Quattordici agosto 1954. Lettera di Alcide De Gasperi a Fanfani: «Se le notizie che arrivano oggi dalla Francia sono vere, anche solo per metà, ritengo che la causa della Ced sia perduta e ritardato di qualche lustro l’avviamento all’Unione europea. Tu puoi appena immaginare la mia pena aggravata dal fatto che non ho la forza, né la possibilità di alzare la voce, almeno per allontanare dal nostro paese la corresponsabilità di una simile iattura... ma soprattutto le proposte, secondo la stampa, lasciano capire che la Francia tenta di creare un provvisorio per trarsi ora dall’imbarazzo ed essere libera domani di mutare fronte.. Come sperare con questi sentimenti, né ora né mai, di fare l’Europa?». De Gasperi moriva due giorni prima del fallimento della Comunità di difesa a Parigi lasciando questa nostra Europa senza il primo forte pilastro di una reale unione. Oggi più che mai ne risentiamo gli effetti quando di fronte alle forze che vogliono distruggere la nostra unità lasciamo che ogni paese risponda da solo a questa guerra sotterranea che distrugge la nostra pace. Sottovalutare la sicurezza dei paesi europei ci ha portato a mantenere ognuno la propria polizia senza scambio di azioni e di idee, senza un reale e veloce scambio di aiuto e di tecniche delle Amministrazioni. La nostra unità non ha nemmeno imposto l’obbligo di aggiungere alla propria lingua nelle scuole una comune. E ancora oggi di fronte a situazioni esterne all’Europa i nostri Paesi non hanno sempre una sola voce per quello che riguarda la propria economia che diventa fatalmente un impegno politico differente. Di fronte a queste stragi un profondo senso di unità dovrebbe scuotere i parlamenti a risvegliarsi per dare alla barbarie una risposta di civiltà comune. Oggi non bastano più le parole, né i fili spinati per difenderci, ma sono i valori europei comuni dati dalle nostre antiche storie che dovremmo rinsaldare, scambiare uno con l’altro, ricostruire velocemente e con passione affinché non siano i giovani, gli innocenti, i poveri delle strade a pagare per tutti. La speranza in una comune patria europea accompagnò mio padre fino all’ultimo giorno e voglio ricordare le sue parole pronunciate ad Aquisgrana nel 1952 quando gli venne offerto il «Premio Carlo Magno» che si proponeva la diffusione del pensiero europeo con una medaglia che ha l’impronta del vecchio sigillo della città. Allora egli rispondeva: «Questa decorazione, questa sola, mettete sul cuscino che verrà portato al seguito del mio funerale.»
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