Giorgia Cardinaletti nello studio della Domenica sportiva (Ansa)
«La Domenica è femmina», ammoniva con il suo sorriso sornione l’esilarante Alfiero Toppetti (caratterista principesco del cinema di Pupi Avati) nella Domenica In di Raffaellà Carrà (1986). E trent’anni dopo, anche la domenica calcistica è – sempre più – femmina. Regina assoluta di Sky è Ilaria D’Amico. La ex dark lady, ieri di bianco vestita, al debutto stagionale di Sky Calcio Show ha subito causato il primo incidente diplomatico. Niente a che vedere con l’inizio della quasi chiozzotta moviola in campo (Var), bensì un’analisi economicistica alla Alan Friedman quella della divina Ilaria che in merito alle spese fatte all’ultimo calciomercato dal Milan dei cinesi ha sentenziato: «Se ci saranno tutte le coperture finanziarie, allora il Milan avrà fatto cose pazzesche. Il “se” dobbiamo mettercelo perché sono stati così tanti gli investimenti fatti che aspettiamo poi di vedere tutto nero su bianco». Staffilata in diretta alla quale il Milan ha risposto con un silenzio stampa gelido quasi quanto il sorriso della regina di Sky.
Meglio addormentarsi all’alba, con l’ultimo gol della Serie A, tra le braccia di mamma Rai. Al timone del vecchio veliero della Domenica Sportiva, che nell’alto mare dell’etere naviga dal lontano 1953, c’è la “gentilesca”, la fabrianese Giorgia Cardinaletti. Nata esattamente un anno dopo lo slogan toppettiano (nel 1987) la Giorgia è già arrivata in cima al palinsesto sportivo Rai, scalzando alla conduzione il legnoso Alessandro Antinelli, poco duttile nel dibattito domenicale anche quando va in onda la retorica pallonara da urlo di Tardelli al Mundial dell’82. Tardelli peraltro presente alla DS con punte di permalosità alla Collovati fin dalla prima che è filata via liscia – anche se con tempi extramarzulliani –, con la leggiadra puntualità della Cardinaletti affiancata dalla voce suadente di sua radiofonia Riccardo Cucchi e i monologhi teatrali di Gianfelice Facchetti, figlio d’arte e di signorilità dell’hombre vertical Giacinto.
Ed è ancora femmina anche la guida di Novantesimo Minuto, trasmissione nata nel 1970 e che sopravvive anche nell’era paytv, con Paola Ferrari. Piace allo spettatore classico del Novantesimo (quello cresciuto con Paolo Valenti e le maschere pirandelliane dei Tonino Carino da Ascoli a Luigi Necco da Napoli o Avellino) la signora tutto fard che al commento tecnico inframezza apprezzamenti rosa tipo: «Simone Inzaghi, bravo allenatore e tra l’altro è anche un bell’uomo». Con la Ferrari c’è ancora l’epistemologo Mario Sconcerti (opinion leader del football con le sue perle di saggezza: «Cristiano Ronaldo farebbe la panchina alla Juve» e «se Messi non segnasse tutti quei gol sarebbe un giocatore normale») e l’irreprensibile Alberto Rimedio, perfetto mezzobusto anche nella Rai che fu di Tortora e di Mike. In coda a Novantesimo Minuto il ripescato Antinelli, che (dalle 19 alle 19.30) conduce un “apocalittico” format di inchiesta sportiva, Antidoping.
Ma, per tornare al punto, bisogna vivere il sabato del villaggio di Dribbling, storico rotocalco in cui Cristina Caruso se la gioca in tandem con Tommaso Mecarozzi. Infine, profumo di donna pure sulla Nazionale: gli azzurri del ct Ventura al vaglio del Tg2 (delle 18.30) condotto da Simona Rolandi. Aveva ragione Toppetti, la domenica è femmina, e per fortuna.