sabato 14 febbraio 2015
Nel mirino dei media Is il ministro Gentiloni. A Sirte conquistato l'ospedale. ​Morti i 21 copti sequestrati a gennaio. I jihadisti si avvicinano a Tripoli.
LA SCHEDA Ecco la mappa del terrore
Tutti gli uomini del califfo
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Il governo italiano entra ufficialmente nella lista dei nemici dello Stato islamico (Is o Isis), che ha oggi definito il ministro degli esteri Paolo Gentiloni "ministro dell'Italia crociata". Lo si apprende dall'edizione odierna del radiogiornale ufficiale dell'Isis, diffuso dall'emittente al Bayan da Mosul nel nord dell'Iraq. "Vedo l'Italia nel mirino - ha detto il viceministro Riccardo Nencini commentando la definizione 'Italia crociata' -, tanto più si discute cosa si debbafare di concerto con l'Ue e con gli Usa, al fine di isolare e combattere l'Isis". Il governo italiano preoccupato L'avanzata dell'Is in Libia è "una situazione che minaccia l'Italia"; è l'allarme già lanciato ieri dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che avverte: se la mediazione dell'Onu in corso dovesse fallire, siamo "pronti a combattere, in un quadro di legalità internazionale". Anche il premier Matteo Renzi, sempre ieri, ha denunciato "l'emergenza Libia". Uno "Stato fallito", nelle parole di Gentiloni, dal quale continuano a salpare barconi di disperati verso le coste italiane. Con il rischio, segnalato dagli analisti, che tra i migranti possano confondersi possibili terroristi.

Via gli italiani La Farnesina e l'ambasciata a Tripoli hanno rinnovato l'invito agli italiani a non recarsi nel Paese e a quei pochi rimasti a lasciarlo subito. È ormai molto esigua invece - dopo la grande evacuazione dell'estate scorsa dovuta agli scontri tra i miliziani di Fajr Libya e quelli di Zintan per il controllo di Tripoli - la presenza di italiani nel paese. L'Eni fa sapere che il suo personale è limitato "ad alcuni siti operativi offshore", mentre resiste il presidio, seppure ridotto all'osso, nell'ambasciata a Tripoli. Non si hanno invece ancora notizie di Ignazio Scaravilli, il medico catanese scomparso dalla capitale libica il 6 gennaio. La battaglia di Sirte Intanto prosegue l'avanzata dei jihadisti del califfato in Libia. A Sirte, dopo alcune radio e tv, l'Isis ha preso possesso anche dell'ospedale "Ibn Sina". Lo riferiscono media libici. Un "convoglio militare" con bandiere dello Stato islamico ha circondato l'ospedale difeso dalle milizie islamiche del "Central Libya Shield" e ha ottenuto lo sgombero del nosocomio. I pazienti sono stati portati a Misurata, dove è basata la milizia, e sull'edificio sventolerebbe ora la bandiera nera dello Stato islamico. L'informazione non è confermata. L'avanzata verso Tripoli Dalla Cirenaica, dove da mesi hanno instaurato il califfato di Derna, nelle scorse settimane i miliziani dello Stato islamico sono riusciti a spostarsi a ovest, prendendo di mira anche Tripoli, dove hanno rivendicato l'attacco kamikaze all'hotel Corinthia del 27 gennaio in cui sono morti almeno 5 stranieri. I jihadisti sono quindi entrati a Sirte. In marcia verso il confine tunisino L'Is si starebbe spostando anche verso il confine con la Tunisia, a Surman, un'altra città costiera a circa 60 km dalla capitale, dove gli affiliati di al Baghdadi hanno distribuito volantini con "dettami" per le donne, minacciando il ricorso alle armi per chi non si adegua. Uccisi i 21 cristiani copti rapiti Fonti del Parlamento libico confermano la morte dei 21 egiziani copti rapiti dall'Is a Sirte i primi di gennaio. Lo riferisce la tv di Stato citata dal Daily News Egypt su Twitter. Nei giorni scorsi i media egiziani avevano riferito che l'Is aveva sgozzato i 21 copti, ma il Cairo non aveva confermato.

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