È bella ed inefficace la Signora del calcio italiano, capace di buttare alle ortiche una serata di calcio ideale e far ringalluzzire sogni ed ambizioni della rinata Inter, sopravvissuta a tanta superiorità avversaria e ora dedita a pensieri stupendi.La Juventus surclassa ma non supera i nerazzurri, che nella ripresa con una rete di Icardi in contropiede hanno raddrizzato una partita a senso unico, patita in quantità e qualità, tenuta in piedi più dalla poca capacità realizzativa dei ragazzi di Allegri che dal proprio peso specifico. L’Inter che pensa al futuro forse non è più ostaggio del presente. Attanagliata nello stagno del "voglio ma non posso" che nemmeno Mancini (6 punti in 6 partite) sembrava sino a ieri poter bonificare. Finisce in pareggio (1-1) e così la Juve resta solo un punto davanti alla Roma. Gianni Brera, che di karma pallonaro se ne intendeva, amava definire l’Inter "squadra femmina e quindi passionale, volubile, pertanto agli antipodi del pragmatismo che caratterizza la Juventus". Il secolo del Brera- pensiero è passato da un pezzo, ma la struttura-base della Beneamata è sempre quella. E così la vulnerabile Inter ieri non aveva quadratura ma con la passionalità ha raddrizzato il verdetto. Che poteva persino cambiare, sempre con Icardi nel finale. È invece cambiato, almeno per una sera, il profilo bianconero: la Juve sa sempre ciò che vuole, senza fronzoli e curve di pensiero. Ma nel giorno della befana non ha spolpato gli antichi rivali per eccesso di leggerezza, come bastasse il gol materializzato a tempo di record (minuto 4) di Tevez. Perla non decisiva di una partita dominata, sostanzialmente, con Buffon inoperoso, o giù di lì, sino al pareggio. Un pari poco incoraggiante quello juventino, dopo il flop di Supercoppa con il Napoli che forse briciole di insicurezza poteva insinuare. La squadra di Allegri, si diceva, è passata con una rete di Tevez, la 16esima di stagione coppe incluse, che in realtà è un capolavoro di Vidal, auto-lanciatosi di tacco prima di spedirla nel mezzo. Roba difficile per la difesa horror dell’Inter, già bucata 24 volte. Una retroguardia resa ancor più vulnerabile dal fascinoso 4-3-2-1, ieri provvidenziale, voluto da Mancini per salvare almeno l’estetica. Dopo Podolski, al debutto nel secondo tempo, arriverà Shakiri dal Bayern: con loro, se non altro, sarà un’Inter più imprevedibile e fantasiosa di quella attuale. Oggi non asfaltata dalla Juve dell’organizzazione e degli artisti. Quelli della Juve corrono di più. Lo fanno con la classe e mestiere. Abbozzano "calcio totale" (non si indigni Cruijff), numeri da cineteca. Tutti offrono uno spettacolo funzionale al gruppo, con Pogba in cattedra. L’errore bianconero è di illudersi prima del tempo. Un errore madornale, costato due punti e brandelli di malumore che da ieri sorvolano il cielo di Torino.