venerdì 22 marzo 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
​«Al presidente della Repubblica abbiamo consegnato le nostre riflessioni. Noi sentiamo provenire dal Paese un’esigenza di governo e di cambiamento...». Sono le 19.15 quando il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, scende nella sala delle vetrate del Quirinale, coi capigruppo di Senato e Camera Luigi Zanda e Roberto Speranza, per le rituali dichiarazioni alla stampa, al termine dell’ultimo incontro della seconda giornata di consultazioni presidenziali per la formazione del governo. «Serve un governo che presenti al Parlamento proposte condivise sulle riforme istituzionali», compresa la legge elettorale, sui temi sociali e sulla «moralizzazione della vita pubblica», afferma Bersani. E mette le cose in chiaro: «Il Pd è la prima forza di questo Paese, checché qualcuno (cioè il M5S, ndr) ne dica, e la prima coalizione. E ci mettiamo al servizio della ricerca di una soluzione». Ma rispetto alla possibilità di un governo di larghe intese col Pdl, non apre spiragli: «Ci rivolgiamo a tutto il Parlamento, ma ci sono punti che la destra ha impedito in questi anni e immagino che sarebbe una singolare via di Damasco...», precisa il segretario del Pd, che punta a «mettere le forze parlamentari davanti alla responsabilità», ma ammette pure di non avere «piani B e neanche piani A. Ho presentato le mie proposte, nel rispetto del presidente della Repubblica. Ci affidiamo a lui». Dieci minuti dopo, scende Giorgio Napolitano, ma solo per una rapida dichiarazione: «Ho ora da riordinare gli appunti e le idee per vedere quali decisioni prendere. Domani presenterò e motiverò le mie decisioni.La seconda giornata di consultazioni per la formazione del governo (in cui Napolitano ha incontrato pure il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi) è iniziata alle 9.15, sotto un tiepido sole primaverile, col leader Cinquestelle Beppe Grillo in piedi davanti al Quirinale: «Devo andare dal signor Presidente...». Ma il comico che abita in lui ha scalpitato, sotto la giacca e cravatta da "politico". Ed entrando, ha improvvisato un saluto militare al corazziere di guardia, che non ha battuto ciglio. La delegazione del M5S era composta anche dai capigruppo di Camera e Senato, Roberta Lombardi e Vito Crimi, che un’ora dopo scendono a parlare coi cronisti: «Siamo la prima forza politica. Chiediamo perciò l’incarico di governo per realizzare il nostro programma». Poi parte una lamentela: «Finora non è stata data nessuna rappresentanza istituzionale al M5S, né la presidenza del Senato né della Camera, entrambe oggetto di mercanteggiamento tra i partiti. Non è stata riconosciuta la volontà popolare». Pertanto, in mancanza di un incarico dal Colle, «chiediamo che ci vengano date le presidenze della commissione di Vigilanza sulla Rai e del Copasir». Grillo invece si fa sentire dal suo blog: «Il M5S non accorderà la fiducia a governi politici o pseudo tecnici con l’ausilio di "foglie di fico" come Grasso. Voterà invece ogni proposta di legge, se parte del suo programma». Alle 10.30 tocca alla delegazione di Pdl e Lega Nord: Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e i capigruppo Renato Schifani e Renato Brunetta per gli azzurri, il vicesegretario Giacomo Stucchi e i capigruppo Massimo Bitonci e Giancarlo Giorgetti per il Carroccio (Roberto Maroni ha deciso di restare in Lombardia per una cerimonia antimafia). «Ci sono tre forze di pari entità: una non è disponibile a collaborare - riassume Berlusconi quando esce -. Quindi restiamo in campo noi e il Pd, tocca a noi la responsabilità di dare un governo al Paese». Di fatto, fra tanti veti incrociati, quella del Pdl è l’unica esplicita apertura di giornata: «Siamo disponibili ad un governo di coalizione che intervenga con misure economiche condivise - conclude Berlusconi -. Restiamo su questa posizione di responsabilità e auspichiamo che anche le altre forze politiche lo facciano, perché serve un governo forte».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: