Laura Curino in “Alfonsina Alfonsina” - Teatro Eleonora Duse di Genova
Cento anni fa sulle strade polverose del Giro d’Italia, macinava chilometri tra cime inerpicate e pianure assolate una ragazza, Alfonsina Strada, in mezzo a 90 ciclisti maschi. In quella primavera del 1924 sulle due ruote avvenne una vera rivoluzione, fu la prima e unica volta nella storia del Giro che una donna gareggiò insieme agli uomini. Riuscendo, peraltro, a completare tutte le tappe, talvolta anche superando i colleghi. Alfonsina Mori (poi coniugata Strasa) è una delle pioniere mondiali della parità di genere ed è lei in persona a raccontarci la sua strepitosa avventura impersonata dalla grande attrice e “cantastorie” Laura Curino. Debutta domani e dopodomani sera in prima nazionale al Teatro Eleonora Duse di Genova Alfonsina, Alfonsina, scritto da Andrea Nicolini., con la regia Consuelo Barilari, una produzione Schegge di Mediterraneo – Festival dell’Eccellenza al Femminile in occasione di Genova Capitale Europea dello Sport 2024. Laura Curino porta in scena la storia di Alfonsina Mori, dagli inizi nella campagna bolognese, dove nacque nel 1891, in una famiglia di contadini, povera e numerosa, fino a giungere all’impresa del Giro d’Italia del 1924, prima donna in assoluto a parteciparvi. «La messa in scena di questo spettacolo nasce nell'ammirazione di un'opera d'arte che a inizio secolo l'artista dadaista Marcel Duchamp dedicò allo Sport, alla bicicletta, al tempo, al movimento, alla stasi, al pensiero che gira, alla velocità, alla ruota e alle storie di tutti i tempi » spiega ad Avvenire la regista Barilari. «Lo spettacolo porta in scena l’Italia di quel tempo, la campagna povera, l’impresa del Giro, il passaggio per Genova, fino all'arrivo a Fiume dove un evento emozionante della memoria familiare dell'autore chiude la vicenda teatrale – rivela la regista -: Alfonsina a Fiume incontra una donna, l'autore non lo dice ma si tratta di sua nonna, e quell'incontro ci racconta il seme dell'affermarsi di una coscienza nuova di sorellanza e di forza delle donne di tutto il mondo verso la parità». Lo spettacolo inizia proprio da un celebre episodio accaduto nel corso della competizione. In quegli anni il Giro prevedeva dodici tappe per un totale di 3618 km da percorrere con bici pesantissime e senza cambio su strade bianche, tra buche, ghiaia e polvere. All’ottava tappa, L’Aquila – Perugia, Alfonsina cadde e ruppe il manubrio, che fu costretto a riparare con un manico di scopa. L’arrivo a Perugia fu oltre il tempo massimo, ma gli organizzatori del Giro e in primis il direttore della Gazzetta dello Sport, Emilio Colombo, trovarono un compromesso e Alfonsina poté proseguire la corsa, pur non essendo formalmente considerata in gara. La sua prestazione sportiva stava attirando sempre più interesse, suscitando curiosità e stima da parte del pubblico e della stampa. La prima ciclista della storia stava dimostrando come le donne potessero sfidarsi allo stesso modo degli uomini in una competizione tanto importante quanto dura e pericolosa. Alfonsina sarà poi tra i trenta atleti (erano partiti in novanta) a rientrare a Milano, completando il Giro d’Italia e conquistando l’amicizia e la stima di molti giornalisti e corridori dell’epoca. Lo spettacolo ripercorre, tra flash back e video proiezioni, la storia di Alfonsina Strada, dalla prima bicicletta regalata dal padre, ai primi successi nelle competizioni, passando per il rapporto complicato rapporto con la famiglia e il matrimonio con Luigi Strada, che la sostenne lungo tutta la sua carriera. La sua incredibile vicenda è ispiratrice della lotta per la parità di genere, non solo nell’agonismo, ma nella società. «Alfonsina la fanno partecipare perché quell’anno le star come Girardengo, Bottecchia, Brunero rifiutano l’ingaggio perché si erano scocciati di non essere pagati in quanto dilettanti, mentre il Giro d’Italia cominciava a essere un bell’affare. Senza i grandi il Giro rischiava di essere molto meno allettante per pubblico, giornali e business. Così l’iscrizione di Alfonsina viene accettata perché foriera di interesse. Ma poi dimostra tutto il suo valore» ci racconta Laura Curino, l’affabulatrice che ha incantato con i suoi racconti su Olivetti e sui santi sociali torinesi. . «Non era facile per una ragazzina – aggiunge l’attrice -. Il padre contadino è severo e la ostacola in tutti i modi. Ma Alfonsina diventa famosa in tutto il mondo, L’incidente per lei è una tragedia: lei ha concreti problemi economici, per una ragazza che arriva da un paesino come Fossamarcia il futuro è passare la vita a cucire come la madre o sui campi come il padre. La bicicletta è il riscatto, un andare nel mondo, un uscire da quella condanna. La vita le darà tantissime responsabilità, doveva mantenere con le due sorelle 7 fratellini più piccoli». Cosa dimostra questa donnina dai capelli tagliati alla bebé? «Lei era molto tenace, determinata ma riservata – aggiunge Curino -. Diceva: “io voglio solo dimostrare che le donne possono fare quello che fanno gli uomini”. E’ una bella storia di coraggio dedicata ai giovani con i suoi insegnamenti: primo, non pensare che le condizioni avverse ti impediscano di raggiungerei i tuoi obiettivi; secondo, noi donne non dobbiamo essere le prime ad autosabotarci, terzo mostra un modo di avere relazioni diverso da maschi e femmine».