Il giorno dell’abolizione è arrivato: gli italiani dicono addio all’Imu 2013. Il premier Enrico Letta e il suo vice Angelino Alfano («Missione compiuta», twitta il segretario del Pdl) fanno a gara nell’esultare per questa «vittoria», sancita dal decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri di ieri. Decreto che cancella definitivamente (anche per le case invendute e i terreni agricoli e fabbricati rurali, il che fa gioire Coldiretti) la rata sospesa a giugno mentre - unico dubbio rimasto - rinvia alla legge di stabilità, da presentare entro il 15 ottobre, la soppressione della rata di dicembre e le relative coperture, che questa volta non si è riusciti a individuare. (
LEGGI IL COMUNICATO DEL GOVERNO)Dal 2014 si riprenderà tuttavia a pagare un’imposta: sarà la Service tax (prima indicata come Taser, denominazione poi smentita forse anche per evitare confusioni con la Tares, che è l’altra imposta abolita), anche se Letta assicura che «non sarà un’Imu mascherata», ma una cosa totalmente nuova che «introduce la logica del condominio: non si pagherà per la proprietà di una prima casa, che non produce reddito, ma come un canone condominiale per la fruizione di quei servizi (i rifiuti, ma pure le strade, l’illuminazione, ecc., ndr) di cui un’abitazione beneficia». A pagare restano solo gli immobili di lusso (quelli delle categorie catastali A/1, A/8 e A/9) e le seconde case: per loro, ovviamente, si dovrà versare anche a dicembre. Si dice «deluso» anche Ivan Malavasi, presidente di Rete Imprese Italia, perché il governo «non ha ritenuto di alleggerire l’Imu alle imprese per capannoni, laboratori e negozi, non è sicuramente un buon viatico per l’autunno».C’è voluta un’altra mattinata di riunioni tecniche per definire questo provvedimento che, ha spiegato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, vale una manovra «da 3 miliardi». Un intervento accompagnato però da un «messaggio a Bruxelles», specifica ancora Letta: «Non ci sono modifiche dei saldi dei conti pubblici» e, quindi, «non superiamo il 3% nel rapporto deficit/Pil». La copertura è «tax free», altro motivo che fa esultare Alfano. La copertura viene in primo luogo dall’ulteriore accelerazione sui debiti rimborsati alle imprese: salgono di 10 miliardi aggiuntivi, per ottenere dal maggior gettito Iva (versata dalle aziende sulle fatture rimborsate) almeno 1,5 miliardi; poi, per 700 milioni circa da un recupero fiscale a carico delle imprese dei giochi e per 5-600 milioni da nuovi tagli alla spesa pubblica, che colpiranno soprattutto i ministeri e le opere finanziate ma non ancora messe in cantiere. Una tassa però è spuntata alla fine: nel testo, all’art. 6 torna l’Irpef sulle seconde case sfitte (che quest’anno hanno beneficiato invece del fatto che l’Imu accorpava l’Irpef fondiaria) e anche sui redditi dominicali dei terreni non affittati. La voce era circolata già nel pomeriggio, ma in un primo tempo era stata smentita (doveva servire a cancellare da subito anche la seconda rata, assieme a un inasprimento delle accise sui carburanti). Un’altra novità spuntata è la riduzione della cedolare secca sugli affitti a canone concordato: scende dal 19 al 15%, per rendere ancor più conveniente questa formula per far emergere il "nero".La riforma della tassazione immobiliare non è ancora strutturale. Il suo assetto dal 2014 sarà definito con la legge di stabilità, entro 45 giorni e dopo il necessario confronto con i Comuni: con loro, ha sostenuto Letta, si punta a «creare un meccanismo federale di responsabilità "pago - vedo - voto", mentre prima erano solo degli esattori». Si passerà comunque a un’imposta sui servizi di forte impronta federale, nella quale risultino chiare due componenti: una a carico dei proprietari, che producono rifiuti urbani, e l’altra - quella dei servizi - che sarà pagata anche dagli inquilini. Per questa seconda componente il Comune potrà scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale. In ogni caso, il governo dovrebbe fissare un’aliquota massima per evitare che alla fine gli italiani si ritrovino a pagare di più rispetto al "vecchio" tandem Imu + Tares. Uno schema che Letta ha voluto difendere anche dagli attacchi dell’ex premier Mario Monti, che l’Imu l’aveva invece introdotta appena un anno fa: «È una riforma che difendo per il merito, non per l’intesa politica. E che comporta una diminuzione del carico fiscale sulle famiglie italiane».