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Docente di sociologia del cinema all’università di Lubiana, drammaturgo e sceneggiatore, già dirigente Ue, Stojan Pelko è il responsabile del programma di “Go! 2025”, che con Nova Gorica e Gorizia vede per la prima volta la Capitale Europea della Cultura in due Paesi: Italia e Slovenia. Saranno eventi all’insegna della multiculturalità. «Emergerà l’identità trasfrontaliera e il suo simbolo sarà piazza Transalpina, Trg Evrope (piazza Europa) in sloveno. Ma in realtà, tutta l’area di confine sarà trasformata, con la conversione della zona industriale e ferroviaria in una cintura verde che unirà due città e offrirà nuovi contenuti, dalla piattaforma di dialogo del XX secolo, EPIC, al campo da basket e ai ristoranti che offrono prodotti locali».
Dunque Go!2025 è l’incontro delle Alpi con l’Adriatico?
«Sì, e l’area di piazza Transalpina unisce davvero queste due esperienze, con il fiume Isonzo come fil rouge (o forse dovremmo dire “fil vert“). Tutto questo ci offre uno scenario incredibile che riempiremo di contenuti, dagli eventi micro-comunitari agli spettacoli di “massa”. Immaginate l’opera di Rossini Il viaggio a Reims, che racconta del re francese Carlo X, sepolto nel monastero francescano di Castagnevizza/Kostanjevica sopra Nova Gorica e Gorizia, eseguita all’interno della stazione ferroviaria, esattamente 200 anni dopo la prima. Alexander Gadjiev eseguirà un concerto per pianoforte sotto il ponte di Salcano/Solkan».
È stato difficile trovare una sintesi tra le culture italiana, slovena e tedesca?
«Al contrario: è proprio in queste intersezioni tra le lingue che si nascondono le scoperte. Marcel Proust diceva che ogni grande opera d’arte è scritta in una sorta di lingua straniera. Quindi, il vero compito è trovare questa lingua “altra” all’interno della propria e ciò vale per la letteratura e per le arti visive e dello spettacolo, la musica, il cinema. Ma siamo molto attenti all’uguaglianza di tutte le lingue che utilizziamo: non solo italiano e sloveno, ma anche friulano e tedesco».
In che modo le due comunità cittadine saranno coinvolte?
«Domanda chiave, non solo durante l’anno di Capitale della Cultura, ma ancora più durante la preparazione. Se vogliamo che la cultura sia un processo partecipativo, i cittadini devono essere coinvolti in ogni fase, dalla pianificazione al monitoraggio. Ma questo significa anche che le questioni più difficili vanno discusse apertamente con la gente. Più forte è l’impulso artistico, più ricco sarà il dibattito. Crediamo ancora in una certa catarsi dell’atto artistico: non c’è argomento che evitiamo se l’esito permette alla comunità di progredire eticamente. Abbiamo già sperimentato emozioni così forti e la comunità ne è uscita migliore».
Quale spazio avranno arte e letteratura?
«Artistico è ogni atto che trasgredisce il presente e l’esistente con una nuova visione del futuro possibile. Rendere visibile l’invisibile. Per le arti visive presenteremo Zoran Mušic come non è mai stato visto prima, in cinque luoghi diversi. Ospiteremo la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, più di 100 dei quali “under 35”. Ci saranno due festival. E interverremo in luoghi di importanza naturale, storica o urbana. Il programma letterario si concentra sugli scrittori più giovani, offrendo loro la possibilità di lasciarsi influenzare dagli strati storici della nostra regione, ma anche da figure letterarie come Michelstaedter, Kosovel, Rilke e Pasolini. E poi ci sono le residenze di sceneggiatura per autori cinematografici, proprio nella città che da più di 40 anni ospita il Premio Sergio Amidei».
Innovazione tecnologica e intelligenza artificiale: i temi di oggi. Come li affronterete?
«La regione è ricca di competenze accademiche in questo campo, ma anche di start-up e aziende specializzate in high-tech. Molti dei nostri progetti sono al confine tra questi due ambiti, come Xmobil di Xcenter o Postmobility. Ma il più iconico è Isolab di Marko Peljhan che combina tecnologia spaziale e intelligenza artificiale al più contemporaneo crocevia di arti e scienze».
Nel programma c’è un’attenzione particolare anche che per le persone con disabilità...
«Vogliamo che le nostre iniziative siano accessibili alle persone con disabilità. Non stiamo parlando solo di rampe per accedere agli spazi, ma di poter ottenere informazioni dalla pagina web per ipovedenti e ipoudenti o poter toccare un’opera d’arte, cosa di solito vietata. A questo è dedicato il progetto, “Tactile gallery”, sviluppato dal Goriški muzej (Museo del Goriziano) con la collaborazione dell’Accademia di Brera di Milano e dell’Accademia di Lubiana. Condivideremo anche l’esperienza del fotografo Evgen Bavèar, che ha perso la vista all’età di 10 anni, ma questo non gli ha impedito di fotografare per tutta la vita: ci sarà una mostra nella Galleria Pilon di Ajdovšèina».
Cosa si apettano le due città da questo evento?
«Unirsi per migliorare: trasformare le loro relazioni reciproche attraverso l’arte e la cultura, ma anche attraverso cose che potrebbero sembrare “banali” come linee di autobus circolari, biglietti unici per istituzioni culturali ed eventi su entrambi i lati del confine o corsi di lingua e la presenza di entrambe le lingue sui cartelli stradali. Ma tutte e due le città si aspettano soprattutto di potenziare le istituzioni culturali esistenti e crearne di nuove, nonché aumentare il numero di visitatori nell’intera regione. Si tratta di inserire Gorizia e Nova Gorica nella mappa delle possibili soluzioni per trasformare le sfide storiche in fonti di stimolo e ispirazione».