Una scena del film “Santocielo”, regia di Francesco Amato - .
Si può sorridere sulla religione e farlo in modo rispettoso, magari fornendo anche qualche spunto di riflessione? E’ quello che hanno pensato i popolari comici Salvo Ficarra e Valentino Picone, che erano riusciti a centrare l’obiettivo nel 2019 con Il primo Natale, commedia campione d’incassi in cui i due (autori e registi) erano riusciti a coniugare la nascita di Gesù al tema dei migranti con efficacia comica e afflato spirituale. I due devono aver pensato di alzare l’asticella “teologica” in Santocielo (soggetto di Ficarra e Picone, regia di Francesco Amato, prodotto da medusa Film), immaginando per il Natale 2023 una commedia surreale, fra l’irriverenza di Mel Brooks e la collaudata commedia gentile e bonaria che li caratterizza. Ma, volendo fare il passo più lungo della gamba, il salto non è riuscito e i due sono inciampati in un mare di polemiche.
Abbiamo visto il film ed è sembrato zoppicante soprattutto nella struttura narrativa e nei pasticciati intrecci fra religione e politicamente corretto che hanno urtato la sensibilità di molti credenti. Mentre potevano essere sviluppati in modo più credibile e approfondito le pur interessanti ambientazioni nel mondo della parrocchia che i due comici mostrano di aver pur frequentato.
Si inizia in un Paradiso alla Monty Python simile al senato romano dove un Dio irritato, con il volto e i baffetti di Giovanni Storti di Aldo Giovanni e Giacomo, vorrebbe sterminare l’umanità tornata cattiva con un nuovo diluvio, ma poi invece manda un nuovo Messia nel tentativo di salvarla.
Poi si passa a Frank Capra con un angelo biondo e pasticcione (Valentino Picone) che, sceso sulla terra (in Sicilia per la precisione) sbaglia e invece di avvicinarsi alla donna indicata dal Cielo finisce per affidare la gravidanza a un uomo. A portare in grembo il futuro Messia sarà Nicola Balistreri (Salvo Ficarra), un professore di matematica pieno di pregiudizi, soprattutto verso le donne.
E qui si inizia ad inciampare fra stereotipi e vicissitudini legate più all’anomalo pancione tipo Schwarzenegger in Junior che allo sgangherato aspetto messianico, di cui ci si ricorda solo nel finale fra buoni sentimenti e tanta confusione.
Buoni anche gli incassi (5.365.000 euro e 757.529 spettatori dal 14 dicembre giorno di uscita ad oggi) per il film che si piazza nella top ten dei film più visti del 2023 secondo i dati Cinetel. Passando ai contenuti, Santocielo che la Commissione Nazionale Valutazione Film della Cei definisce come «complesso, superficiale-brillante, per dibattiti», ricordando che «Ficarra e Picone sono sempre interpreti abili e acuti», ma precisando che «a sollevare delle perplessità è soprattutto la scrittura» e che «il problema del film è la sequela di stereotipi disseminati qua e là con poco controllo e originalità, che banalizzano il tema affrontato».
Santocielo ha però diviso l’opinione sui social. Qualche commento su X da parte di credenti ha apprezzato il tentativo di parlare di temi spirituali, per alcune voci del pubblico laico il film sarebbe troppo “bacchettone”, mentre diversi credenti si sono sentiti offesi proprio per gli svarioni teologici e, soprattutto, dalla rappresentazione di un uomo incinto padre di un nuovo messia femmina.
«Un film blasfemo» lo aveva definito don Mario Sorce, parroco della chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Agrigento e responsabile della Pastorale sociale e del lavoro dell’Arcidiocesi di Agrigento. «Personalmente - ha aggiunto - sono molto dispiaciuto perché ero un loro estimatore come comici e soprattutto perché comici siciliani. Se non si comprende che a volte e su alcune questioni non si deve superare il limite...».
A Cuggiono, in provincia di Milano, il parroco don Angelo Sgobbi ha deciso di annullare la proiezione di Santocielo nella sala della comunità dopo la “ferma” richiesta in tal senso da parte di un parrocchiano. Lo spiega lo stesso parroco su Facebook che non definisce il film blasfemo, e non invoca la censura, ma piuttosto si dice «stupito e colpito nei miei sentimenti umani e religiosi: per me il fatto della nascita del Signore Gesù dalla Vergine Maria è un motivo di fede e di gioia profonda. Ho trovato avvilente che si inventasse una sorta di storia parallela, con un secondo Messia, con una gestazione maschile, ed altro di pessimo gusto, solo per fare “comica”. Potevano farla su tanti temi, ma perché sul Messia?».
Il sacerdote è appoggiato della sua comunità parrocchiale che scrive ad Avvenire: «L’utilizzo di una comicità così spinta che tratta la religione in modo molto discutibile, andando a ledere la sensibilità di molti fedeli, è il punto cruciale che ci ha spinti a una riflessione sull’opportunità o meno di una proiezione che, per quanto “autorizzata” dalla Commissione Nazionale Valutazione Film della Cei, lasciava aperti molti dubbi interpretativi in un momento storico e sociale che richiede grande attenzione ai valori».
A tutto ciò Ficarra e Picone, interpellati da Avvenire, replicano affidando il loro pensiero ad una nota. «Santocielo è un film da pochissimi giudicato ed etichettato con superficialità ancora prima di uscire. Ancora prima di essere visto. Il nostro vuole essere “un inno alla gioia”, come qualcuno lo ha definito – scrivono Salvo e Valentino -. Un inno all’Amore senza etichette o confini. Un film libero, pieno di divertimento che abbiamo voluto fortemente e che vuole essere visto con la stessa semplicità con la quale noi lo abbiamo concepito. Un film che non vuole dare risposte (chi le ha?). Un film definito anche da Famiglia Cristiana non blasfemo. Un film che l’Acec-SdC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema - Sale della Comunità) ha reputato idoneo alla proiezione in tutte le sale cattoliche d’Italia. Tutto il resto, direbbe Aristide, “è secondario”».