Il direttore esecutivo dei Giochi Olimpici Christophe Dubi - Ansa
Il sole sul lago Lemano non è ancora spuntato, ma dentro la Casa olimpica si lavora già. Non ci sono orari al Cio, così come non esistono pareti a dividere l’ambiente circolare: sul lato esterno scrivanie e pc, all’interno divani e poltrone. Su una di queste si accomoda Christophe Dubi, direttore esecutivo dei Giochi olimpici, che si rivolge agli organizzatori dell’Olimpiade italiana.
Il messaggio è semplice: «Non vogliamo che Milano-Cortina 2026 siano Giochi come gli altri, ci aspettiamo qualcosa di speciale ». Per spiegarsi meglio, il manager svizzero porta l’esempio dei Giochi giovanili ( Yog), in programma a Losanna fino al 22 gennaio. «Tutte le sere nel quartiere di Flon, mentre gli atleti ricevono le medaglie, i bambini scoprono gli sport e i turisti la cultura locale. Gli Yog sono un test per il futuro, quanto di buono verrà ricavato qui potrà essere richiesto anche per Milano-Cortina».
La pista del Faloria a Cortina - Ansa
I Giochi dei piccoli come laboratorio per quelli dei grandi?
Esatto. Il successo di Losanna 2020 non è arrivato per caso, ma è stato creato con tanta energia negli ultimi due anni. Gli organizzatori hanno lavorato con le scuole, creando un programma culturale e formativo per bambini e ragazzi. Non ha senso regalare agli studenti i biglietti solo per riempire le tribune, occorre coinvolgerli dell’evento. Nel caso delle Olimpiadi, mobilizzare per tempo le comunità locali significa creare la base su cui innestare poi conoscenze e competenze specifiche.
Cosa suggerirebbe agli organizzatori italiani?
Di venire qui per assistere al “Festival en Jeux”. In ogni località di gara c’è un programma locale caratteristico, così da diffondere il sentimento che in qualunque luogo ci si trovi, si possa essere parte degli Yog. Immagino che ciò possa essere replicato nel 2026, con festival specifici in Val di Fiemme, Valtellina o Anterselva. Competizioni di livello, cibo, musica e animazione sono gli ingredienti per abbattere le distanze e far sì che il pubblico internazionale viva un’Olimpiade unica.
Quale sarà il ruolo del Cio da qui al 2026?
Reciteremo almeno tre parti. Innanzitutto finanzieremo massicciamente il progetto.
Ci conferma il contributo di 925 milioni di dollari?
Posso annunciare che l’importo sarà più alto di qualche decina di milioni, giacché il Cio ha concluso nuovi accordi di partnership. Se il nostro programma commerciale continuerà ad avere successo gli organizzatori italiani ne beneficeranno, poiché una parte del denaro aggiuntivo arriverà anche a loro. C’è un piano preciso per i pagamenti, pertanto a ciascun scadenza arriveranno i fondi al Comitato locale. Il nostro secondo compito sarà guidare gli organizzatori durante il viaggio.
In che modo?
Mettendo a loro completa disposizione il nostro team. Voi italiani avete già una grande esperienza nell’organizzare le prove di Coppa del Mondo. Dovrete solo prestare attenzione al fatto che le Olimpiadi non sono la mera somma di singoli Mondiali, ma nascondono una complessità maggiore. Sono fiducioso che Vincenzo Novari e i suoi collaboratori troveranno soluzioni innovative e che insieme reciteremo il terzo ruolo che ci compete.
Quale?
Inventare le Olimpiadi del futuro, questa è la parte più emozionante della nostra missione: comprendere come creare il valore aggiunto per generare uno sviluppo duraturo. Organizzare i Giochi è travolgente, implica molte responsabilità, soprattutto nella gestione dei fondi locali, ma bisogna essere fiduciosi e saper guardare avanti.
Ritiene che il master plan inserito nel dossier di candidatura possa trasformarsi nel piano reale dei Giochi?
Sì. Non vedo cambiamenti necessari, dal momento che l’approccio è stato sin da subito in linea con la nuova mentalità.
Il Cio ha spostato la maratona del 2020 da Tokyo a Sapporo. Non è che tra qualche anno deciderete di portare le gare maschili di sci da Bormio a Cortina per accorpare la disciplina in un’unica località?
Sono due questioni non comparabili. In Giappone il cambiamento è avvenuto per tutelare la salute degli atleti, perciò gli organizzatori italiani non hanno ragione di temere uno spostamento forzato. Bormio è la migliore pista di discesa del mondo, siamo contenti che diventerà olimpica.
Chi deciderà sugli sport aggiuntivi?
Gli organizzatori proporranno, il Cio ratificherà la proposta.
Quali sport potranno essere inseriti?
Tutti quelli che tradizionalmente vengono praticati ogni giorno sulla neve o sul ghiaccio.
Chi pagherà per gli eventuali impianti aggiuntivi?
Esclusivamente gli organizzatori.
Allestire i Giochi olimpici è conveniente?
Studi delle università Bocconi e Ca’ Foscari dimostrano che l’impatto economico e sociale dei Giochi 2026 sarà notevole per Lombardia e Veneto.
Avete ricevuto manifestazioni di interesse per le prossime edizioni?
Col nuovo approccio non ci saranno più scadenze fisse, ma un dialogo permanente che porterà alla scelta. Discuteremo con i potenziali candidati, per capire cosa sia fattibile e possa avere senso nello specifico contesto.
Gli alti costi di gestione possono rappresentare un freno?
No, perché il Cio contribuirà sempre più massicciamente, erogando quasi 1,8 miliardi di dollari per i Giochi estivi e un miliardo per gli invernali. Investiamo nel progetto perché siamo certi che genererà un effetto positivo sul Paese.
L’Africa è pronta per accogliere le Olimpiadi?
Non abbiamo città africane interessate per il 2032, ma i Giochi giovanili di Dakar 2022 saranno una pietra miliare per il futuro.
Foto piccola: il membro Cio e direttore esecutivo dei Giochi olimpici Christophe Dubi. Foto grande: l’incantevole scenario delle piste da sci di Cortina che con Milano ospiterà le Olimpiadi invernali del 2026