Lauren Hill non ce l’ha fatta. La 19enne dell’Indiana che aveva espresso il desiderio di giocare nel campionato di basket studentesco prima di morire si è spenta la notte scorsa. Soffriva di una rara forma di cancro al cervello.La storia di Lauren aveva fatto il giro del mondo alla fine dell’anno scorso quando la sua università, Mount Saint Joseph, d’accordo con Ncaa (National collegiate athletic association) aveva anticipato il campionato di due settimane proprio per permetterle di giocare, perché le previsioni dei medici non le davano speranze e nemmeno molto tempo.Così, lo scorso due novembre, Lauren era scesa in campo segnando anche quattro punti con la vittoria finale della sua squadra per 66-55 contro Hiram College. Ed era stata lei, inoltre, a realizzare il primo canestro dell’incontro. Alla fine della partita Lauren aveva lasciato il campo salutata da una standing ovation e con la gran parte degli spettatori in lacrime, commossi per la toccante vicenda. «Non chiamatela la mia ultima partita – aveva detto – dite invece che è stato il mio primo match a livello di college. Io non mi sono mai sentita così bene in vita mia». Dopo l’incontro Lauren era stata anche premiata dalla stampa, con un riconoscimento di solito conferito a chi nel corso della stagione cestistica si mette in evidenza come esempio da seguire e per il proprio coraggio. Ha, poi, giocato altre tre partite, l’ultima il 16 dicembre, vinta 66-65 su Wooster College con due suoi canestri.Ma Lauren non si è limitata a giocare, ha fatto di più: è riuscita anche a raccogliere quasi un milione e mezzo di dollari per la ricerca pediatrica sul cancro, tramite la Fondazione che aveva creato.L’incubo per Lauren era cominciato durante l’ultimo anno di liceo quando le venne diagnosticato un tumore inoperabile al cervello. Nel frattempo si era anche iscritta alla Mount Saint Joseph University proprio per giocare nella sua squadra di basket. E nonostante i medici avessero emesso per lei una sentenza senza speranza, Lauren non si era mai persa d’animo, preoccupandosi piuttosto di poter continuare giocare. Lo ha fatto fino alla fine, nonostante la chemioterapia. Sapendo che le restava poco da vivere, la giovane aveva poi espresso il desiderio di giocare almeno una partita durante una festa di compleanno organizzata per lei dalla sua squadra: «Non ho mai ceduto – disse in quell’occasione – non ho mai pensato di rinunciare alla vita».