno - forse - trionferà ancora di più di questa. Com'è il corso delle cose, senza guardare al passato.