domenica 21 febbraio 2016
​Per il giudice emerito della Corte Costituzionale rispettando la sentenza del 2010 si può fare una legge in mezz'ora.
Cassese: «No simil-matrimoni, la Consulta vigilerà»
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Le unioni civili vanno riconosciute, ma senza creare duplicati o equiparazioni con la famiglia. Per Sabino Cassese - punto di riferimento del diritto amministrativo, giudice costituzionale per un decennio (dal 2005 al 2014), con un passaggio anche in politica come ministro della Funzione Pubblica, nel governo Ciampi - la stella polare non può che essere la sentenza della Corte Costituzionale 138 del 2010. Cassese al tempo era alla Consulta, e oggi definisce «chiarissima», quella sentenza, nel suo collocare il nuovo istituto fra le formazioni sociali. Al punto che una soluzione condivisa, che non crei «barriere» fra gli italiani, può essere trovata «anche in mezz’ora», mettendo insieme tutti i diritti e doveri specifici della nuova formazione. Sbaglia, invece, chi «soffia sul fuoco », rischiando in tal modo - avverte Cassese - che il testo cada «sotto la scure della Corte costituzionale». Perché la Consulta «ha detto chiaramente che si riserva un giudizio di ragionevolezza» sulla normativa che si andrà ad adottare. Ma come uscire da questa stucchevole dicotomia laici-cattolici? Qual è il minimo comun denominatore su cui uomini di buon senso e buona volontà possono intendersi? Un Paese, come l’Italia, che ha trovato una intesa sulla questione istituzionale nel dopoguerra e sui Patti lateranensi alla Costituente, dovrebbe fare uno sforzo, peraltro non difficile, per trovare una soluzione, lungo le linee chiaramente indicate dalla sentenza della Corte costituzionale. In che modo? Queste linee sono chiarissime: le unioni omosessuali vanno garantite e riconosciute, ma non come una fa- miglia, bensì come formazioni sociali; possono essere individuati dal Parlamento trattamenti omogenei tra coppia coniugata e coppia omosessuale, ma senza equiparazioni; su questo vigila la Corte costituzionale. Chi soffia sul fuoco oggi, da un lato non si rende conto di alzare barriere tra italiani; dal-l’altro, ignora che la Corte costituzionale ha chiaramente detto che si riserva un giudizio di ragionevolezza sulla disciplina che sarà (meglio, dovrà essere) adottata dal Parlamento. La strada indicata dalla sentenza del 2010 (nuova formazione sociale distinta dal matrimonio), secondo il professor Mirabelli potrebbe portare a riscrivere il testo in modo coerente e condiviso, nell’arco di un pomeriggio. Le linee che ho riassunto, sulle quali si è espressa la Corte costituzionale, sono chiarissime e un accordo si potrebbe raggiungere non in mezza giornata, ma in mezz’ora. Basta fare un elenco di tutti i diritti e le aspettative della coppia omosessuale che meritano riconoscimento e garanzia, quelli patrimoniali, quelli attinenti al trattamento previdenziale, quelli attinenti alla salute e alla assistenza, quelli attinenti alla vita privata e alle libertà, ecc. Un legislatore provveduto dovrebbe farne un elenco e regolare tutti questi aspetti in maniera autonoma, senza rinvio alla famiglia e al matrimonio, considerato che la Corte ha detto chiaramente che si tratta di una formazione sociale, non di una famiglia. Questo risolverebbe quasi tutte le attese in materia. Ma i rimandi a decine di articoli del codice civile, persino a intere sezioni, non rischiano di creare ugualmente le premesse, pur tenendo fuori le adozioni, per l’equiparazione al matrimonio, attraverso pronunce giurisprudenziali? Come ho già detto, se si vuole seguire la Corte, la disciplina deve essere autonoma e indipendente. Chi vuole adottarla con rinvii alla famiglia fa un errore (che potrebbe domani cadere sotto la scure della Corte costituzionale) e, in sostanza, volendo fare una inutile forzatura, finisce per non ottenere il risultato che si propone. In particolare la presenza del figlio del partner nato da precedente unione come può essere affrontata, con l’occhio rivolto al primario interesse del bambino? Questo è un punto sul quale la Corte costituzionale non si è espressa. La mia opinione è che il riconoscimento della coppia omosessuale che non comporti la costituzione di un legame con un figlio nato da una precedente unione spezzerebbe un vincolo già costituito. Quindi, la legge da adottare potrebbe espressamente consentire un riconoscimento del figlio nella coppia, cosa che potrebbe essere fatta con un’adozione, ferme rimanendo ulteriori soluzioni da valutare caso per caso. C’è però chi intende inserire surrettiziamente la maternità surrogata. Penso che questo vada oltre il riconoscimento della formazione sociale. E ritengo che chi la sostiene vuol fare una forzatura.
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