Carlo Conti oggi alla Milano Music Week - Ansa
«Chi te l'ha fatto fare? È una domanda che mi fanno tutti. La prima a farmela è stata mia moglie, poi quando hanno annunciato il mio ritorno al tg hanno mostrato una mia immagine di 10 anni fa, lei ha detto “come eri magro”. Torno con la stessa freschezza ed energia sul palco». Carlo Conti, conduttore e direttore artistico dell'edizione 2025 del Festival di Sanremo, ha cominciato a svelare il Festival che verrà ieri durante un incontro alla Milano Music Week. «Ho detto sì - ha spiegato - in primis perché è il mio lavoro, poi perché ho sentito, al di là della Rai, l'affetto dei discografici, delle major e degli indipendenti, tutti erano d'accordo sul mio nome. Ho detto vediamo se l'orecchio funziona, se è attento e moderno e ho detto di sì».
Quello di Carlo Conti è un “obbedisco” di stampo garibaldino, richiamato alle armi da una Rai in affanno subito dopo l’addio di Amadeus transfuga al Nove con armi e bagagli. «Non ho paura e non guardo mai i confronti - ha sottolineato Conti -. Se il confronto è con lo share non mi interessa. Poi quest'anno si parte da zero, lo share cambia da gennaio. Per il Festival è importante fare un bel prodotto e regalare belle canzoni agli italiani: poi un punto in più o meno di share fa parte del colore televisivo e alla mia veneranda età l'ho superato».
Anche se il direttore artistico in cuor suo sa di avere una grande responsabilità aziendale: ma sa anche che a lui va riconosciuto il rilancio in grande stile della kermesse canora un decennio fa, lanciandola nell’empireo degli ascolti che, come dice lui, sono diventati esponenziali con le direzioni artistiche di Baglioni prima e Amadeus poi «che hanno fatto un lavoro fantastico. Nessuna rivalità - aggiunge -. In questi giorni ho sentito Amadeus e Fiorello, arriviamo dallo stesso percorso, siamo cresciuti con la radio a pane e musica, abbiamo avuto i nostri alti e bassi. Siamo molto amici come pure con Bonolis, Giletti, Gerry Scotti, Timperi, c’è spazio per tutti». Anche se il suo maestro resta Pippo Baudo (»lo sento spessissimo, c'è un rapporto stretto e quindi non puoi non fare Sanremo senza pensare a lui») e lo stesso Sanremo Giovani, che Conti è tornato a proporre per l'edizione 2025 «è una sua eredità diretta e l'ho voluto fortemente, perché dà delle opportunità». Peccato, aggiungiamo noi, che la Rai paia non crederci abbastanza mandando in onda a notte fonda su Rai 2 le selezioni per la finale, quella sì in prima serata il 18 dicembre su Rai 1. Comunque Conti promette dal 10 al l’11 al 15 febbraio prossimi un mosaico di vari sapori, dai cantautori ai tormentoni, ai classici. «Certo il sapore principale sarà quello legato alla discografia italiana di oggi che negli ultimi 10 anni ha avuto una rinascita. Ma ci sarà spazio anche per la musica di contenuto e spessore» aggiunge rivelando che i big in gara saranno più di 24, presumibilmente 26. I loro nomi verranno annunciati durante l'edizione del Tg delle 13:30 del prossimo 1 dicembre. Dopodiché Conti correrà all’Antoniano di Bologna per presentare la finalissima dello Zecchino d’Oro in onda su Rai 1, manifestazione di cui è direttore artistico.
Inoltre, il direttore artistico del Festival ha annunciato un’altra modifica al regolamento per il conteggio dei voti: «Si sommeranno sempre - ha scandito - il voto non verrà azzerato per i finalisti ma andrà ad aumentare i voti che quei cantanti avevano già». Cosa di non poco conto, come pure la (secondo noi giusta) decisione di non sommare più i voti della serata delle cover, che avrà un vincitore a sé, «perché non mi sembrava giusto che influisse - ha spiegato Conti - ed era importante far capire al pubblico e alle giurie di votare sulla canzone e non sull’exploit della serata delle cover». Serata dove, peraltro, i cantanti in gara potranno fare dei duetti tra di loro, anche per sveltire i tempi per dare spazio al Dopofestival condotto da Alessandro Cattelan.
Conti ammette che è un periodo «nel quale non riesco a dormire la notte, magari sento un ritornello di una canzone messa da parte mentre dormo e forse, dico, ho sbagliato a metterla da parte. Questo è il momento più difficile che sento con maggiore responsabilità». Nel toto nomi si parla di Elodie, Arisa, Brunori Sas, Madame, Achille Lauro, Anna, Benji & Fede, Noemi, Al Bano, Olly, Coma_Cose, Luché, Rocco Hunt, Gaia e, forse, anche quel Tony Effe che già sta creando il primo “caso” sanremese. Infatti il Codacons chiede un divieto a Sanremo 2025 per rapper e trapper sessisti: citando in una nota Tony Effe, Codacons spiega di aver presentato una formale diffida alla Rai e al conduttore Carlo Conti e invita le cantanti a non partecipare al Festival se saranno accettati in gara artisti che hanno scritto brani offensivi verso le donne. Se poi sul palco di Sanremo «saliranno quest’anno artisti dai testi violenti, il Codacons è pronto a presentare una denuncia in Procura per la possibile fattispecie di induzione alla violenza sulle donne, e chiederà l'allontanamento dei cantanti dalla città ligure in analogia a quanto previsto dall’art 282 bis del Codice di procedura penale».