mercoledì 11 maggio 2016
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Concetta s’innamora dell’uomo sbagliato. Se n’accorge subito. Ma non c’è niente da fare. La famiglia le impone il matrimonio. Per Cettina (così la chiamano gli amici) sarà la fine. Dopo pochi anni d’infelice convivenza e di persecuzioni, il marito la uccide, la chiude in un bidone e la dà fuoco per non farla ritrovare. È una delle storie raccontate nell’ultima puntata di Amore criminale (il lunedì alle 21.10 su Rai 3). C’era già stata Roberta, uccisa a coltellate nell’ascensore del luogo di lavoro insieme all’uomo che il suo ex marito pensava fosse l’amante. Ci sarà Fiorenza, che aveva solo ventott’anni quando il suo compagno le ha sparato un colpo di pistola in pieno viso, ma anche Cristina, accoltellata dal marito la sera sul divano di casa. Storie tremende, al limite dell’impossibile, ma realmente accadute, che vanno a comporre la diciannovesima edizione del programma tornato dal 2 maggio con sette nuove puntate condotte da Barbara De Rossi secondo una formula collaudata. La prima parte prevede la testimonianza di donne sopravvissute a una relazione violenta. Nella seconda viene proposta una docu-fiction che unisce il materiale documentaristico ai commenti dei testimoni reali della vicenda. Gli stralci degli atti giudiziari sono letti da attori e sempre in studio si alternano l’avvocato Geraldine Pagano e Anna Costanza Baldry, psicologa e criminologa, che rispondono alle mail degli spettatori. La novità di quest’anno sono le testimonianze dirette di uomini che nel loro passato sono stati violenti con le loro compagne e hanno successivamente intrapreso un percorso di sostegno all’interno di centri specializzati. Sin dall’inizio alla trasmissione è associata una campagna di denuncia contro la violenza sulle donne. All’intento quindi positivo (garantito anche dalla collaborazione con Carabinieri e Polizia), corrisponde un programma dai toni forse troppo cupi (sottolineati dalla conduzione e dal modo stesso di presentarsi della De Rossi) e dall’eccessiva drammatizzazione nel ricostruire i casi a livello di fiction con la volontà di mettere in scena tutto senza qualche sano limite. Insomma, il caso sarebbe comprensibile anche se attenuato nei modi della rappresentazione. Senza nulla togliere alla drammaticità di un fenomeno come quello della violenza sulle donne che sempre più spesso si spinge fino al femminicidio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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