domenica 17 aprile 2016
La regista BIER: «Racconto l'uomo peggiore del mondo»
COMMENTA E CONDIVIDI
Vuoi vedere che abbiamo già trovato il nuovo James Bond? Biondo, elegantissimo, impeccabile tanto tra i lussi della buona società quanto tra la polvere dell’azione, ambiguo quanto basta. Il merito di questa scoperta va a Susanne Bier, che ha affidato a Tom Hiddleston (Thor, The Avengers) il ruolo di protagonista in The Night Manager, appassionate serie in sei episodi (un progetto abbandonato qualche anno fa da Brad Pitt) realizzata da Bbc One, Ink Factory, Amc in coproduzione con Sky, in arrivo il 20 aprile su Sky Atlantic HD. Tratta dall’omonimo romanzo di John Le Carré pubblicato nel 1993 e presentata alla scorsa Berlinale, la serie, girata tra il Marocco, Majorca, la Svizzera e Londra, vede protagonista Jonathan Pine, un ex militare e agente segreto che lavora come direttore d’albergo notturno in un hotel di lusso a Il Cairo dopo aver lasciato il servizio attivo nel corrotto ambiente dei servizi segreti. Una notte, durante i tumulti della Primavera Araba, Pine incontra la misteriosa e bellissima Sophie Alekan, generosa di informazioni su Richard Onslow Roper, contrabbandiere specializzato in armi che, sotto una patina di rispettabilità e fascino, da decenni gestisce una spietata organizzazione criminale. Guidato da Angela Burr, agente dell’intelligence britannica, Pine si infiltrerà nel dorato mondo del mercante di morte allo scopo di distruggere la sua rete di spaventosi commerci. susanne499_bi_50729179.jpgLa regista Susanne BierNei panni dell’«uomo peggiore del mondo» c’è Hugh Laurie, ex Dr. House (pronto a rimettersi il camice bianco nella serie Chance), in quelli della sua giovane e affascinante fidanzata Elizabeth Debicki, mentre Olivia Colman è l’agente Angela Burr, in dolce attesa proprio come Frances McDormand in Fargo. Abbiamo incontrato la regista premio Oscar per Un mondo perfetto, che ci ha raccontato la sua passione per le spy stories, per i suoi attori e per una tv che nulla ha da invidiare al grande cinema. Com’è andata la sua prima volta in tv? «Un’esperienza fantastica e divertente. È stato interessante mettermi alla prova con un film di sei ore. Il materiale su cui ho lavorato era molto ricco e mi sono accorta che le serie tv, con molte ore a disposizione per approfondire personaggi e intrecci, sono molto vicine al modo in cui a me piace raccontare le storie». Forse The Night Manager è più mainstream rispetto ai suoi film danesi, eppure anche questa volta lei si occupa di una storia che ha a che fare con importanti scelte morali. Una costante di tutto il suo cinema. «Non posso fuggire da quello che sono, neanche come regista. Sarò sempre molto interessata alle questioni morali, alle situazioni border line. Sarò sempre attratta dalle ragioni per cui gli esseri umani fanno scelte immorali. È un tema per me irresistibile. Questo progetto mi ha offerto la fantastica opportunità di raccontare un thriller che riguarda una grossa questione etica». Il romanzo di Le Carré è ambientato in un’altra epoca storica, ma sembra descrivere il mondo di oggi. «È una storia che potrebbe essere ambientata in molti periodi storici perché racconta di un uomo, il “peggiore del mondo”, colpevole di vendere orribili armi di distruzione di massa che tante vittime fanno tra i bambini. E quest’uomo, dotato di un grande charme, lo fa con molta eleganza. Volevo mostrare quanto possa essere attraente il male, tema che costituisce il cuore del romanzo e della serie. Naturalmente ci sono elementi politici molto rilevanti che hanno connessioni con i conflitti di oggi. Il dito è puntato contro l’establishment e quel mondo ufficiale che collabora con le forze del male. Ma non volevamo essere troppo vicini all’attualità, perché il rischio è che il film arrivi sugli schermi in una situazione sociopolitica nuovamente mutata». Ha più volte dichiarato la sua grande passione per i romanzi di Le Carré, che compare anche in una scena della serie. Perché crede che le spie siano sexy? «Perché appartengono a un mondo fatto di segreti, popolato da esseri umani molto complicati. Forse piacerebbe anche a me essere una spia, ma il bello è che posso almeno fare film su di loro». Rispetto al libro c’è un cambiamento importante: il personaggio di Burr è donna. C’è il suo zampino? «Quando sono stata coinvolta nel progetto, il produttore mi parlava di come avevano cercato di rendere questa storia contemporanea senza compromettere lo spirito del romanzo, e questa è una delle ragioni per cui si è scelto di cambiare l’agente dell’intelligence in una donna. Ho letto tutta la sceneggiatura di The Night Manager sin dalla primissima versione del primo episodio. Allora c’era ancora un uomo a guidare le mosse di Pine e si parlava di trasformarlo in una donna. Io ne sono stata subito entusiasta». Parliamo del casting. Perché proprio questi attori? «Il casting di un film è come la composizione di un pasto perfetto. Ha molto a che fare anche con la ricerca del partner o degli amici con cui vorresti trascorrere il tuo tempo. Una difficile combinazione di quello che ti attrae, ti interessa, ti intriga. Ma ci sono anche aspetti formali da considerare, vuoi attori forti, carismatici e diversi. Tom Hiddleston e Hugh Laurie, interpretano due personaggi che hanno molte cose in comune, eppure non potrebbero essere così diversi. Hughes, tra l’altro, voleva comperare i diritti del romanzo negli anni Novanta e interpretare Pine. Gli attori poi devono essere belli, ma senza cadere nel cliché, affascinanti e misteriosi, vulnerabili. Elizabeth Debicki è tutto questo. La Coleman poi è un grandioso essere umano, con un grande senso dell’umorismo». Chi ha già visto The Night Manager chiede a gran voce la seconda serie e si fa il suo nome per il prossimo film di James Bond. «A Bond nessuno direbbe di no, e riguardo alla seconda serie, non potrei essere più d’accordo!».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: