Pone inevitabili interrogativi che il
Governo abbia deciso che l’antesignano del contrasto in Italia al turpe commercio online di immagini pedopornografiche, cioè Meter e chi la anima e la rappresenta, meriti di essere estromesso dall’organismo istituzionale che si occupa della questione e che è nato proprio per suo impulso. È una scelta che pone domande, impone spiegazioni non sbrigative e soprattutto suggerisce una correzione alla plateale svista (consideriamola tale, per ora). La dedizione di Meter è infatti esempio di come può essere combattuto con efficacia un fenomeno ripugnante: non lasciandogli un metro di spazio, ogni traccia dei mercanti di innocenza, anche quando si nascondono nell’oceano del Web per ricomparire attraverso altri server di Paesi compiacenti. La determinazione della squadra allestita da don Fortunato Di Noto è stata di esempio proprio alle ong che si vedono assegnato un seggio al tavolo dell’Osservatorio nel quale il ministro Boschi ha ritenuto che Meter non dovesse far più sentire voce ed esperienza. Ma il servizio pubblico che Meter rende – come provano le numerose operazioni di polizia rese possibili dal suo lavoro di monitoraggio in rete – resta insostituibile. E questa 'rimozione' ministeriale è tanto ingiusta e incomprensibile quanto rimediabile.