Alle sette della sera la “bomba” viene sganciata dal portavoce del governo tedesco Steffen Seibert: il cellulare del cancelliere Angela Merkel potrebbe essere stato spiato dai servizi segreti americani. È l’ennesima puntata dello scandalo Nsagate: solo pochi giorni fa Le Monde aveva svelato che oltre 70 milioni di comunicazioni francesi erano state spiate dall’agenzia di intelligence americana. La Merkel non ha atteso un minuto di più e ha subito telefonato al presidente Barack Obama: pretende di controllare la veridicità di questa informazione con una «immediata e chiara spiegazione». Se il tutto fosse vero, è la posizione di Berlino, quanto accaduto sarebbe «completamente inaccettabile»: si tratterebbe di un grave «abuso di fiducia» e le intercettazioni dovrebbero «cessare immediatamente».
La risposta di Obama, data attraverso il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, è che il telefono del cancelliere non è mai stato monitorato. «Non so nel dettaglio cosa il presidente Obama abbia detto al cancelliere Merkel – ha detto Carney –. Ma gli Stati Uniti non hanno mai monitorato il suo cellulare e le sue comunicazioni. Come ha sempre detto il presidente, siamo impegnati a raccogliere informazioni di intelligence stando attenti a trovare un equilibrio tra sicurezza e tutela della privacy». Carney ha poi aggiunto che, a fronte delle preoccupazioni tedesche, gli Usa stanno portando avanti verifiche sui metodi di racconta dati ad opera della intelligence.
Che la pressione resti alta è dimostrato dal fatto che un portavoce del Governo tedesco ha reso noto in mattinata la convocazione da parte del ministro degli Esteri dell'ambasciatore Usa in Germania, John B. Emerson.Certo è che la vicenda è destinata a sollevare un polverone non da poco nei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico. Quanto accaduto sarà evidentemente al centro del vertice europeo in programma oggi e domani a Bruxelles: la questione era già stata posta d’altronde dal presidente francese Francois Hollande, che l’altra sera ha espresso al telefono «profondo biasimo» a Obama per le intercettazioni della Nsa in Francia. Dal summit la Commissione europea si aspetta «un segnale politico forte» che permetta di far finalmente avanzare il pacchetto legislativo europeo per la protezione dei dati su Internet, considerato pietra angolare non solo per lo sviluppo dell’industria digitale, ma anche per combattere lo spionaggio e garantire la privacy degli europei. L’obiettivo è quello di avere un via libera che permetta l’approvazione entro la fine legislatura ad aprile prossimo. L’approvazione della «protezione dati» europea eliminerebbe prima di tutto il miscuglio attuale delle 28 regolamentazioni nazionali. Si applicherebbe anche alle società non europee quando trattano i dati dei cittadini europei. Rafforza tra l’altro il diritto all’oblio e la gestione dei propri dati personali presenti in rete. Accanto ad aspetti tecnici, però, ampio spazio ci sarà sicuramente per considerazioni di tipo politico sul comportamento americano.
Da parte sua il capo dell’intelligence nazionale Usa, James Clapper, ha smentito le rivelazioni di Le Monde. Clapper ha detto di non voler entrare nel dettaglio delle attività di sorveglianza, pur riconoscendo che «gli Stati Uniti raccolgono dati di intelligence del tipo raccolto da tutti i Paesi e lo fanno per proteggere la nazione, i suoi interessi e i suoi alleati, tra l’altro, da minacce come il terrorismo e la proliferazione di armi di sterminio».
Parigi però ha ribadito che il governo francese ha la «responsabilità» di «sapere tutto» sul programma di sorveglianza. E ha chiesto che tutte «le informazioni alle quali l’ex consulente della Nsa Edward Snowden ha potuto avere accesso» siano rese disponibili anche per Parigi, «in modo da venir pienamente informati». Una richiesta alla quale il presidente Obama avrebbe acconsentito.