martedì 31 dicembre 2024
La macchina organizzativa è a pieno regime per dare compimento a una occasione forse irripetibile. Anche la Chiesa dà il suo contributo spirituale e culturale
Agrigento: il tempio di Era e, sullo sfondo, la città

Agrigento: il tempio di Era e, sullo sfondo, la città - WikiCommons

COMMENTA E CONDIVIDI

La suggestione dei templi della valle, come massima espressione dell’arte greca, la bellezza del mare antistante, le tracce storiche di culture arabe, spagnole, normanne, e la memoria di filosofi e scrittori come Empedocle e Pirandello: credo siano stati questi i motivi principali per cui Agrigento è stata scelta come capitale italiana della cultura 2025, vincendo la concorrenza di altre città che in un modo o in altro, avevano pure buoni motivi per occupare il podio. Il countdown in piazza Marconi-Stazione proiettato dall’Amministrazione Comunale avverte che siamo a poche ore dal 2025. Da un anno in qua la parola corsa frequentemente sulla bocca di ammini-stratori e politici è stata : programmazione con una filastrocca di eventi che sono serviti di “ introduzione “ all’anno 2025. È inutile dire che in tale contesto si sono scontrate tante voci, tante opinioni, che hanno reso e rendono la realizzazione del progetto molto difficile e “pirandelliana”. In alcune prevale la retorica, lo sciovinismo; in altre una sorta di “irritazione culturale”, di distacco e di critica esasperata. Nell’uno e nell’altro caso non di rado si va fuori le righe; bisogna accettare la realtà così com’è e migliorarla con i mezzi umani e politici che si hanno a disposizione. Oltre che sul sindaco, Francesco Miccichè, e la sua giunta, la responsabilità maggiore cade sulla Fondazione e il Direttore generale, Roberto Albergoni, insediatosi per tale occasione. Far sintesi di tutto non è facile. « La Fondazione – dice il Direttore – gestisce il budget per la realizzazione dei progetti approvati dal Ministero. Per il resto sarà un processo misto tra fondi esterni, fondi della Fondazione e sponsorizzazioni pubbliche e private». Tale è la mappa strutturale organizzativa che ha la responsabilità di muovere i fili di una rappresentazione lunga e complessa quanti sono i giorni dell’anno 2025. Alle spalle di questa necessaria macchina organizzativa c’è un incrocio tra la storia dell’uomo del passato e quella di oggi: l’uomo con la sua religione, la filosofia, la fatica, l’arte che insieme hanno costruito tale città risalente al V secolo avanti Cristo. Ci sono e ci sa-ranno i viaggiatori che da ogni parte d’Italia verranno e che anche se direttamente hanno letto poco dei filosofi e scrittori agrigentini, tuttavia istintivamente vorranno risentire il senso delle parole che David Lawrence, scrittore inglese vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo, venuto qui, scrisse: « È così bello qui in Sicilia perché bisogna andare? Perché non restiamo? Dove si va? C’è Girgenti a sud e lo spirito sulfureo e i templi greci a guardia, per renderci più folli. Non mi sento di andare verso il Nord». Da allora in poi tanta acqua è passata sotto i ponti. C’è la storia di oggi, che è cronaca di contraddizioni, di politica, di clientelismo, di disagi, di fatti, episodi, sensazioni, emozioni, ricchezza e povertà: c’è la storia attuale che il turista una volta partito (si prevedono circa 2 milioni di presenze per il 2025 ) si lascia alle spalle, come mille altre cose: la città sembra rimanere sola, di una solitudine, momentaneamente adombrata. C’è la Storia del passato, quella antica e precristiana, e quella poi del primo millennio del cristianesimo in modo particolare che mantiene tuttora il suo fascino, materializzato nei templi di Concordia, Giunone, Ercole, Giove (secondo la tradizione erano tre i templi a lui dedicati, ma si è trovata traccia solo di uno), nell’immancabile agorà, nella cattedrale di San Gerlando, nel monastero di Santo Spirito, nella chiesa di Santa Maria dei Greci e nella chiesa di San Nicola nella Valle. Le radici storiche risalgono al VII- V secolo avanti Cristo, secondo la tradizione al 582, allorquando alcuni coloni greci provenienti dall’attuale Gela, arrivarono nella Valle e qui si insediarono. Da allora in poi, nell’era precristiana, la città ebbe momenti di grande gloria che trovò in Empedocle il nome più rappresentativo e nella costruzione dei templi un esempio di architettura sacra ancora ben visibile. Del filosofo, già allora, nel primo secolo avanti Cristo Lucrezio scrisse: “Se quest’isola grande, per sue meraviglie / stupenda, è ben degna d’esser vista/ dagli uomini, fertile terra e d’ingegni/ ricca, non ha tuttavia una cosa sì grande/ sì sacra e mirabile ed alta prodotto/ come quest’uomo, i cui versi divini / usciti dal fondo ispirato dal petto / espongono quelle scoperte così luminose / che a stento può credersi nato da stirpe mortale”. Poi venne il periodo normanno con la figura centrale di san Gerlando, patrono della città: originario di Besançon, fu vescovo dal 1088 al 1100 e, come narra una antica Legenda, “fu largo nella povertà, splendido nella carità, pio nell’ospitalità, coraggioso nell’intervenire per il bene, sollecito nell’esortare, provvido nel consiglio, preclaro nell’onestà dei costumi”. Pose mano alla costruzione della cattedrale che, soggetta a frane e movimenti, ha avuto vari rifacimenti e cambiamenti. A oggi, nell’ambito di Agrigento Capitale della cultura italiana, la Chiesa agrigentina interviene con eventi, tra cui la rappresentazione, nella chiesa di San Nicola nella valle dei Templi, il 10 gennaio, dell’Atto unico “Avendo in mente Michelangiolo e Vasari...” regia di Pippo Calandrino, sul Giubileo del 1550 che rivive nella spiritualità e nella tensione morale, in quello in corso del 2025.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: